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giovedì 29 marzo 2018

Colazione di Pasqua: fiadoni (o soffioni) dolci abruzzesi.


Pasqua si avvicina alla velocità della luce ed i preparativi culinari viaggiano in quella direzione. Colombe dolci e salate, veneziane, casatielli, fiadoni al formaggio,  uova cioccolatose, focacce aromatichepizze al formaggio, puddhricasci e chi più ne ha più ne metta!
Ma se anche voi non avete tempo per dedicarvi ai grandi lievitati di cui sopra, vi suggerisco questi deliziosi bocconcini provenienti dall'entroterra abruzzese, sempre presenti sulla tavola della colazione di Pasqua: i fiadoni dolci, appunto, detti anche soffioni.
Un guscio rustico, corposo e croccante, dato dalla pasta frolla all'olio, che accoglie un ripieno soffice, spumoso, quasi etereo, a base di ricotta e scorza di limone, che rende questi bocconcini davvero irresistibili!
Ah, non fate la colazione di Pasqua? 
Fa niente, fate questi fiadoni e portateli in dono a parenti ed amici insieme ai vostri auguri!
Non fate gli auguri? 
Fa niente, fate i fiadoni per arricchire il vostro buffet di dolci del pranzo di Pasqua!
Non fate il pranzo di Pasqua? 
Fa niente, fate i fiadoni alla prima occasione di un pic nic! Saranno il dolce perfetto, da mangiare con le mani seduti su un prato, da soli o in buona compagnia! :-))))))))))))))))
Insomma, questi fiadoni almeno una volta li dovreste provare! Io me ne sono innamorata al primo assaggio!


Ovviamente, il giorno dopo, i sapori esploderanno in tutta la loro bontà e nei giorni a seguire, diventeranno sempre più nitidi ed intensi.
Ancora una volta, la meravigliosa terra d'Abruzzo ci  regala una bontà degna di nota ed io oggi la condivido con voi.

INGREDIENTI (per circa 20 fiadoni da 5 cm di diametro)

Per la pasta
280 g di farina 00
100 g di zucchero semolato
2 uova
30 g di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino di liquore Strega
2-3 gocce di estratto di vaniglia

Per il ripieno
400 g di ricotta di pecora (o bufala)
4 tuorli
4 albumi montati a neve
90 g di zucchero semolato
scorza grattugiata di due limoni (se possibile appena raccolti)


(clicca per ingrandire)
Prepariamo la frolla
Su un piano di lavoro setacciare la farina ed unirla allo zucchero.
Fare una fontana e versare nel mezzo le uova e l’olio. Impastare prima con una forchetta e poi con le mani, fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Avvolgere in un sacchetto da freezer e lasciare riposare a temperatura ambiente per  una ventina di minuti.
Prepariamo il ripieno
Separare gli albumi dai tuorli e montarli a neve ben ferma, aggiungendo qualche goccia di succo di limone.
Setacciare la ricotta e mescolare con lo zucchero, i tuorli e la scorza di limone finemente grattugiata; unire delicatamente la montata di albumi al composto di ricotta, con una spatola morbida e con movimenti dall'alto verso il basso. Riprendere la pasta frolla e stenderla ad uno spessore di circa 2 mm (potete fare questa operazione con il mattarello o con la nonna papera per un risultato più omogeneo) poi ritagliare dei quadrati di circa 10 cm di lato e foderare con ognuno uno stampino in alluminio, in maniera tale che i quattro vertici del quadrato di pasta restino fuori. Versare in ogni stampino un cucchiaio ben colmo di farcia, richiudere sopra i lembi di pasta senza sigillare; infornare a 170°C  lasciando cuocere per circa 35-40 minuti, poi spegnere il forno, mettere lo sportello in fessura e lasciarli dentro per altri 5 minuti in modo da far uscire l'eccesso di umidità.
Lasciar raffeddare su una gratella e poi conservarre al riparo dall'aria.
Appena raffreddati son da svenimento, ma il giorno dopo ancor di più.
Si conservano sotto una campana di vetro, al riparo dell'aria per 4-5 giorni, ma dubito ce la facciano a durare tanto! ;-)


Ma a proposito di colazione di Pasqua,  da voi è usanza farla?
Qui nel centro Italia è così abbondante e variegata da poter saltare a pie' pari il pranzo e forse pure la cena!!! :-DDD
Dai, raccontateci le vostre usanze! Noi vi aspettiamo qui per lo scambio di qualche chiacchiera e per gli auguri. Che siano giorni di festa lieti e sereni! :-))
A presto!
Emmettì



martedì 23 gennaio 2018

Cestini di pasta fillo con ricotta di bufala e spinaci.


