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martedì 29 maggio 2018

Brodetto di seppioline alla marchigiana


Ci sono giorni in cui vado a fare la spesa con tanto di lista per evitare di comperare il superfluo, ma ce ne sono anche altri in cui mi accorgo che frigo e freezer son vuoti e allora esco di corsa senza annotare niente. La scena che si presenta poco dopo è la seguente: io con lo sguardo perso nel vuoto, come fossi atterrata su Marte e con la sensazione di camminare in assenza di gravità (in realtà mi accorgerò che invece la gravità c'è mano a mano che riempo i sacchetti!!!).  La cosa buffa è che poi mi ritrovo con delle cose acquistate senza essermene accorta.
Giusto oggi, mentre cercavo cubetti di ghiaccio mi son venute agli occhi delle seppioline che ho guardato con aria interrogativa come a dire "e voi che ci fate lì?".
Mentre cercavo di ricordare il come e il quando fossero finite nel cassetto del freezer, ho fatto mente locale su come avrei potuto cucinarle, prendendo la ricetta nel quaderno speciale, quello dei ricordi! ♥
Forse, quel giorno senza lista della spesa, inconsciamente già sapevo dove volevo arrivare. :-))
Il brodetto di pesce è una ricetta che mia nonna, fermana doc, si è portata dietro (insieme a molte altre della sua terra), quando con marito e figli si è trasferita nell'Agro Pontino.
Un abbinamento insolito quello tra pomodoro e aceto, ma vi assicuro che dona un tocco speciale a questa preparazione!
Come leggerete più sotto, nella sezione cuoriosità, il vero brodetto prevede una quantità molto variegata di pesce. Io ho scelto di riproporre quella che veniva preparata per i bambini con le sole seppioline così da farli mangiare tranquilli perché senza spine! :-))
Per un pranzo o una cena leggeri e con il sapore del mare, ecco la mia versione facile e veloce del brodetto marchigiano.


Ingredienti (per 4 persone)

2 kg di seppioline già pulite* (vanno bene anche quelle surgelate)
500 g d'acqua
1⁄3 tubetto di concentrato doppio di pomodoro
½ bicchiere di vino bianco secco addizionato con 3 cucchiai di aceto
1 spicchio grande d'aglio in camicia
70 ml di olio evo
pepe o peperoncino q.b
prezzemolo q.b.
Non pensate che la quantità di pesce indicata sia esagerata per il numero di commensali. 
Le seppioline si riducono molto in cottura, ma soprattutto si vorrebbe che nel piatto ce ne fossero state anche di più!!! :-)))))


(clicca per ingrandire)
Lavare le seppioline sotto l’acqua corrente e lasciarle scolare in un colapasta.
In una tazza emulsionare l’acqua con il concentrato di pomodoro fino ad ottenere una salsa.
Prendere un tegame dai bordi alti, versarvi l'olio e far soffriggere l'aglio per circa un minuto; poi aggiungere le seppie, lasciando rosolare per 5 minuti a fuoco vivace. Sfumare con vino e aceto e, dopo che saranno evaporati, abbassare la fiamma e continuare la cottura per circa 20 minuti. Trascorso questo tempo, aggiungere la salsa di pomodoro e lasciar cuocere sempre a fuoco moderato per altri 20 minuti. In questo secondo tempo di cottura, le seppioline raggiungeranno la giusta consistenza, cioè risultare tenere senza essere gommose. Nel caso in cui fossero ancora tenaci, proseguire la cottura per altri 10 minuti.
Regolare di sale solo se se necessario (io non ne ho messo) e, a fuoco spento, versare un trito di prezzemolo fresco insieme ad un po' di pepe o peperoncino, secondo i gusti.
Lasciare intiepidire un pochino e servire le seppioline con il loro brodetto in un piatto fondo accompagnando con fette di pane tostato o, meglio ancora con delle friselle per un'esplosione di gusto a 360 gradi! :-DDDDD


Vi lascio l'augurio di una splendida giornata. Che il sole splenda dentro e fuori di voi!
Emmettì.

Curiosità.

