Visualizzazione post con etichetta Nocciole. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nocciole. Mostra tutti i post
martedì 10 dicembre 2019
Krumiri alle nocciole
Cucinato da
Emmettì
Pronti per scoprire un altro biscottino goloso? È la volta di questi krumiri alle nocciole.
Li ho chiamati così perché hanno la stessa forma che ricorda il famoso biscotto di Casale Monferrato; in realtà, pur avendo in comune quasi gli stessi ingredienti, i miei provengono dal quaderno di mia mamma sul quale ha annotato la ricetta datale da una sua amica siciliana.
Una pasta frolla arricchita da una tempesta di granella di nocciole che conferisce un sapore e un profumo spettacolare.
Questo è un biscottino che definirei "da meditazione": dopo cena, con un calice di vino in mano seduti davanti al camino.
In realtà il ricordo che ho di questi biscotti mi fa tornare indietro di quarant'anni, quando la vigilia di Natale mamma ne preparava in numero spropositato, tanto da metterli nelle ceste di vimini e avvolti da immense tovaglie per portarli il giorno seguente a casa di mia nonna, dove un altrettanto numero spropositato di commensali, si riuniva per il pranzo (altro che meditazione! C'era una caciara pazzesca!). E noi bambini, ovviamente, non aspettavamo che il dolce.
Vi racconto come si fanno. :-)))
Ingredienti (per circa 80 biscotti)
500 g di farina 00
200 g di burro morbido
200 g di zucchero
2 uova
½ bustina di lievito per dolci
½ guscio d'uovo di liquore Strega
200 g di nocciole tritate grossolanamente
In una ciotola bella larga, setacciare la farina insieme al lievito e formare una fontana al centro della quale versare lo zucchero, il burro bello morbido, le uova ed il liquore.
Iniziare ad impastare con le mani e poco dopo aggiungere anche le nocciole tritate continuando sempre il lavoro di mani simulando una sorta di sfregamento. Fermatevi quando il composto avrà assunto l'aspetto di "son tutto briciole".
Munirsi di una bocchetta a stella col diametro della punta di un centimetro e mezzo e passarvi dentro l'impasto come fosse un estrusore, cercando di dare al biscotto una forma leggermente angolata.
È comodo eseguire questa operazione direttamente sulla teglia ricoperta di carta forno in modo da avere i biscotti già pronti per la cottura.
Accendere il forno a 180° e, una volta raggiunta la temperatura, cuocere per circa 20-25 munuti o fin quando saranno leggermente dorati sopra e più ambrati sotto.
Terminata la cottura della seconda teglia, radunare tutti i biscotti in una unica e mettere di nuovo in forno (spento) con lo sportello a spiffero in modo da raggiungere una fragranza ottimale.
Pronti per l'assaggio? :-DDD
Siamo già a martedì ed io sono un po' in ritardo con le proposte che volevo lasciarvi prima delle feste.
La prossima ricetta sarà a tema fortemente natalizio e ci sposteremo in un'altra delle nostre bellissime regioni: la Toscana. Chi indovina cosa vi farò trovare la prossima settimana ne riceverà un assaggio in omaggio. :-DDDDD
A presto!
Emmettì.
martedì 22 maggio 2018
Biscotti alle nocciole e cioccolato bianco di Leonardo Di Carlo.
Cucinato da
Le svalvolate
Eccomi di nuovo qui ospitata dalle carinissime sociesse (o sempre o mai insomma, ahahahahaha!!).
Bèh a mia discolpa posso dire che sono state loro ad insistere per la mia presenza qui.
Dopo aver incontrato virtualmente le sociesse nel web mi sono venute (l’ordine sinceramente non me lo ricordo):
1. la biscottite acuta
2. la sfoglite acuta
3. la pizzite acuta
Prima di conoscerle non avevo mai fatto biscotti, non avevo mai fatto la pasta sfoglia e avevo fatto con poco successo la pizza. Dopo averle incontrate è successo quello di cui sopra, ovvero, mi è venuta la malattia per i biscotti, la pasta sfoglia e la pizza.