Bentornati nella cucina condominiale!!!! :-)))))
Oggi una ricettina leggera e veloce veloce, ma così deliziosa e sfiziosa da poter essere fatta e rifatta in più e più varianti!
La pasta fillo è stata per me una scoperta recente perché finita per sbaglio nel carrello della spesa durante le feste natalizie; così lo scorso we, dopo una breve consultazione su un libro di stuzzichini, mi son decisa a preparare qualcosa prima di farla scadere.
Complici degli spinaci freschissimi ricevuti in dono è stato un attimo trovare un abbinamento semplice ma super goloso: spinaci, ricotta e scamorza racchiusi in un cestino di croccantissime sfoglie! L'idea mi è piaciuta così tanto che già mentre assemblavo gli ingredienti, ne pregustavo il risultato.
La scelta della ricotta di bufala perché: una volta scolata, rimane bella asciutta e compatta e questo garantisce che il ripieno, pur rimanendo morbidissimo, non inumidisce l'involucro croccante e difatti l'esperienza sensoriale "al morso" è degna di nota. Il cronch della pasta fillo che incontra la morbidezza e del ripieno è un piacevolissimo contrasto.
Ottimi! Davvero ottimi questi cestini! E di una versatilità pazzesca: per un aperitivo, uno stuzzichino, una cena modello finger food ma anche modello forchetta e coltello! Nulla toglie poi, di poterli considerare un pasto vero e proprio accompagnando con altro tipo di verdura! ;-)
Decidete voi  dove inquadrarli, ma inquadrateli! :-DDDDDDDD


INGREDIENTI (per 20 cestini e 15 fagottini) 

500 g di spinaci freschi (in alternativa 300 g di quelli surgelati)
400 g di ricotta di bufala scolata
50 g di parmigiano grattugiato
250 g di scamorza
25 fogli di pasta fillo
1 noce di burro
1 pezzettino piccolo di aglio tritato
sale q.b.
pepe q.b.
noce moscata q.b.
olio extravergine di oliva per pennellare

(clicca per ingrandire) 
Lessare gli spinaci per un paio di minuti in poca acqua non salata; scolarli e lasciarli raffreddare.
Appena sono intiepiditi, strizzarli bene bene tra le mani e trasferirli in padella con una noce di burro ed un pezzettino di aglio tritato lasciandoli insaporire per 4-5 minuti. Poi, fuori dal fuoco, aggiungere il sale, la noce moscata e un po' di pepe macinato al momento.
In una ciotola versare gli spinaci ancora caldi, aggiungere il parmigiano e poi la ricotta; lavorare con una forchetta tutti gli ingredienti fino ad ottenere una farcia ben amalgamata e corposa.
Ripieno pronto!
Prendere ora i fogli di pasta fillo per confezionare i cestini e i fazzoletti.
Per i cestini useremo un foglio diviso a metà nel senso della lunghezza e poi ciascuna metà divisa in tre quadrati, mentre per i fazzoletti un foglio intero.
In entrambi i casi, la pasta fillo andrà pennellata con un filo filo d'olio di oliva per conferire ancora maggior croccantezza.
Formatura dei cestini: prendere i tre quadrati di fillo, pennellare un lato del primo, poggiarvi sopra il secondo quadrato in modo obliquo e pennellare anch'esso, poi prendere il terzo quadrato (senza pennellarlo) e sempre in modo obliquo poggiarlo sul secondo. Ora, con molta delicatezza, prendere i tre quadrati ed adagiarli nell'incavo di un pirottino in alluminio, sistemando la pasta proprio a formare un cestino.
Mettere alla base mezzo cucchiaio di farcia agli spinaci e ricotta, poi un paio di striscioline di scamorza e poi ancora un altro pochino di farcia. Con il pennello già unto di olio, passare sui bordi sporgenti di pasta ed andare avanti con la preparazione.
Formatura dei fazzoletti: prendere un foglio di pasta fillo e pennellare tutta la superficie con pochissimo olio, poi procedere come da sequenza fotografica qui sopra(che è più facile a vedersi che a scriversi!).
Quando stanno per finire gli ingredienti, accendere il forno a 180° e, arrivato a temperatura, disporre i cestini e i fagottini in due teglie per poi infornare. Lasciar cuocere per una decina di minuti fino a quando la pasta fillo non sarà bella dorata. Estrarre dal forno e lasciar intiepidire prima di affondare il morso! ;-)
Mentre intiepidiscono, sentirete degli sfrigolii cric crinch croc cronch, che metteranno in moto tutte le papille gustative!!! Peccato non poterveli far sentire! Il morso però posso farvelo vedere! ;-)



Considerazioni finali e suggerimenti.
Meglio il cestino o il fagottino?
Se la preparazione fa parte di un aperitivo, un apericena, o un aperiquellochevipare, è da preferire la forma a fazzoletto perché può essere mangiato con le mani e a piccoli morsi; per contro, il cestino, per quanto più carino e colorato, è più adatto per un pasto in cui le gambe son sotto il tavolo, perché per essere gustato, è meglio utilizzare forchetta e coltello.
In ogni caso, entrambe le forme si possono preparare con qualche ora di anticipo (di sicuro fino a tre); poi, al momento di portarle a tavola, metterle nel forno e portarlo alla massima temperatura in modalità ventilato per 3-4 minuti. In questo modo il ripieno sarà nuovamente filante e l'involucro croccantissimo!
E voi cosa preparereste, cestino o fazzoletto? :-)))))))))))
Buon proseguimento di settimana a tutti voi, e alla prossima ricettuzza!
Emmettì.









giovedì 13 aprile 2017

Lu fiadon'(e) abruzzese.