Nelle Marche il brodetto non è solo una zuppa di pesce, è anche una parola magica, un abracadabra capace di scatenare discussioni infinite. Quasi a voler prevenire contese campanilistiche sul luogo di nascita, il brodetto ha fissato i suoi natali sul mare ad opera dei pescatori che usavano cuocere la “muccigna” (l’insieme dei pesci che per qualità e pezzatura non erano adatti al mercato) in un guazzetto fatto con acqua di mare, aceto e olio di oliva detto “masa”.
Sbarcato sulla costa il brodetto, ha assunto fisionomie diverse a secondo della latitudine e della fantasia delle mogli dei pescatori. Oggi, le ricette classiche sono quattro: di Fano, Ancona, Porto Recanati e San Benedetto del Tronto. 
Ma, coerente col suo mito, il brodetto rimane una ricetta elastica e disponibile a essere interpretata in modo diverso in ciascuna località della riviera e quasi in ogni famiglia.
Vi faccio una panoramica concisa dei quattro tipi che hanno tutti la caratteristica comune della presenza di una grande varietà di pesci adatti alla zuppa e cioè scorfano, tracina, rana pescatrice, triglia, gallinella, razza, palombo, rombo chiodato, San Pietro, sogliola, merluzzo, cefalo, gronco, seppia, calamaro, canocchia, scampo, gambero, granchio, lumachina, lumacone, cozze, vongole e conchiglie varie.
A Fano lo si usa cuocere in tegami di coccio, con pomodoro maturo e vino bianco al posto dell’aceto sempre presente nelle altre versioni.
Ancona vanta la ricetta più immutabile. Comprende 13 varietà di pesce, aglio cipolla, pomodoro rosso e aceto. Si distingue per la precottura di seppie e calamari per 15 minuti e per l’aggiunta di un po’ di concentrato di pomodoro allungato in acqua leggermente salata.
A Porto Recanati resiste il brodetto “in bianco” di era pre-pomodoriana, ma sarebbe più esatto dire in “giallo dorato”, come sono le tonalità cromatiche donate dallo zafferanone o zafferanella, un’erba selvatica, “cartamo” in italiano, che cresce abbondante nell'entroterra.
San Benedetto del Tronto è l’unico porto a reclamare la nascita del brodetto non in mare ma nel quartiere popolare “u labirintu” abitato da pescatori, pescivendoli, calafati, spagaroli e altri lavoratori del mare.
Qui il brodetto è molto chiaro, con pomodoro verde, peperoni verdi, peperoncino, cipolla e aceto.
Un quinto, non incluso nella ricette classiche, ma molto interessante perché riunisce le caratteristiche di quelli più settentrionali e dei meridionali è quello di Porto San Giorgio, con pomodoro verde, pomodoro rosso, peperone, peperoncino e aceto.
Fonte: dal web.


martedì 19 gennaio 2016

Polpo alla pignata. Salentu: lu sule, lu mare, lu ientu... e lu purpu!


Sono una figlia del mare (una cozza, come narra il mio profilo). Ora, bisognerebbe stabilire che grado di parentela abbia col polpo e, di conseguenza, il tipo di reato, considerato che in questo post lo cucino, dopo averlo battuto o abbattuto, per giunta.  
Il dato di fatto è che il polpo, grazie alla cospicua  presenza nel mare salentino (mio padre, per intenderci), è un assiduo frequentatore delle nostre tavole, non solo della mia.
E poi “la morte de lu purpu è la pignata” (recita un vecchio proverbio leccese), quindi se qualcuno ha la responsabilità della fine del polpo, quella è la pignata*!
Chiarite le questioni legali e la mia innocenza, direi che posso cominciare a parlare di questo meraviglioso piatto della tradizione salentina, la cui essenza è sintetizzata in un altro proverbio locale  "Lu purpu se coce cu l'acqua soa stessa", il polpo si cuoce con la sua stessa acqua, a significare che il liquido rilasciato dal nostro caro octopus vulgaris è sufficiente per la sua cottura. 
Si aggiungono odori, un goccio di vino, pomodori, facoltativamente qualche patata, e quello si cuoce da solo. 
Sulle tavole salentine viene servito principalmente come piatto unico o secondo piatto, ma anche come antipasto o per condire la pasta (io, soprattutto), direi che come dessert lascia a desiderare...


* La pignata è la tipica pentola di coccio salentina, ne parlo sotto, nella sezione DI PERTINENZA.