In particolare poi per i biscotti necessitavo di stampi, stampetti e stampini e quindi mi è pure venuta la caccavellite acuta; c’ho un cassetto della cucina tutto pieno di attrezzetti per fare biscotti.
Devo dire che fare colazione i biscotti fatti con le proprie mani è una coccola che ci si fa e che aiuta alla grande ad iniziare la giornata! Certo c’è lavoro, ma il risultato è impagabile! Tra l’altro poi, se uno, in un fine settimana, gli prende la biscottite, ne può fare tanti e poi, come mi ha insegnato la sociessa Emmettì, li butta in freezer e li lascia lì per i momenti difficili: dieci minuti fuori dal freezer e sono pronti per essere pappati.
Questi di Leonardo di Carlo a me piacciono davvero tantissimo: viene fuori una frolla quasi “vetrificata”, si sciolgono in bocca e sono una vera e propria botta di vita (il burro c'è, c'è poco da fare, non sono biscotti per fare la dieta pre-estiva, ma chissene, il gusto è impagabile… e poi c’è pure il cioccolato bianco che io amo alla follia!).
Ingredienti:
150 g di burro
100 g di cioccolato bianco
70 g di zucchero di canna
75 g di farina di nocciole
2,5 g di bicarbonato di sodio
175 g di farina
![]() |
| (clicca per ingrandire) |
↪ Se non la si ha già pronta ridurre in farina le nocciole col mixer.
↪ Rendere cremoso il burro, fatto precedentemente ammorbidire per una mezz'oretta fuori dal frigorifero.
↪ Aggiungere il cioccolato bianco fuso, quindi lo zucchero, le farine e il bicarbonato: il composto risulterà alquanto morbido.
↪ Porlo tra due fogli di carta da forno e stenderlo all'altezza desiderata (io li ho fatti di 2 mm, usando la mia nuova super caccavella, il mattarello con gli spessori….una figata pazzesca, vengono tutti perfettamente uguali!!!).
↪ Mettere in frigo per almeno un paio d’ore, ma anche di più, nella parte più fredda, in modo che il composto si indurisca bene.
↪ Coppare nella forma preferita e posizionare i biscotti su una teglia ricoperta di carta forno.
↪ Reimpastare i ritagli e ristendere l’impasto: la prima volta si può fare tranquillamente perché l’impasto sarò ancora freddo di frigo, poi diventerà sempre più difficile tagliarlo con gli stampini perché sarà molto appiccicoso; quindi sarà necessario rimetterlo in frigo per almeno una decina di minuti.
↪ Cuocere a 150°C per circa 15’ (i biscottini devono risultare dorati in superficie, per la presenza del lattosio, dice Leo).
↪ Lasciare raffreddare completamente prima di rimuovere i frollini dalla placca, pena la rottura degli stessi; sono veramente molto fragili!!!!
Io li ho messi sotto una campana di vetro e dopo 4 giorni erano ancora friabili, come appena fatti…dopo 4 giorni non lo so.. .li avevo finiti ahahahahahah!
Per le foto dei biscotti ringrazio tantissimo la sociessa Tammy Tam che li ha replicati e li ha resi bellissimi…difatti è evidente che i biscotti nel forno non sono quelli delle foto ahahahahaha…le mie doti fotografiche purtroppo sono nulle! :-(
Regina.
Un ringraziamento speciale alla nostra Regina per averci regalato quest'altra meravigliosa ricetta!
Le tue amiche svalvolate, Tamara, Silvia ed Emmettì
*.:。✿*゚゚・✿.。.:*
martedì 12 dicembre 2017
Cantucci con nocciole e cacao
Cucinato da
Emmettì
Avviso ai naviganti.
Da qui a Natale, su questo blog circumnavigheranno ricette di biscotti.