Ho la fortuna di vivere in una grande famiglia, in cui le provenienze geografiche si intrecciano da nord a sud! E vivere in una grande famiglia, fra i tanti vantaggi, significa anche scoprire tradizioni culinarie diverse da quelle a cui sono abituata.
Oggi siamo in Abruzzo e vi parlo de "lu fiadon'(e)" (amo i dialetti e mi piace da matti imparare a pronunciare le parole, con la giusta cadenza).
Uno scrigno di sfoglia che racchiude un ripieno di uova e formaggi; risultato? Una bontà pazzesca!
Il fiadone viene portato sulle tavole abruzzesi per la colazione di Pasqua e, in caso di avanzi, messo nel cestino da pic nic per il giorno di pasquetta o per le scampagnate.
Di semplicissima realizzazione, si presta per essere realizzato in breve tempo e sarebbe davvero un peccato non provarlo, almeno una volta! ;-)

Per onorare la bellissima terra d'Abruzzo, e rendere la ricetta il più fedele possibile alla tradizione, ho usato la farina di rosciola, un grano tenero antico, coltivato nel territorio aquilano e chietino, che è particolarmente indicata per la panificazione, la preparazione di pasta fresca, dolci e biscotti.
Vi lascio allora questa proposta per arricchire la vostra tavola di Pasqua, il cestino da pic nic oppure per un dono fatto con le nostre mani da regalare a chi ci sta più a cuore!


RICETTA (per circa 50 fiadoni)

Per la pasta:
500 g di farina di rosciola (in alternativa una 0 macinata a pietra)
60 g di olio d’oliva
60 g di vino bianco
2 uova taglia xl
6 grammi di sale

Per il ripieno:
200 g di ricotta di pecora ben scolata
150 g di parmigiano grattugiato
150 g di rigatino grattugiato (oppure del pecorino o altro parmigiano)
4 uova medie
un pizzico di noce moscata
un pizzico di lievito istantaneo per torte salate
un cucchiaino abbondante di pepe macinato al momento

Per la finitura:
un uovo piccolo

(clicca per ingrandire)
Setacciare la farina su un piano di lavoro e formare al centro un cratere in cui versare le uova, l'olio ed il vino; emulsionare i liquidi con una forchetta e far assorbire mano mano parte della farina fino a quando il composto non inizia ad indurire.
Affondare le mani ed impastare fino ad ottenere un impasto malleabile ed allo stesso tempo ben sodo.
Coprire con della pellicola o con una ciotola ribaltata e lasciare che l'impasto riposi per una ventina di minuti. Nel frattempo preparare il ripieno lavorando semplicemente i relativi ingredienti con una forchetta;.
Prendere l'impasto e dividerlo in quattro parti; stenderli con la macchina per fare la pasta ottenendo delle sfoglie piuttosto sottili (terzultimo buco). Mettere al centro della striscia un cucchiaino colmo di ripieno, inumidire i bordi con un pennello bagnato e tagliare la pasta nello stesso modo in cui si fanno i ravioli.
Pennellare la superficie con un uovo sbattuto e praticare un taglietto con le forbici (che serve per far dare la caratteristica forma e far uscire l'eventuale liquido prodotto dalla ricotta).
Infornare a 180° per 20 min. circa fino a quando non risulteranno ben dorati.
Appena cotti, lasciare raffreddare su una gratella; stavolta non c'è da aspettare, assaggiatene subito uno (ho detto uno!) appena intiepidito e... tornate a raccontarmi!!! ;-)


Ah, nel caso avanzassero, (non si conoscono ancora episodi ralmente accaduti nella storia) i fiadoni possono essere congelati e tirati fuori un'oretta prima del consumo. Volendo, metterli in forno a 180° per circa 10 minuti con la funzione ventilata; la sfoglia intorno tornerà croccantina ed il ripieno scioglievole. Sembreranno come appena fatti! :-)))

CURIOSITA' 

Il fiadone è una specialità della cucina dell’Abruzzo, che le famiglie del posto si scambiano come dono durante la settimana Santa, per poi mangiarlo a Pasqua ed il Lunedì in Albis.
Diffusissimo nell’intera regione, in questo periodo dell’anno fa la sua comparsa nei forni e nelle gastronomie sparsi tra Teramo, Pescara, Chieti, L’Aquila e gli incantevoli borghi abruzzesi.
È una ricetta nobile, citata per la prima volta nel "Libro novo nel qual s’insegna a far d’ogni sorte di vivande" (1557) di Cristofaro da Messisbugo, cuoco alla corte degli Estensi di Ferrara, che arrivò in Abruzzo per necessità e finì per scomparire nella sua città natale.
Nella preparazione indicata dallo scalco, il maggiordomo del Rinascimento, infatti, era richiesto l’uso dello zafferano, una spezia che già all’epoca era radicata nella cultura aquilana.