RICETTA

 PURPU ALLA PIGNATA (POLPO ALLA PIGNATA, CON PATATE O SENZA)

Ingredienti per "x" persone (dipende se ci mettete le patate, se lo cucinate come antipasto, secondo, piatto unico o condimento per la pasta)

 

    1 Kg di polpo
500 g di pomodori freschi (o pelati oppure in salsa)
   4 spicchi d'aglio
   1 cipolla (o 2 scalogni)
 1/2 bicchiere di vino bianco
  qb di  peperoncino,  prezzemolo, alloro,  pomodori secchi sott'olio o rinvenuti in acqua tiepida
aromi: origano, alloro, rosmarino, pepe in grani

facoltative: 4 o 5 patate (circa un chilo)

Consigliati: una pignata e un camino acceso. Altrimenti una pignata, uno spargifiamma e un fuoco al
minimo a gas o elettrico. Ultima alternativa, una pentola d'acciaio e un fuoco al minimo a gas o elettrico. In ogni caso, munirsi di tempo, la cottura dovrà essere lenta.


Premesse:  
  •  Come tutti sanno, il polpo non ha solo la testa dura ma pure i tentacoli. Quindi per ammorbidirlo (ché i ragionamenti non servono, vedi sotto il DIVAGAmente) è necessario batterlo ripetutamente su uno scoglio o, in mancanza di questo, abbatterlo con il nel freezer qualche giorno.  Ovviamente, do per scontato che il polpo sia acquistato fresco, e non surgelato.
  •  I pomodori secchi non sono necessari, ma io li metto ovunque, me li inzupperei anche nel latte!
  •  La presenza o meno delle PATATE è fonte infinita di contenzioso fra le fazioni del sì e del no. Io, per essere equa e solidale, lo faccio a volte senza e a volte con.
SENZA: - nel caso voglia condirci la pasta, nel qual caso uso la salsa per ottenere un sugo più legato.
               - se voglio prepararlo come secondo piatto.
CON:     - come piatto unico, servito con crostoni di pane casareccio abbrustolito, e preparato rigorosamente con pomodori rossi freschi.
               - quando lo offro insieme ad altri antipasti tipici salentini (pittule, verdure grigliate, burrata, fave e cicorie,  panzarotti di patate al gavoi e menta, cozze gratinate, frutti di mare crudi, lampascioni, parmigiana, scapece gallipolina, alici marinate, impepata di cozze ok la pianto qui).


ESECUZIONE PROCEDIMENTO :

- Lavare il polpo sotto l'acqua corrente e tagliarlo in pezzi non troppo piccoli.
- Pelare le patate, tagliarle a pezzi, sciacquarle più volte e lasciarle a bagno in acqua fredda, così che perdano l'amido (ovviamente saltare questo passaggio se si decida di cucinare il polpo senza patate).
- Se si usano i pomodori freschi, sbollentarli un minuto, pelarli e privarli dei semi.

- Accendere il fuoco nel camino o quello a gas o quello che avete. Nel caso del gas, accendere il più piccolo e usare uno spargifiamma (a meno che non si usi una pentola d'acciaio). Erogazione al minimo. La cottura dovrà essere lenta.

- Versare qualche cucchiaio di olio nella pignata e farvi soffriggere la cipolla (io la grattugio), il peperoncino tritato e l'aglio.

- Aggiungere i pomodori secchi e le foglie d'alloro.

- Racchiudere gli aromi in una garza o in un ovetto da tè, compreso l'aglio imbiondito. Abbondare con l'origano.

- Finalmente è il turno del polpo, tuffarlo nella pignata.
- Aspettare che cacci l'acqua soa stessa (la sua stessa acqua).
- Aumentare la fiamma, aggiungere mezzo bicchiere di vino, aspettare che evapori e abbassare la fiamma prima che la pignata salti in aria (per dire, al più si spacca in due).
- Aggiungere i pomodori e gli aromi.
- Coprire e lasciar cuocere il polpo finché non comincerà ad ammorbidirsi. Il tempo necessario dipende da quanto è grosso il mollusco. Potrebbero volerci 3/4 d'ora così come due ore. Ho già detto che la cottura deve essere lenta?
- Aggiungere le patate scolate e terminare la cottura. Prevedere mezz'ora per le patate, altrimenti poi si sfaldano e si sciolgono nel sugo. Se si è optato per il senza patate, portare a cottura. Il polpo sarà pronto quando i rebbi della forchetta penetreranno senza difficoltà nel polpo. Io invece uso un metodo rivoluzionario: assaggio e continuo ad assaggiare finché il polpo è perfetto! 
- A fuoco spento, aggiungere il prezzemolo tritato.