La cucina condominiale ne è letteralmente invasa!! Impossibile non condividere! :-)))))))
E poi come non regalare una cosa fatta con le nostre mani a chi abbiamo nel cuore?
Questi cantucci li ho letti un pomeriggio e fatti la sera stessa! Una delle tante folgorazioni che ha visto la realizzazione in men che non si dica! E per questo ringrazio la bravissima Melania, del blog Chicchidimela per averci regalato la ricetta! :-))
Cosa dire di questi biscotti?
Meravigliosi, semplicemente meravigliosi! L'abbinamento cioccolato nocciola è quel che è: non ha bisogno di essere commentato.
Leggeri, croccanti, profumatissimi e perfetti da abbinare al thè del pomeriggio, ad un buon passito nel dopo cena o, semplicemente, sotto la coperta in compagnia di un buon libro!
Unica variante apportata alla ricetta di Melania: ho aumentato la quantità di nocciole per arricchire la golosità di questo biscotto.
Insomma, da fare e rifare, condividere e regalare! :-)))))))))))
Ah, il procedimento è pari pari a quello usato per questi altri cantucci. Ho ripreso quelle foto per il passo passo, facendo un piccolo collage.
RICETTA
• 220 g di farina tipo 0
• 25 g di cacao amaro in polvere
• 170 g di zucchero semolato
• 150 g di nocciole intere tostate
• 2 uova grandi
• 1 cucchiaino di lievito in polvere per dolci
• 1 pizzico di sale
![]() |
| (clicca per ingrandire) |
Formare una conca e rompervi le uova; mescolare con una forchetta facendo assorbire mano a mano la farina. Appena il composto inizia a "stare insieme", rovesciarlo su un piano di lavoro, aggiungere le nocciole e lavorare l'impasto fino ad ottenere un composto omogeneo e non appiccicoso (qualora invece lo fosse, spolverare con un po' di farina).
Dividere l'impasto e formare due filoncini, disponendoli su una teglia rivestita di carta forno.
Fare cuocere a 180° per circa 20 minuti in modalità statica, poi sfornare e lasciare intiepidire; nel frattempo portare la temperatura del forno a 150° in modalità ventilata.
Quando i filoncini saranno intiepiditi, tagliare a fettine diagonali di circa 1 cm di spessore e disporle nella teglia poi infornarle nuovamente fino a completa asciugatura (10 minuti circa con sportello in fessura). Detto fatto!
SUGGERIMENTI
Anche questi biscotti, come tutta la pasticceria secca, si prestano ad essere preparati con largo anticipo, sia per essere regalati, sia per averli a disposizione in caso di ospiti improvvisi o semplicemente come scorta.
Una volta raffreddati, conservare i cantucci nel freezer protetti da apposito sacchetto e, all'occorenza tirarli fuori dieci minuti prima di confezionarli o consumarli.
Conserveranno la loro fragranza come appena sfornati. Provare per credere!!!!
E voi? Cosa state preparando in questi giorni? Siete entrati nell'atmsofera natalizia?
Io continuo a preparare biscotti e confezionare sacchettini.
Vi anticipo che i prossimi saranno supermegafantastici!!!!
Tenetevi pronti per il botto finale (di biscotti, intendo!!!). :-DDDDD
Nel frattempo...
Siate lieti, sempre!
♥
mercoledì 14 dicembre 2016
Il Torrone. Bianco o al cioccolato?
Cucinato da
Emmettì
Nella cucina condominiale di questi giorni c'è un gran fermento, un via vai di ricette, prove, esperimenti, ingredienti, e montagne di caccavelle che si alternano nelle varie preparazioni!
E poi ci siamo noi, svalvolate come sempre che, se pur a distanza, ci raccontiamo e confrontiamo ogni giorno come se veramente fossimo affacciate da uno dei balconcini disegnati qui sullo sfondo!