Nelle località costiere abruzzesi questa pietanza ha la forma di una torta o di grossi ravioli ed è protagonista della colazione salata della domenica di Pasqua, una consuetudine tipica del Centro Italia, o della scampagnata di Pasquetta, insieme alle uova sode, alla lonza, alla soppressata e al salame di Fabriano.
Nei comuni dell’entroterra abruzzese, invece, troviamo il Fiadone dolce, chiamato anche “soffione di ricotta” e servito in chiusura del pranzo pasquale: l’impasto è simile alla versione salata (ma con lo zucchero al posto del vino) e la farcitura, delicatissima, è composta da ricotta fresca, zucchero, buccia di limone grattugiata e uova.
A Gessopalena, in provincia di Chieti, esiste infine una particolare variante fatta con il canestrato di pecora del Gran Sasso, un eccellente formaggio tutelato dal Presidio Slow Food, che in questa ricetta viene impiegato fresco, prima delle fasi di salatura e stagionatura che lo rendono più piccante.
Le varie ricette, insomma, condividono soltanto il nome, che secondo il linguista Alfredo Panzini deriverebbe dal termine tardo latino flado, a sua volta mutuato dal germanico fladen, “cosa gonfia”, alludendo alla forma e alla consistenza del Fiadone.
Prima di essere regalati ad amici e parenti, i fiadoni vengono decorati con foglie di ulivo, simbolo di pace.



Con questa ricetta pasquale vi giungano gli auguri condominiali 
(in versione tripla carpiata e pure con avvitamento) per una serena Pasqua! :-))))))

Emmettì, Silvia e Tam.




giovedì 21 luglio 2016

Torno tra le nuvole - Brioche fiocco di neve!



Speravate in un po' di fresco vero? Niente da fare, da oggi caldo rovente!



Da un po' di tempo nella foodblogsfera circolano mega produzioni degli ormai famosi fiocchi di neve di Poppella, pasticcere napoletano diventato famosissimo grazie a queste brioche. 
Il guscio è di pasta brioche  ma sul ripieno cremoso è caccia all'ingrediente segreto. Da qui le più svariate e azzardate ipotesi. Di certo c'è panna montata e ricotta aggiunte ad una crema (pasticcera o di latte). Però del colore giallo della pasticcera non c'è traccia, quindi la maggior parte di chi ha provato, oppure soltanto ipotizzato, ha decretato crema di latte. E l'altro ingrediente segreto? Meringa italiana? Meringa francese polverizzata? Non resta che provare!
Insomma, capisco che sia un tormentone ma ci sono cascata pure io perciò ecco la mia interpretazione dei fiocchi di neve. 
Premetto che non ho assaggiato gli originali perciò la somiglianza è certa soltanto nell'aspetto esteriore. Di fatto è che queste brioscine sono di un buono pazzesco. Provatele!



E visto che parliamo di sofficità e leggerezza ho deciso di partire da queste brioche che, per l'appunto, avevo ribattezzato nuvole.

La crema è composta da una crema di latte+polvere di meringa+ricotta+panna montata. 
La meringa è fatta con un metodo veloce che non regala la miglior meringa ma per questo uso va più che bene.

Per comodità riporto dosi e procedimento anche della pasta brioche, e l'ordine con cui procederò con le varie preparazioni.

1 - Lievitino, impasto brioche,  lievitazione, formatura e seconda lievitazione brioche

2 - Preparare raffreddare e polverizzare meringa
3 - Preparare e raffreddare la crema di latte*
4 - Asciugare in frigo la ricotta e setacciarla
5 - Montare la panna
6 - Mix crema finale
7 - Cuocere brioche
8 - Farcire brioche

*la crema di latte è anche il nome con cui si definisce la panna, ma esiste anche una crema di latte composta da latte (o panna), amido e zucchero. Non esiste una ricetta univoca, ognuno ha la sua, a me ha ispirato quella di un membro del gruppo fb di Adriano ed è quella che ho scelto per queste brioche.


PASTA BRIOCHE

Ingredienti

clicca per ingrandire
- 500 g di farina W330
- 100 g di latte
- 150 g di yogurt magro greco (io total ZERO fage)
- 100 g di zucchero
-  60 g di burro fuso e raffreddato 
-  7 g di sale
-  8 g di lievito di birra fresco*
-  2 uova + 1 tuorlo
-  1 cucchiaio di miele di acacia 1 cucchiaino
-  2 cucchiai di rum
-  zeste grattugiate di 1 limone e 1/2 arancia


*Con pasta madre seguire questi dosi:
150 g di pasta madre solida
400 g di farina
  50 g di latte

*Con li.co.li
125 g di lievito naturale liquido 
440 g di farina
  40 g di latte

Per il lievitino (da prelevare dal totale degli ingredienti)

1 cucchiaino di miele
metà zeste di limone
8 g lievito di birra
100 g di latte
 90 g farina
LIEVITINO

 (soltanto se si sceglie il ldb altrimenti procedere con impasto diretto)
Nella ciotola dell'impastatrice versiamo il latte appena tiepido, il cucchiaino di miele, le zeste di limone e il lievito di birra e sciogliere il tutto. Aggiungere i 90 g di farina. Amalgamare, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio o comunque fino ai primi cedimenti della massa. Qui ancora fa caldo pertanto con 40' circa è pronto.
 Prendiamo lo yogurt e uniamo le restanti zeste, mescoliamo e teniamo da parte.

Uniamo le uova, il tuorlo, metà dello zucchero e tanta farina quanto basta per incordare con la foglia. 