Servire fumante e piccante, accompagnato con un buon vino salentino, magari un Negroamaro rosato.





DI PERTINENZA


LA PIGNATA

Con quella sua pancia larga, la terracotta porosa, lo smalto solo nella parte alta così da esser facilitata la presa, è la tipica pentola salentina, in cui si cucinano nel camino, oltre ai polpi frequentatori delle tavole del tacco, soprattutto legumi e carne.
Ha due manici ravvicinati che permettono una buona presa e soprattutto che non si surriscaldino a contatto col fuoco (a condizione che la pignata si ponga nelle fiamme dalla parte senza manici!), e, la parte non smaltata permette che possa trasudare il contenuto pur conservando il calore.
Grazie alla cottura lenta, al profumo della legna d'ulivo, alla porosità della terracotta  anche un semplice legume in acqua diventa meraviglioso.
(Grazie Annarita per la citazione!)



CON I CROSTONI DI PANE

In verità i crostoni migliori sono quelli di pane casareccio di grano duro, abbrustoliti sul fuoco e pucciati nel sughetto, però anche il pane arcobaleno non è niente male cu lu purpu!




CON LA PASTA
Un  primo piatto profumato di mare e di ulivi!




Tamara 


 PROVERBIalmente


lu purpu se coce cu l'acqua soa stessa

(il polpo si cuoce nella sua stessa acqua)

Dicasi, metaforicamente, di persona che cuoce  a fuoco lento nel suo stesso brodo: nei suoi difetti/dubbi/paranoie/incazzature, insomma... fa di testa sua, non ascolta nessuno e sbaglia, irrimediabilmente e testardamente.

Da non confondere con "gallina vecchia fa buon brodo" brodi diversi e soggetti diversi, storia diversa :)

Con i purpi invece ha a che fare un'altra espressione salentina, utilizzata spesso per definire le attività ludiche (ho detto lùrdiche? i salentini capiranno la battuta:) di certune donzellette, anche quelle che non vengono dalla campagna:

 "friscere purpi"
es. ... "nn'ha fritti purpi!!!"
ma questa non la spiego :)




Prima di lasciarvi, vi abbraccio con questo bellissimo Polpo d'amor di Capossela!






edit del 15.02.2016   

Qeusto è il polpo della mia dolce socia Emmettì! Buono e bello! Grazie tesoro ♥


giovedì 12 novembre 2015

Alici inventate e "rimpinzate"


Mi vien già da ridere perché, dopo aver pubblicato le ultime ricette, questa, questa e questa, (che zitte zitte hanno aspettato mesi e mesi prima di uscire allo scoperto), quella di oggi invece non solo non è passata sul nastro delle anteprime, ma approda qui in condominio, senza manco passare dal via!
Ahahahahaahahahhahaha...
Poi dici perché una è svalvolata eh??? :-DDD

Ricetta che nasce per una cena a tema con una delegazione di cugini :-))))
Ah, volete sapere qual'era il tema??? "Sicilia in tavola"
Aperitivo ed antipasto li avevo già in mente.
Un primo anche.
Mancava un secondo, che volevo leggero ma al tempo stesso gustoso.
E così ho pensato a queste alicine rimpinzate (voce del verbo rimpinzare) ispirandomi alla tradizione siciliana di "imbottire", appunto, quasi tutto!
Veloci da preparare, ma ancor più da mangiare!! ;-) ;-) ;-)
Eccole qua!