Giusto qualche giorno fa abbiamo fatto il punto sulle feste ormai alle porte e su quello che possiamo offrire ai nostri amici lettori che passeranno di qua!
Per chi predilige il salato abbiamo il panettone di Silvia, per chi vuole osare nuovi gusti abbiamo il panettone alle olive candite di Tam, e per chi è tradizionalista???
Ehm... possibile che non abbiamo niente??
Ci manca un torrone, cavolo!
Possibile che non abbiamo neanche un torrone nella nostra cucina?????
Mumble, mumble...
"Ragazze, so io chi sta preparando un bel torrone da regalarci! Lo stesso fornitore del Parrozzo e dello Stollen!" :-DDDDDDD
Come già detto qui e qui anche la cucina di mia sorella è sempre in fermento!! E quando mi accorgo che si dedica a preparazioni particolari, mi appollaio al suo fianco con la macchina fotografica...
Furba io, eh?? ;-)
Eccolo qua allora il Torrone! E che Torrone!! Un Torrone con la maiuscola perché merita assolutamente di essere fatto! Se si ha cura di scegliere ingredienti di prima qualità, il paragone con quelli acquistati non teme confronti!
Incredibilmente buono, aromatico e ricco di sapore.
La versione in bianco esalta il profumo degli agrumi insieme a mandorle, pistacchio e nocciole; la versione al cioccolato è l'apoteosi della golosità!
La ricetta?
Ovviamente presa in prestito dal nostro amico Piero.
Io provo a raccontarvi con parole e foto, i passaggi fondamentali per ottenere questo splendido dolce da portare a tavola nei giorni di festa, da condividere in famiglia, con gli amici, e da regalare!!!
Fatelo e non ve ne pentirete!!!
INGREDIENTI:
Torrone bianco
250 g miele di arancio
410 g di Zucchero
100 g acqua
300 g nocciole sgusciate e tostate al forno (da mantenere calde)
300 g mandorle sgusciate e tostate al forno (idem come sopra)
170 g di pistacchi al naturale (possibilmente di Bronte)
40 g di albumi
zeste di arancia e limone
fogli di ostia
Torrone al cioccolato
500 g miele di arancio
500 g cioccolato fondente fuso (minimo al 60% di cacao)
300 g di zucchero
60 g acqua
600 g nocciole sgusciate e tostate al forno
80 g di albumi
qualche goccia di estratto di rhum
fogli di ostia
Attrezzatura:
termometro a sonda (indispensabile)
impastatrice
oppure frullino elettrico, e cucchiarellone di legno
Preparazione e cottura:
Nella planetaria o in una ciotola montare a lungo gli albumi con la frusta a fili sottili e nel frattempo portare a bollore in un pentolino, acqua, e zucchero fino al raggiungimento della temperatura di 147°;
a questo punto, versare a filo lo sciroppo ottenuto sugli albumi che nel frattempo continuiamo a montare, aggiungendo anche la buccia degli agrumi. Senza interrompere questa operazione (cioè quella di montare) scaldiamo anche il miele ad una temperatura di 120° e, sempre lentamente, versarlo sugli albumi continuando a montare fino ad ottenere un composto denso, cremoso e bianchissimo!
A questo punto sostituire la frusta a fili con quella K (detta anche a scudo) oppure, nel caso di un semplice frullatore elettrico, prendere una cucchiarella di legno col manico bello lungo ed inserire un po' per volta tutta la frutta secca. Il composto tenderà a rassodarsi ed è così che deve essere.
Per la versione al cioccolato seguire lo stesso procedimento ed inserire dopo il miele e lo sciroppo il cioccolato precedentemente fuso.
Formatura:
Dal foglio di ostia ricavare due rettangoli della dimensione di 210x297 mm (foglio A4) e poggiarne uno su un piano di lavoro avendo cura che la parte ruvida e porosa sia rivolta verso l'alto.