Inseriamo in tre volte lo yogurt, seguito dal resto dello zucchero e la farina inserita gradualmente (lasciamone fuori una cucchiaiata per l'inserimento del burro). Aggiungiamo ora il miele insieme al sale. Manteniamo sempre l'incordatura. Inseriamo a filo il rum e incordiamo ancora. 
 Inseriamo il burro un po' alla volta. Una volta incordato, montiamo il gancio e diamo qualche giro per serrare l'impasto. Capovolgiamo un paio di volte durante questa operazione.
 Trasferiamo in una ciotola unta di burro e lasciamo raddoppiare. (Calcolate circa 1 ora e mezzo/due).
 Trascorso il tempo rovesciamo la massa sul piano di lavoro e diamo delle pieghe di tipo 2 portando un lembo verso il centro e facendo così fino a completare il giro. Copriamo e lasciamo riposare per 15'. 
 Spezziamo in pezzi da 30 g circa, avvolgiamo a palla rotolando sotto il palmo della mano e mettiamo  in teglia ben distanziati (cresceranno anche in cottura) su carta forno coperta con pellicola o cellophane.
 Mettiamo a lievitare. Attenzione perché sarà breve.



MERINGA
  • 10 g di albume
  • 100 g di zucchero a velo (io Paneangeli)
Impastiamo albume e zucchero. Otterremo un impasto liscio e compatto. Dividiamo in tre palline che adageremo in pirottini di carta aperti a piattino (oppure un disco di carta forno) e messe, una per volta, a cuocere nel microonde alla massima potenza (io 950 w) per 30 secondi. Ripetere per le altre due palline. Vedrete che la meringa prima si gonfia tantissimo, poi si sgonfia un po' per poi crescere nuovamente. Terminata la cottura poniamo a raffreddare su una gratella senza toglierle dalla carta.
Polverizziamone due (io con macina caffè).

CREMA DI LATTE
  • 200 g di latte intero
  • 80 g di zucchero semolato
  •  20 g di amido di mais (io Paneangeli)
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 60 g di meringa polverizzata 
In 50 g di latte (tolto dai 200)  sciogliamo l'amido di mais. Scaldiamo i restanti 150 con la vaniglia e lo zucchero; sciogliamo e portiamo a bollore. 

Versiamo l'amido ormai sciolto nel latte e procediamo come per la crema pasticcera; la consistenza da raggiungere sarà la stessa. Trasferiamo in una ciotola larga e bassa e copriamo con pellicola a contatto; raffreddiamo velocemente e riponiamo in frigo.

MIX DI CREMA FINALE

  • 250 g di crema di latte*
  • 250 g di ricotta (io di pecora) ben scolata e setacciata
  • 250 g di panna seme montata

Preleviamo dal frigo la crema di latte e uniamo la ricotta setacciata e montiamo con le fruste. Uniamo la panna semi montata con movimenti lenti dal basso verso l'alto per non smontarla. 
Inseriamo in una sac à poche con beccuccio a siringa e trasferiamo in frigo.

COTTURA BRIOCHE

Preriscaldiamo il forno a 180° (statico o termo ventilato) 

Pennelliamo con latte e inforniamo per 12 minuti. Sforniamole piuttosto chiare altrimenti perdono di sofficità. 

FARCITURA

Appena tiepide riempirle con circa 30 g di crema per ognuna, io le ho pesate prima e dopo. Facciamo raffreddare in un ambiente fresco coperto da un telo. Spolverizzare di zucchero a velo e servire. 







Dalla quantità di foto si capisce quanto mi siano piaciute?  :D:D:D

Silvia

"Con questa ricetta partecipo al contest di Kucina di Kiara e Villa Tilli: Colazioni Dolci e Salate".





martedì 26 gennaio 2016

A Carnevale ogni fritto vale!


Il detto non dice proprio così, ma in questo caso calza a pennello!


Queste piccole sfere avvolte dallo zucchero semolato mi hanno conquistato!
Da sempre cerco castagnole in cui non si senta il lievito. Ho provato tante ricette, anche buone, ma sempre con quel fastidioso sentore di lievito che mi rimaneva in bocca. Peccato che io le abbia scoperte lo scorso anno a carnevale praticamente finito. Pubblicarle non era il caso perciò ho schiaffato in bozza foto e ricetta aspettando il momento opportuno per farlo.



Ecco la ricetta: facile, veloce e soprattutto buonissima!

INGREDIENTI Per circa 60 pezzi della grandezza di una noce.


250 g di farina 00
250 g di ricotta vaccina
    2 uova
100 g di zucchero semolato (io aromatizzato alla vaniglia)
    8 g di lievito per dolci
scorza di limone e arancia
1 pizzico di sale
1 cucchiaio di liquore a piacere, io mistrà (anice)

Olio di arachide per friggere q.b.
Zucchero semolato per ripassare le castagnole dopo cottura.

PROCEDIMENTO

Miscelare la ricotta con lo zucchero, aggiungere le uova, il liquore, il sale e le scorze di limone e
arancia.
Setacciare la farina con il lievito e aggiungerli al composto e amalgamare.
Mettere in un sac à poche senza bocchetta.

In una padella a bordi alti, versare abbondante olio, le castagnole devono poter galleggiare in olio profondo. tagliare la punta al sac à poche quel tanto che basta a far uscire il composto agevolmente, far scendere l'impasto nell'olio caldo (170/180°), tagliarlo a 3 cm con il coltello bagnato nell'olio caldo. Non riempire la padella perché le castagnole in cottura cresceranno.