INGREDIENTI (dosi per 4 persone)

  • 700 g di alici freschissime (al netto degli scarti)
  •   60 g di pane grattugiato (possibilmente fatto in casa)
  •   30 g di pecorino romano grattugiato (oppure del parmigiano per un sapore più delicato)
  • la scorza grattugiata di 1 limone verde
  • olio extra vergine di oliva 
  • prezzemolo
  • cubetti di scamorza
  • sale

PREPARAZIONE

Per prima cosa pulire le alici aprendole a libro e, dopo averle private della lisca centrale, fare attenzione a mantenere uniti i due filetti.
Sciacquarle velocemente e, con molta delicatezza, tamponarle con della carta assorbente (possibilmente non colorata)
Tostare il pangrattato in una padella antiaderente, prestando attenzione a non farlo colorire troppo.
In una ciotola, mescolare il pangrattato con l'olio, il formaggio grattugiato, la scorza di limone ed il prezzemolo tritato. Passare le alici in questa panatura, e mettere al centro di ognuna un pezzetto di scamorza; arrotolarle su se stesse fermando l'estremità con uno stecchino.
Mano a mano che si formano i rotolini, disporli in una teglia ricoperta di carta forno e in ultimo versare dell'olio a filo.
Accendere il forno a 200° in modalità ventilato e cuocere per circa 10 minuti.

Appena tirate fuori dal forno, mentre sfrigoleranno ancora, dare una leggerissima spolverata di sale e servire immediatamente!



Non abbiate cura di togliere gli stuzzicadenti: serviranno a mo' di posata, per far volare in bocca questi bocconcini croccanti dal cuore filante! ;-) ;-) ;-)
Sono certa che rimarrete stupiti quanto me, su come un semplice pesciolino possa sprigionare così tanto sapore!




PER SAPERNE DI PIÙ'                                                                                                                                                    
Una descrizione dettagliata ed un video esplicativo su come pulire le alici, qualora il vostro pescivendolo non lo faccia per voi ;-) ;-)

Il mio augurio vi accompagni per tutto il giorno!

Siate lieti, sempre!


Edit del 23 novembre 
E queste le alici della mia adorabile Tam, fatte domenica a pranzo ed immortalate per noi! 
Grazie, grazie, grazie, Tam!!!! :-)))))))))




Edit del 25 novembre
E queste le alici della mia adorabile Silvia, fatte ieri sera per cena ed immortalate per noi! 
Grazie, grazie, grazie anche a te Silvia!!!! :-)))))))))


Visualizzazione di AliciRimpinzate_Tam.jpg
Visualizzazione di AliciRimpinzate_Tam.jpg

giovedì 16 luglio 2015

Il megafrittatone di un giorno di piena estate

... ma anche di pieno inverno!


E l'autunno e la primavera? Mica vorremmo lasciarli fuori no?!?! :-)))))))))

Dopo il mio ultimo post in cui leggerezza e freschezza trionfavano alla grande, oggi vi propongo un piatto che invece di leggerezza e freschezza non ha proprio un bel niente se non il fatto che, essendo una preparazione che può farsi anche il giorno prima, la freschezza la si può trovare solo dopo il riposo in frigo :-))))))))

"Ma allora scusa, perché ci proponi questo piatto proprio in questi giorni di caldo caldissimo???"

Beh, semplicemente perché è buono.
E poi perché mi ricorda i bei tempi dell'università: questa era la frittata con cui, insieme al gruppo di studio, si festeggiavano i buoni esiti degli esami (ma a volte anche quelli meno buoni!!!)
Poi perché è una preparazione così versatile che raccoglie i gusti di tutti i palati, anche quelli più diffidenti.
E poi perché mi diverto ogni volta a farla.
E poi perché anche questa ha preso parte alla tavolata di qualche settimana fa.
Una bellissima domenica in cui il caldo ha fatto da padrone, senza però intaccare la felicità di un gruppo di svalvolati nell'essersi ritrovati qualche ora insieme! :-)))))))

" Sì, sì ho capito, ho capito! Forza allora, dicci come si fa 'sto frittatone!" 



GLI INGREDIENTI




Dosi per una frittata di circa 26-28 cm (6 persone)

2 peperoni belli grandi (uno giallo e uno rosso)
2 cipolle bianche 
3 salsicce
8-10 uova  
una manciata di patatine da friggere
origano
sale
pepe
olio extravergine di oliva


LA PREPARAZIONE

Lavare le verdure e ridurle a striscioline di circa un centimetro.