Versare il composto e, aiutandosi con la mano inumidita, coprire uniformemente tutta la superficie dell'ostia, schiacciando delicatamente; terminata questa operazione prendere l'altro foglio di ostia e poggiarlo con la parte ruvida e porosa sulla superficie del torrone premendo delicatamente con un mattarello in modo da farlo aderire bene.
Lasciare raffreddare molto bene (anche in frigorifero) e con un coltello molto affilato rifilare i bordi e porzionare i torroni nella grandezza gradita.
Incartare con un foglio di cartaforno e riservare in un luogo fresco e asciutto (il frigo va sempre bene) fino al consumo, oppure impacchettare e regalare! ;-)
Allora, avete deciso quale fare? Quello bianco o quello al cioccolato?
Avete ragione... che domande!?!?!?!?!? Tutti e due, ovviamente!!!!
Un ringraziamento speciale a mia sorella Annarita che si è offerta per questo post e che mi ha omaggiato di due bei tocchi di torrone per poterli fotografare! :-)))))
Il tempo sembra correre più in fretta in questi giorni... vi pare???
Io ho ancora un sacco di cose da preparare per i prossimi giorni di festa, quindi mi ritiro in cucina e metto il turbo (ma magari potessi stare solo in cucina!!!).
Voi restate sintonizzati che settimana prossima ho una cosa davvero interessante da proporvi, proprio per chi anche all'ultimo secondo vuole preparare qualcosa di speciale con le proprie mani! ;-)
Curiosità: ma dov'è nato il torrone?
Come ogni cosa che affonda nella notte dei tempi, anche il torrone o meglio la sua origine è stata ed è oggetto di controversie dettate un po' dalla scarsità di informazioni certe e un po' dal campanilismo di chi vorrebbe essere inventore e unico depositario di questa prelibatezza.
La storia del torrone infatti è antica e risalirebbe addirittura agli antichi romani che all'epoca lo chiamavano cupedia che significa "cosa desiderata".
Stando alla leggenda "la cosa desiderata" era più che un desiderio perché pare che durante la guerra in Irpinia i romani vennero sconfitti dai sanniti che non li uccisero ma li fecero prigionieri affinché potessero testimoniare a Roma la forza di queste popolazioni.
I prigionieri romani per il disonore e la vergogna si stavano lasciando morire di fame e per questo i sanniti ricorsero ad un manicaretto irresistibile che li mantenesse in vita: il torrone.
Tra le versioni più accreditate c'è quella che vuole il torrone di origine araba anche se non è facile individuare con certezza un' analogia di ingredienti visto che la ricetta nei secoli ha subito sostanziali cambiamenti; gli arabi contribuirono alla diffusione dell' "impasto base" per cosi dire sia in Italia che in Spagna dove possiamo trovare le prime tracce documentabili di questa specialità fin dal XV secolo ad Alicante.
Sull'etimologia storica le tesi sono diverse fondamentalmente: la prima si basa sulla derivazione del verbo latino torreo che vuol dire "abbrustolire"; la seconda sulla derivazione del termine turròn che significa la stessa cosa ma è spagnolo; la terza sulla derivazione del termine turun citato per la prima volta da un medico arabo del XI secolo; e infine la versione di Cremona che data l'origine di questa ghiottoneria al 25 ottobre 1441, data in cui si celebra il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.
Per celebrare le nozze i pasticceri di corte realizzano il famoso dolce a forma di Torrazo, ossia la torre campanaria più alta della città, quindi a forma di parallelepipedo che si manterrà nei secoli seguenti fino ai giorni nostri.
Il motivo del successo di questo dolce nell'antichità potrebbe essere dovuto alla facilità di conservazione. In una epoca in cui non esistevano frigoriferi e la conservazione degli ingredienti era problematica, un alimento fatto di nocciole (che una volta essiccate potevano durare un anno intero) miele e farina (reperibili tutto l'anno) era una risorsa alimentare molto valida.