Asciugare su carta da cucina e passare subito nello zucchero semolato. Se si raffreddano lo zucchero non aderirà più.

E se non le consumiamo subito? Non spolverarle dopo fritte con lo zucchero e congelare.
Al bisogno scongelarle una manciata di secondi nel microonde funzione scongelamento. Spolverare con lo zucchero a velo.


Silvia


Ancora qui?!? Correte a friggere! :)))


Edit del 26/01/2016

Edit di oggi (per esattezza doveva essere di ieri, ma non ho avuto il tempo di affacciarmi qui):
la mia socia Tamara, come sempre alla velocità della luce, ha realizzato magnificamente, e servito in modo elegante, la mie castagnole. Guardate, non sono bellissime?



martedì 13 ottobre 2015

Sembiante di cheesecake alla ricotta e pere, e di talune leggende


Sembiante di cheesecake, perché ci somiglia ma non è. Non c'è il formaggio Philadelphia e non ci sono uova, non c'è cottura. Ok, cheesecake significa: torta al formaggio, letteralmente potrebbe essere un formaggio qualunque, e qui c'è la ricotta, quindi è una cheesecake. E no!  La ricotta, pur essendo un prodotto caseario, non si può definire formaggio ma va classificata semplicemente come latticino (Wikipedia docet). Però sembra uguale uguale a una cheesecake. Poi, siccome la ricotta è un latticino bello leggero leggero, per compensare ci ho aggiunto la panna, ché non si dica che non amo i grassi! Però per compensare la panna, ché non si dica che non sto attenta alle calorie, ci ho aggiunto le pere, un frutto dolce e zuccherino ma dietetico,  già nel 350 a.C. lo sapevano tutti che le pere bruciano i grassi (Caio e Platone docent).

Sembiante anche della cheescake  che i miei figli mi hanno regalato per il mio compleanno, ormai mesi orsono, i quali (figli), dopo che ce la siamo spazzolata il tempo di dire "auguri", mi hanno lanciato la sfida: e ora vediamo se la sai rifare!
Dice di sì :)




RICETTA

Ingredienti per uno stampo da 24 cm

Per il fondo:
300 g di biscotti tipo Digestive (meglio se fatti in casa, come quelli meravigliosi di Emmettì)
  60 g di nocciole
120 g di burro fuso
1 cucchiaio raso di zucchero di canna
  50 g di cioccolato fondente

Per la crema di ricotta:
500 g di ricotta (sgocciolata qualche ora dal siero)
120 g di zucchero e velo
250 g di panna fresca
3 pere (circa 450 g mondate, preferibile il tipo kaiser o abate)
2 cucchiai zucchero di canna
1/2 bicchierino di rum
5 g amido di mais

Per la composta di pere:
300 g di pere tipo Williams o Decana (mondate, circa 2)
150 g di acqua
  60 g di zucchero di canna
2 cucchiai di amido di mais
1/2 limone (il succo)
1/2 bicchierino di rum



Preparare il fondo
- Tritare nel mixer le nocciole con lo zucchero di canna, fare altrettanto con i biscotti, versare tutto in una ciotola, unirvi il burro sciolto, amalgamare ed infine aggiungere il cioccolato sminuzzato grossolanamente al coltello.
- Foderare fondo e bordi di una tortiera apribile (io ho preferito la carta forno sul fondo e una striscia di acetato sui bordi), versarvi il composto e compattarlo per bene sulla base.
- Porre in frigo mentre si procede con la preparazione del ripieno.

Preparare il ripieno di ricotta e pere
- Mondare le pere, tagliarle in pezzi, e farle insaporire su fuoco dolce con due cucchiai di zucchero di canna e il rum* in cui si sia sciolto l'amido di mais. Quando si saranno asciugate ma ancora croccanti, spegnere il fuoco e far raffreddare.
- Lavorare la ricotta con lo zucchero a velo con una frusta, così da renderla cremosa.
- Montare la panna e aggiungerla delicatamente al composto di ricotta.
- Unirvi le pere al rum, mescolare delicatamente e distribuire uniformemente sulla base di biscotti.
- Livellare con una spatola e far raffreddare in frigo mentre si procede con la copertura di pere.

Preparare la composta di pere
- Tagliare le pere in pezzi, versarle in una padella col  succo di mezzo limone, aggiungere 120 g di acqua e lo zucchero e cuocere qualche minuto sul fuoco, fino quando le pere saranno morbide.
- Frullare fino ad ottenere un composto liscio, aggiungere l'amido di mais sciolto nell'acqua restante e rimettere sul fuoco.
- Aggiungere il rum (oppure aggiungerlo quando la composta è tiepida, se si preferisce che l'alcool non evapori).
- Far addensare su fuoco dolce, mescolando. Far raffreddare.
- Versare sulla torta e rimettere in frigo.
- Far riposare qualche ora prima di servire.
Però  se possibile, consumarla il giorno dopo, sarà molto più buona!

Se si possiede un cannello, prima di servire cospargere con zucchero di canna e caramellare.
Io ora lo posseggo, me lo hanno regalato le mie socie quando sono a venute a trovarmi un paio di settimane fa, insieme a tanti pacchettini dolci, chellepòssino!! E meno male che il regalo della macchinetta matta doveva coprire i compleanni, i natali, le pasque, varie ed eventuali da qui a 5 anni almeno!