Mentre si piange per la cipolla cantare una canzone (che è dimostrato faccia sentire meno il fastidio) e bearsi delle note che escono fuori dalla propria bocca! ;-))

Spellare la salsiccia e ridurla in piccoli fiocchi, semplicemente spezzettandola con le mani.
Mentre si fa questa operazione, invece, tapparsi la bocca con qualche altra cosa per evitare la tentazione di smangiucchiare i pezzetti di salsiccia cruda che è buonissima!
Come?????? Voi non lo fateeeee??????? Beati voi!!!!

Ora che tutto è pronto per la cottura, prendere una padella (quella che poi useremo per fare la frittata) e soffriggere distintamente prima le verdure, regolando di sale e pepe,  e poi la salsiccia fino ad ottenere il grado di cottura come si vede dalle foto qui al lato. ;-)
Sia la cipolla che il peperone, devono soffriggere a fiamma vivace, in modo da far rimanere la croccantezza delle verdure.

Una volta cotte tutte le verdure, la salsiccia e le patatine, mescolare il tutto in una capiente ciotola e spolverare con abbondante origano (severamente vietato l'assaggio, anche solo per sondare la sapidità)
È arrivato il momento di fare la frittata
Lavare la padella nella quale avete cotto le verdure e la salsiccia ed irrorarla con un goccio d'olio, versarvi il mischiotto di verdure e salsiccia ed accendere il fornello a fiamma vivace.
Quando il tutto frigge allegramente, versare le uova precedentemente sbattute e regolate con sale e pepe e procedere con la cottura.
Ora, di certo non starò qui a spiegarvi come si fa una banale frittata! ;-)
Ma raccomando un'attenta cottura perché data l'abbondanza di uova e farcitura, il rischio è che l'interno possa rimanere un po' crudino e una frittata crudina non è buona no???

Et voilà, ecco il risultato!


D'inverno buonissima appena tolta dalla padella e ancora fumante.
In primavera squisita per le verdure appena sbocciate.
In estate ottima preparata la sera prima e mangiata fredda il giorno dopo.
E in autunno????
Decidete voi come consumarla!!! :-)))

Vi lascio qualche altro scatto, fatto in quel sogno di giorno di piena estate con la speranza di farvi venir voglia di correre a preparare questo frittatone!!!! :-))

E non dimenticate eh?
Siate lieti, sempre!




Emmettì.

domenica 24 maggio 2015

Polpette di melanzane. Fritte e contente!


Lo so, si dovrebbero usare i prodotti di stagione, ma queste polpette erano destinate ad una 
persona che ha ben più gravi problemi che pensare ad una verdura fuori stagione. Perciò non ci ho pensato un attimo di più, ho comprato le melanzane e le ho trasformate in polpette!




INGREDIENTI per 30 polpette medie 

1500 g di melanzane scure
  200 g di pane grattugiato
  150 g emmental svizzero
      2 uova
         sale e pepe q.b. 
farina per panare le polpette
olio e.v.o per friggere

PROCEDIMENTO

Togliamo il picciolo alle melanzane, laviamo e mettiamo su una teglia. Inforniamo a 180° per 3/4 d'ora circa, o finché la polpa non è cotta (fare prova forchetta). Lasciamo raffreddare poi apriamo a metà e grattiamo tutta la polpa che triteremo in un cutter. Mettiamo la polpa tritata in una ciotola e aggiungiamo le uova, il formaggio grattugiato, il pane grattugiato, sale e pepe e amalgamiamo il tutto. Questo composto può essere conservato per alcune ore in frigo, io l'ho preparato la sera e fritto il giorno dopo. 

Riprendiamo il composto, formiamo delle polpette che passeremo nella farina. 
Scaldiamo l'olio in una larga padella e friggiamo le polpette, rigirandole un paio di volte, fino a doratura. Andrebbero servite calde, io le preferisco a temperatura ambiente. 
Ottime come antipasto e secondo piatto. 



Silvia

martedì 14 ottobre 2014

Tortino di patate e funghi


Diamo il benvenuto all'autunno? Dal colore delle foglie si direbbe di sì. Dal clima, siamo ancora in estate. Quell'estate che si è collocata fuori posto per tutto l'anno!
Comunque sia ve ne lascio un anticipo, attraverso una ricetta presa da qui.