Oggi esistono moltissime varietà di questo dolciume e volendo fare una prima categorizzazione potremmo dividere la famiglia in due: i morbidi e i duri. La differenza la si intuisce e la maggiore consistenza del torrone dipende principalmente dalle modalità di cottura che in alcuni casi può raggiungere anche le 12 ore. La seconda grande differenza è fra i torroni mandorlati o nocciolati. Oltre a queste prima grandi distinzioni esiste un universo di varianti che riguardano la "copertura" che può essere di cioccolato (bianco fondente al latte) o di pasta di mandorle o di pasta reale.
Da segnalare per i più golosi la festa del torrone che ogni anno a novembre si tiene a Cremona. Insomma ce n'è per tutti i gusti. Buon torrone a tutti! :-)))))
Fonti:
http://www.fieschi1867.com/blog/la-storia-del-torrone-lorigine-e-il-nome/
http://www.taccuinistorici.it/ita/news/medioevale/dolci/Torrone-barretta-armonica.html
http://venividivici.us/it/il-palato/le-origini-del-torrone
Ce li avete ancora due minuti per me??
Tamara ed io vorremmo condividere insieme a voi la gioia che abbiamo provato quando abbiamo saputo che il vincitore del contest "Pane e Marmellata" di Pure Stagioni è stata la nostra Silvia con la sua magnifica Torta Lievitata!
A chilometri di distanza abbiamo zompettato di felicità per mezza giornata, perché non appena avevamo visto in anteprima quello che Silvia era riuscita a creare, ci siam dette "vincerà!"
E così è stato! Ancora una volta ci ha dato dimostrazione di quanto brava sia con i lievitati! Bravissima Silvietta nostra!
Bene, ho finito! Grazie per aver avuto la pazienza di leggermi fin qui! :-)))))
A voi tutti, un buon proseguimento di settimana.
Siate lieti, sempre!
♥
E questa la meravigliosa realizzazione della versione in bianco della nostra adorata Tam!!
Guardate che torrone e che foto, cliccateci su!!!! :-))))))))
mercoledì 23 novembre 2016
Mustazzòli salentini nasprati cu lu gileppu e rriccuti alla faccia te li cupetari
Cucinato da
Tamara @
Cosa sono i mustazzòli? I dolci più popolari del Salento (insieme ai pasticciotti coi quali vivono serenamente senza competizione, ognuno ha i propri spazi e zone di appetenza) detti anche, a seconda della zona in cui ci si trova, mustazzueli, scagliozzi e le varianti scagnozzi e scaiozzi, scaiezzuli, pisquetti, nassaparati e nsparati, castagnette, oppure zozzi (perché la glassa li fa sembrare sporchi, che avevate pensato?!), ché il Salento è terra di sole, di mare, di vento, e pure di dialetti.
Sono prodotti solo ed esclusivamente artigianali, re indiscussi delle feste patronali e delle sagre salentine, ma si trovano anche nelle pasticcerie o nei panifici, quindi si mangiano tutto l’anno, quando è festa è festa, cioè sempre!
Si mangiano a colazione o per merenda con il latte o con il tè, oppure a fine pasto accompagnati da un buon vino rosso o da liquori oppure di nascosto lasciando briciole e indizi ovunque!
Ognuno, come al solito, ha la ricetta unica, perfetta, l'originale ecc.ecc., anche io ho perfezionato la mia, partendo da una ricetta, arricchendola di tutti gli ingredienti possibili previsti, così da renderli profumatissimi e morbidi, come piacciono a me!
* Nella sezione di pertinenza racconterò anche dei cupetari.