Si conserva un paio di giorni in frigorifero oppure si può congelare (la torta, non il cannello eh!)

 Tamara @




 DI PERTINENZA


Facciamoci una pera, anche due.

La pera è un frutto molto amato, conosciuto fin dall'età della pietra, che è possibile consumare in ogni periodo dell’anno dal momento che esistono varietà invernali e varietà estive. Le pere consentono di arricchire la propria alimentazione di fibre, vitamine e sali minerali, e costituiscono un ingrediente gustoso per torte, succhi di frutta e marmellate.
Le pere, come già sapevano Catone e Plinio (e se lo sapevano loro, necessita che lo sappiamo anche noi), ci offrono numerosi benefici: sono molto energetiche, ringiovaniscono e tonificano la pelle, bruciano i grassi, aiutano la motilità intestinale. Sono ricche di acqua, quindi hanno effetti diuretici, contengono una buona dose di calcio e ciò fa bene alle nostre ossa, come anche il potassio che contribuisce ad una migliore circolazione. Ricche di fruttosio ma a basso contenuto calorico, e di 5 tra vitamine e proteine che aiutano lo sviluppo della muscolatura. Migliorano la vista, in quanto ricche di vitamina A, prevengono problemi cardiaci grazie alla presenza di lignina e vitamina C.
La pera è un ottimo frutto anche per i diabetici, grazie alla presenza di levulosio, che aiuta a bruciare gli zuccheri in eccesso nel sangue.

Quindi armiamoci e mangiamo! Queste le pere più comuni


Williams (cultivar inglese,  mi sa di pera con l'aplomb. n.d.s.)
E’ un frutto dalla forma piuttosto tondeggiante, un po’ più sferica rispetto alla classica struttura piriforme. Ha una buccia liscia e sottile, gialla, con sfumature di colore rosso che derivano dall'esposizione al sole. La buccia può anche essere leggermente rugginosa. Questa pera si caratterizza per una polpa bianca succosa e morbida, fondente. Il gusto è aromatico e dolce. E’ una delle varietà preferite non solo per il consumo, ma anche come ingrediente per preparare succhi di frutta, marmellate o altri dolci.

Abate Fétel (prende il nome dal monaco francese che la selezionò. Mi sa di pera intonacata. n.d.s.)
Ha una forma allungata, che ricorda un piccolo fiasco, una buccia verde rugginosa e una polpa bianca e succosa. Il peso di un frutto di questa varietà può superare i 250 g. La buccia risulta essere sottile e liscia, può diventare rossastra se esposta al sole. La polpa è particolarmente succosa e ha un profumo aromatico. Il sapore mantiene un equilibro tra lo zuccherato e l’acidulo. Questa varietà di pera è disponibile all'inizio dell’autunno.

Conference (inglese pure questa, mi sa di pera dirigente, stile target capital market line, insomma, una pera call conference. n.d.s. )
Questo tipo di pere si caratterizza per dimensioni medie o grosse, forma irregolare, lungo peduncolo, buccia ruvida, verde e rugginosa, con sfumature rossastre laddove venga esposta al sole. La polpa, di colore bianco crema, si presenta succosa e profumata, fondente e non acidula. Il sapore è dolce e aromatico. Le pere conference mature sono morbide al tatto a livello della parte inferiore. Se conservate correttamente, si mantengono per diversi mesi. Iniziano infatti a maturare verso la fine di agosto – inizio settembre, e possono essere conservate in frigo fino a dicembre – gennaio.

Coscia (beh, una pera sexy. n.d.s.)
La varietà Coscia si distingue per una buccia verde chiaro quando il frutto è immaturo, gialla quando la pera è matura. Le pere Coscia presentano medie dimensioni, un peso di circa 200 grammi e una polpa alquanto granulosa. Il gusto di questa varietà è dolce e aromatico. Può essere mangiata fresca, oppure può essere usata per preparare torte, crostate, succhi di frutta o macedonie. E’ ottima in associazione a formaggi piccanti. Questo tipo di pera fa parte delle varietà tipiche dell’estate, dal momento che matura verso luglio.

Kaiser (una pera del kaiser. ovviamente n.d.s.)
Si caratterizza per medie dimensioni e una buccia marrone e rugginosa. La polpa di questa varietà di pera è bianca-gialla, compatta, fondente, non troppo succosa e leggermente granulosa. Ha un sapore aromatico e acidulo, non così dolce come quello di altre varietà di pere. La sua consistenza la rende resistente alla lavorazione e alla cottura. La pera Kaiser inizia a maturare dalla metà del mese di settembre.

Decana (mi sa di pera anziana, per età o per nomina, da cui l'espressione "va per nominata". n.d.s.)
Ha una forma un po’ anomala rispetto a quella delle altre varietà di pere, risultando quasi sferica. La buccia presenta un colore giallastro o verde, con sfumature rossastre. La Decana  ha una polpa dolce e succosa. Risulta perciò particolarmente adatta per essere impiegata come ingrediente nella produzione di marmellate e succhi di frutta. Spesso queste pere vengono consumate cotte, o utilizzate per preparare torte, crostate o altri dolci.