Ingredienti da me leggermente modificati, anche nelle dosi.

  • 500 g di patate (peso a crudo con buccia)
  • 400 g di funghi (già mondati)
  •  100 g di pane grattugiato
  •   50 g di parmigiano
  • 115 g di emmental grattugiato tipo julienne (lo metto un po' in freezer, così si grattugia con più facilità)
  •   45 g di scamorza dolce
  • 2 uova
  • 1 spicchio di aglio
  • olio evo q.b.
  • sale e pepe


Procedimento

Lessiamo le patate con tutta la buccia, appena cotte le estraiamo dalla pentola, facciamo intiepidire il tempo necessario per pelarle senza ustionarci le dita e schiacciamo come per il purè.

Tagliamo a pezzettoni i funghi, precedentemente puliti e lavati e teniamo da parte.

Prendiamo una padella, sbucciamo l' aglio e mettiamo a soffriggere con un po' di olio (dentro la padella che avevamo preso, ovviamente!!), versiamo i funghi e cuociamo per 10/15 minuti a fuoco non troppo basso girandoli spesso, aggiustare di sale e pepe se si gradisce.

Riprendiamo le patate schiacciate, mettiamole in una ciotola capiente e versiamo le due uova, il parmigiano, l'emmenthal e la scamorza.

Amalgamiamo bene, poi aggiungiamo i funghi cotti e incorporiamo delicatamente al composto. 

Foderiamo una teglia con della carta forno bagnata, strizzata e unta di olio, versiamo sopra il composto, livelliamo e inforniamo a 190° per una decina di minuti o fino a doratura.



Note

Secondo me questo tortino avrebbe dovuto avere una consistenza più morbida, meno compatta. Malgrado abbia da subito diminuito il pane grattugiato, la prossima volta ridurrei ancora.



Silvia


lunedì 28 aprile 2014

Uova sode in crosta di lenticchie



Eccomi di nuovo qui!
Come sono andate le vacanze pasquali? Avete mangiato cose buone? Avete viaggiato?
Spero siate riusciti a fare entrambe le cose!

Dovevo decidermi a postare una ricetta post festività ma proprio non mi veniva in mente nulla. Ho iniziato così a sfogliare riviste di cucina per qualche spunto, ma l'occhio mi cadeva sempre sui lievitati, che avevo deciso di non pubblicare considerato che in questi giorni tra colombe, casatielli, tortani, danubi, angeliche  e via di seguito, siamo lievitati anche noi!
Quindi come vi dicevo sfogliando qua e là mi colpiscono queste uova in crosta trovate su cucina moderna... del 2006!!! Ma quando mi deciderò a smaltire un po' di roba per lo più inutile e inutilizzata?!? 
Vabbè, intanto vi metto ingredienti e procedimento.

Ingredienti
  •      6 uova
  • 250 g di lenticchie lessate e sgocciolate (potete usare anche quelle in barattolo già cotte)
  • 100 g di pangrattato
  •     2 cucchiai di grana grattugiato 
  •     2 cucchiai di prezzemolo tritato
  •     1 spicchio d'aglio
  •   50 g di farina
  • sale e pepe 
  • olio per friggere ( io di arachidi )



Procedimento
Rassodare 4 uova in una pentola di acqua fredda, portare a bollore per 8 minuti.
Freddare sotto un getto di acqua fredda e sgusciarle.
Tritare aglio e prezzemolo e traferire in un mixer con le lenticchie sgocciolate, un pizzico di sale e pepe e frullare fino ad ottenere una purea.
Trasferire la crema in una ciotola e aggiungeteci 2 cucchiai di pangrattato, il grana e un uovo.
Amalgamare bene il tutto e ricopriteci le 4 uova facendo aderire bene il composto. Passare prima nella farina poi nell'uovo battuto (l'ultimo rimasto) e in ultimo nel pane grattugiato.
Friggere in olio caldo e profondo (deve coprire abbondantemente tutto l'uovo) per qualche minuto, fino a doratura.
Sgocciolare su carta assorbente e servire subito.