RICETTA
♦ ● ♦ Mustazzoli salentini ♦ ● ♦
Ingredienti per i biscotti (circa 110 da 25g o 140 da 20 g)
1 kg di farina
250 g di mandorle pelate

250 g di nocciole
200 g di zucchero
200 g di miele
100 g di olio extravergine d'oliva [1]
40 g di strutto (o burro) [1]
80 g di cacao amaro
20 g di ammoniaca per dolci
1 bustina di lievito per dolci [2]
4 uova intere
70 g di vermouth (o rum o amaretto)
2 mandarini, zeste e succo
1 arancia, zeste e succo
2 limoni, solo le zeste
da 3 a 5 g di chiodi di garofano macinati (cucchiaino più o meno colmo)
da 3 a 5 g di cannella macinata
1 pizzico di sale
100 g di ficotto (mosto cotto di fichi)[3] (facoltativo)
150 g di canditi di arancia e mandarino (o zeste fresche grattugiate) (facoltativi)
un cucchiaino di polvere di caffè o di caffè solubile (facoltativo)
[1] Se si preferiscono biscotti più croccanti usare solo olio, nella quantità totale di 200 g
[2] Io preferisco il lievito per torte salate, che non contiene vanillina
[3] In alternativa, vincotto, latte, succo d'arancia o caffè.
Ingredienti per la glassa cioè lu gileppu (naspro)
1 kg di zucchero
75 g di cacao amaro
200 g di acqua (circa, se ne aggiungerà altra a sentimento)
1 cucchiaino di polvere di caffè o caffè solubile (facoltativo)
PROCEDIMENTO
♦ - Preparare gli ingredienti.
![]() |
| clicca per ingrandire |
- Riscaldare l'olio e lo strutto con le zeste di limone, mandarino e arancia. Far raffreddare.
- Sminuzzare i canditi col coltello.
- Setacciare la farina, il cacao e il lievito.
- Eliminare le bucce degli agrumi dall'olio, unirvi il miele e i canditi.
- Sbattere le uova con un pizzico di sale.
- Tritare non troppo finemente le nocciole e le mandorle.
- Spremere i succhi di arance e mandarini.
- Pesare e tener pronti tutti gli altri ingredienti.
♦ - Impastare.
- Versare nella ciotola (della planetaria o dell'olio di gomito) la farina, il lievito, il cacao setacciati e
![]() |
| clicca per ingrandire |
- Scavare una fossa al centro (!) e versarvi la miscela di olio/strutto/miele/canditi, le uova, il liquore, il ficotto, le spezie.
- Impastare velocemente.- Sciogliere l'ammoniaca in una tazza di succo di agrumi e aggiungerla all'impasto.
- Unire la frutta secca tritata ed, all'occorrenza, altro succo di arancia e mandarino.
- L'impasto è pronto appena la frutta secca è ben amalgamata.
- Se è troppo appiccicoso (dovrà essere sostenuto, più di una normale frolla) far indurire l'impasto in frigo, coperto da pellicola.
♦ - Formare i mustazzoli.
Per farli tondi:
![]() |
| clicca per ingrandire |
- formare delle palline da 20 o 25 g.
- schiacciarle leggermente su una leccarda ricoperta di carta forno.
Per farli romboidali:
- Formare un rotolo e schiacciarlo.
- Tagliare e formare i rombi.
oppure
- Stendere l'impasto tra due fogli di carta forno ad una altezza di 1 cm abbondante.
- Tagliare trasversalmente prima in un verso e poi, perpendicolarmente, nell'altro.
Cuocere per circa 20 minuti (attenzione a non farli bruciare sotto!) in forno statico a 180 gradi oppure ventilato a 165 gradi.
![]() |
| clicca per ingrandire |
♦ - Preparare lu gileppu (naspro).
- Versare lo zucchero in una grande pentola d'acciaio.
- Setacciarvi dentro il cacao.
- Aggiungere l'acqua e il caffè.
- Mescolare e porre su fuoco medio.
- Portare a ebollizione e far addensare, come un caramello.
- Lu gileppu è pronto quando fila, cioè quando prendendo una goccia tra l’indice ed il pollice, si attaccherà alle dita (ovviamente vi sarete anche ustionati).
♦ - Glassare.