Spadona (e finalmente un'italiana! Questa mi sa...(xxx) secondo me fa coppia con la Coscia. ma anche Kaiser n.d.s.)
Questa varietà è nata in Italia ed è una pera di dimensioni medie, il cui peso in genere è di circa 150 g. La sua raccolta inizia a partire dalla fine del mese di settembre. Ha un peduncolo sottile e piuttosto lungo, che risulta curvo. La caratteristica principale di questa varietà di pera è la sua forma allungata ed irregolare che presenta un ingrossamento sulla parte inferiore. La buccia ha un colore verde chiaro anche quando è matura, e presenta macchie rosse solo sul lato esposto al sole. La polpa di questa varietà di pera è bianco-gialla, succosa e fondente. Ha un gusto dolce e leggermente acidulo.

n.d.s.: nota della svalvolata
 



Fonti:

http://www.guidaacquisti.net/pera
http://www.benessere360.com/pera-proprieta.html
http://www.romaincampagna.it/gusta/prodotti-romaneschi/scheda/pera-spadona



 DIVAGAmente






Buone leggende anche a voi!

Tamara



LE SEMBIANTI DELLE MIE SOCIE 

la sembiante di Silvia
la sembiante di Maria Teresa alias Emmettì


giovedì 27 febbraio 2014

Bocconotti

quelli di nonna Emma



Questi ravioli (io li chiamo così) li faceva mia nonna. In tanti anni, pur conservando il ricordo di quanto fossero buoni, non ho mai pensato a farli fino ad un paio di anni fa. Ahimé però non ero in possesso della ricetta, poiché mia nonna è venuta a mancare una decina di anni fa. L'unica cosa di cui ero certa, è che la pasta base fosse la stessa delle frappe, chiacchiere, lattughe, o come volete chiamarle :)))

Il ripieno? Buio totale, a parte la certezza che ci fosse la ricotta. 
Mi sforzo di ricordare ma niente da fare, a parte il colore della ricotta che  poteva sembrare mischiata al cacao in polvere, ma so che quest'ultimo non era, non ricordavo altro.
Ah no una cosa la ricordavo! 
Il ripieno aveva un sapore particolarissimo, ma che non mi riportava a nessun ingrediente conosciuto. Insomma, niente che mi desse un indizio, mannaggia.


La prima volta che li ho fatti ho provato a mischiare la ricotta con della marmellata, nulla di più lontano dall'originale. 


La seconda, quella di oggi (e dai co' sti secondi eh Tam?), mi decido a chiamare mia zia, che nel frattempo è diventata reperibile. Le domando se ricorda cosa ci fosse dentro, lei mi risponde che, sì, certo che lo sa
Bene, grido io, finalmente
Ecco la ricetta!





Ingredienti 

per la pasta base
Pur avendo la mia ricetta collaudata, la faccio da anni, mi sono incuriosita, anche io come lei, dall'uso della manitoba in questa ricetta di Massari che sempre da lei ho preso.


Ho fatto metà dose rispetto a quella originale di Massari, cioè la seguente:

  • 250 g farina manitoba
  •   30 g di zucchero
  •   30 g di burro morbido
  •   90 g di uova (2 uova piccole)
  •   2.5 g di sale fino 
  •    25 g di marsala (io mistrà, a questo non ho rinunciato, mi piace troppo)
  • la buccia grattugiata  di mezzo limone (io, forse un po' meno)
  • i semi di un baccello di vaniglia (io 1 cucchiaino di estratto)
  • olio di arachidi per friggere 
  • zucchero a velo per lo spolvero

per il ripieno 

Qui ho dovuto fare a occhio, ché mia zia ricordava gli ingredienti, ma non le dosi,  perché anche mia nonna faceva a occhio!

  • 300 g circa di ricotta di pecora
  •  1/2 bicchierino da caffè di alchermes ( io, 2/3 di alchermes e 1/3  di mistrà) 
  •       3 cucchiai di zucchero semolato 
  • 2 cucchiaini di polvere di caffè (no solubile, ma polvere di caffè, quella per la moca) il misterioso ingrediente!



Procedimento

Impastare tutti gli ingredienti della pasta base, fino ad avere una massa liscia e far riposare coperta da pellicola per circa un'ora.
Per il ripieno, unire alla ricotta il liquore, lo zucchero e la polvere di caffè.


Stendere la pasta sottile ma non troppo. La mia nonna papera va da 1 a 7, ho steso a 5.


Mettere un po' di ripieno al centro della striscia di pasta, ripiegare su se stessa coprendo il ripieno, tagliare formando il raviolo, sigillare bene e proseguire con gli altri.


Friggere in olio caldo max 180° per pochi secondi.

Far raffreddare, poi gustare. 


Note

In corso d'opera (in corso d'opera significa che mentre friggevo, mangiavo), mi sono resa conto che il ripieno soltanto con  l'alchermes aveva un sapore che non mi convinceva, perciò ho aggiunto del mistrà che di solito aggiungo anche alla pasta base delle frappe.
La pasta stesa con la nonna papera regolata al 5 secondo me è troppo fina, tende a gonfiarsi troppo, quindi le ultime strisce le ho stese al 4 e mi pare meglio. 

Con questa dose ho ricavato 35/40 ravioli.




Che altro aggiungere? 
Ah sì!  Un bocconotto tira l'altro!



Silvia