Note

Mi è avanzato un po' di impasto della crosta di lenticchie, poco eh, così ho fatto due polpettine al volo, poi fritte anche quelle. Sapete che forse mi piacciono ancora di più senza l'uovo sodo all'interno? Forse perché così si percepisce meglio il gusto delle lenticchie. 
Provatele e poi ditemi che ne pensate!

Alla prossima


Silvia

lunedì 24 febbraio 2014

di Calamari incrostati e assonanze



Dopo torte, frutta candita, panettoni, e post 3x1, finalmente una cosa normale e veloce. E, soprattutto, un secondo. Ed è anche la seconda ricetta di secondo che postiamo nel condominio. Ve la dico in un secondo. Fra un secondo...... eh lo so.... quanto a scempiaggine non sono seconda a nessuno :)

Calamari in crosta o incrostati.

Questo è un piatto che faccio spesso, che mi viene richiesto sempre nelle cene ognunoportaunacosa, che non mi delude mai, che posso preparare in anticipo, che posso variare nel soggetto principale, che cuocio in modo diverso a seconda (eddaje!) di come mi gira, e, ultimo ma non ultimo (semmai, secondultimo....) buonissimo. A condizione di usare calamari freschi, e se possibile pane grattugiato fatto in casa. Se poi riusciamo anche a coltivare il prezzemolo e lo zenzero, e a torchiare l'olio dalle olive che abbiamo in giardino e a pescare i calamari....





RICETTA


Ingredienti per 4 persone normali o 6 a dieta:

  1 kg di calamari freschi
250 g di pane grattugiato (se fatto in casa è meglio)
  50 g di formaggio pecorino semistagionato o stagionato
150 g di olio e.v.o.
    1 radice di zenzero (5 o 6 cm)
 q.b. prezzemolo
 q.b. aglio grattugiato, schiacciato o in polvere
        zeste di limone (facoltative)

Cliccare sulle immagini per ingrandirle



- Lavare i calamari,  staccare la testa (oddio!),
- eliminare la cartilagine interna,  tirar via la pelle (orrore!),
- praticare dei tagli sulla pancia (terribile!),
- estrarre eventuali viscere residue (ce la potete fare!),
- con una forbice strappare gli occhi dalle teste tagliate (!!!!!!!!!!!!)

..... superato l'impasse e pensato che il lavoro di anatomopatologo è fra i più brutti del mondo, sciacquare ancora i calamari sotto l'acqua corrente e asciugarli.

Preparare la crosta.
- Mescolare il pane grattugiato con il pecorino, il prezzemolo tritato, l'aglio e lo zenzero grattugiato.
- Per ottenere una grana molto sottile si può dare una botta di cutter o tritatutto.
- Aggiungere l'olio e mescolare fino ad ottenere un composto abbastanza bagnato da aderire ai calamari.
- Impanare bene bene i calamari, se il pangrattato si ficca dentro la pancia meglio ancora, far aderire bene e decidere come  
cuocerli.
- Alla griglia, ma si tenga conto che parte della panatura andrà persa, oppure in teglia. Altrimenti  si può fare così: poggiare con delicatezza i calamari sulla griglia del forno e cuocere i primi dieci minuti nella parte più bassa del forno e 10 minuti sulla parte più alta con grill acceso. In questo modo i calamari si cuociono e dorano sia sotto che sopra senza necessità di girarli. Sotto la griglia è bene posizionare una leccarda che raccoglierà eventuali bricioline di pangrattato o liquidi.

Prima di servire, se gradito, si può rinforzare il profumo dello zenzero con buccia di limone grattugiata.

Visto? Finito! Un secondo che si fa in un secondo!










DI PERTINENZA


- Il pangrattato eventualmente avanzato si può surgelare. Sarà già pronto per un'altra occasione.
- Con la stessa panatura, come dicevo nella intro, si può cambiare il soggetto, è ottima sia per incrostare gamberi e scampi, sia per impanare tranci di salmone o pesce spada.

 


E poi, non mi ricordo se l'ho già detto, ma questo è il secondo secondo che..... :)




altre foto: http://visionigustative.blogspot.com/2014/02/calamari-in-crosta-alla-griglia.html


 DIVAGAmente


Assonanze




Mare
 
                      Amare

                                               Tamara

                       ama
 
il mare

 .
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...e se mi chiamassi Elisabetta?!?


Tamara