![]() |
| clicca per ingrandire |
- Spegnere il fuoco sotto la pentola grande e mantenere al minimo il fuoco sotto quella piccola.
- Versare 5 o 6 mustazzoli alla volta nel pentolino, velocemente rotolare i biscotti così da ricoprirli di glassa, raccoglierli con un mestolo forato o una pinza da cucina, così da far colare lo sciroppo in eccesso.
- Poggiare via via i mustazzoli su un vassoio ricoperto di carta forno.
- Far asciugare completamente i biscotti.
- Se alcuni rimangono appiccicosi, passarli qualche minuti sotto al grill del forno, appena lo zucchero comincia a "friggere" estrarre i mustazzoli e farli raffreddare e asciugare.
Si conservano per circa un mese in contenitori ermetici.
Per dovere di cronaca, qui nel Salento non si conservano, ma si distribuiscono equamente fra amici, parenti, vicini di casa e colleghi :-)

DI PERTINENZA e di cupetari invidiosi
Come accennavo su, i mustazzoli sono i re delle feste patronali e delle tante sagre salentine, ma non è stato sempre così. Per quanto la loro preparazione sia certamente ultrasecolare, alla fine dell'800 ancora erano dei semplici sudditi sconosciuti e incompresi. Le feste paesane erano dominate da un altro dolce molto popolare e desiderato, la cupeta, il croccante salentino, dolce nobile e pieno di boria, oltre che di miele e mandorle.
Un bel dì sulle piazze salentine arrivò un tal Luigi Sorgente, un gelataio che però d'inverno vendeva poco per via del freddo e di genitori che pure da antichi rompevano le balle con "il gelato non si mangia d'inverno che ti raffreddi!", lasciando i poveri figli a sbavare e sognar gelati col naso moccioso, e a secco il povero Luigi, che di figli ne aveva sei, e si raffreddavano perché se il papà non vendeva gelati non poteva comprar loro la maglia di lana!
Però Luigi si chiamava Sorgente, e così sgorgò dalla sua mente un bella idea, mandò a quel paese genitoridifiglimocciosi e congelatori, e anziché gelati cominciò a vendere, sulla bancarella allestita sulla sua macchina comprata a rate, dei dolcini romboidali brutti, piccoli e neri (perché non li hanno chiamati calimeri?), ma buonissimi e meno costosi della cupeta.
Sicché, anche i genitori scassamarroni, che avevano pure il braccino corto, cominciano a preferire i mustazzoli alla cupeta.
Tutti volevano i mustazzoli, non solo genitori e figli, ma pure nonni, singol, amanti, coppie di fatto, uomini, donne, transgender, cattolici, atei, tutti insomma!
I cupetari si incazzarono abbestia, e gli bucarono le gomme. Come se non bastasse, i fascisti gli sequestrano pure la macchina sostenendo che servisse alla Patria, ma figurarsi! Con le ruote bucate la Patria che se ne faceva???!!!!
Luigi era disperato, sequestrò un triciclo al figlio di un cupetaro e ricominciò a vendere mustazzoli! Ormai in tutti i paesi del Salento gli zozzi erano ricercatissimi (gli zozzi sono i mustazzoli eh), e anche i cupetari capitolarono, cominciarono a produrre i brutti, piccoli e neri, e Luigi Sorgente... cominciò a produrre pure copeta!
E tutti vissero felici, contenti e nasprati!
(La vera storia potete leggerla QUI)
E io??? Io pure sono felice e contenta dei miei mustazzoli, più ricchi della copeta!
Tamara @
(ps. amo follemente la copeta e, per via della proprietà transitiva, anche i copetari)
DIVAGAmente
A proposito di zone...
i mustazzoli, ovviamente!
Altre foto su: http://visionigustative.blogspot.com/2016/11/mustazzoli-con-mandorle-nocciole-miele.html
Iscriviti a:
Post (Atom)



































