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venerdì 20 dicembre 2019
Panforte.
Cucinato da
Emmettì
Ammetto di essere stata un po' cattivella, nel precedente post, quando ho lanciato l'indovinello su quale sarebbe stata la prossima ricetta. Avrei dovuto dirvi almeno che non si trattava di biscotti.
E allora ecco svelato l'arcano: oggi vi beccate questo panforte! :-DD
Mi perdonino gli amici senesi, ma a questo dolce non avrei dato un centesimo (o almeno a quello di tipo industriale); mi son dovuta ricredere quando lo scorso anno ho assaggiato quello preparato da mia sorella. Che dire? Un'esplosione pazzesca di sapori dati dalla frutta secca, i canditi, il miele e la miscela di spezie a cui si aggiuge una consistenza del tutto particolare: un po' tenace, a tratti leggermente gommosa, in altri ancora croccantissima. E si! Ci avevano visto lungo gli inventori di questo dolce.
Non mi dilungo oltre, vi racconto come si prepara (anzi come lo ha preparato lei) e vi invito caldamente a farlo! :-D
INGREDIENTI (dosi per una teglia a cerniera da 22 cm di diametro)
Per l'impasto
350 g di mandorle con la pelle
100 g di scorza di arancia candita*
100 g di scorza di cedro candita*
150 g di farina di forza tipo 0 (o manitoba)
150 g di miele d’arancia
150 grammi di zucchero a velo
10 g di miscela di spezie in polvere (composta da noce moscata, chiodi di garofano,
coriandolo, zenzero e cannella).
25-30 g d’acqua
1 foglio di ostia alimentare per il fondo del panforte (facoltativo)
* se non avete i canditi fatti da voi, assicuratevi di acquistare quelli di ottima qualità (lassate perde quelli del supermercato).
Per la finitura
zucchero a velo NON igroscopico
• Preparare prima di tutto lo stampo rivestendolo prima con carta forno e poi ponendo sul fondo l’ostia ritagliata ad un diametro di 18 cm.
• Preriscaldare il forno a 180°C e tostare le mandorle per 7-8 minuti.
• Tagliare a pezzettini le scorze di arancia e di cedro canditi; poi, in una ciotola, mescolare la farina, le spezie, i canditi, le mandorle tostate e mescolare velocemente con le mani.
• Preparare lo sciroppo, versando in un pentolino il miele, l’acqua lo zucchero a velo; mescolare il tutto e mettere sul fornello a fuoco basso e portare a bollore. Spegnere e versare lo sciroppo nella ciotola.
• Amalgamare tutti gli ingrediente ottenendo un impasto bello denso, molto "colloso" ed elastico; trasferirlo nello stampo e livellarlo con le mani inumidite, premendo bene.
• Far cuocere in forno caldo a 180°C per 25-35 minuti; trascorso questo tempo togliere lo stampo dal forno, privarlo dell'anello a cerniera e proseguire la cottura per altri 5 minuti.
Sfornare e lasciar raffreddare.
Quando il panforte è ben freddo, togliere dallo stampo e posizionare su un vassoio, poi ricoprire con abbondante zucchero a velo e servire.
Vi lascio con questo ultimo scatto e qualche curiosità, se volete ancora fermarvi a leggere.
Ah, dimenticavo! Ultimo e doveroso ringraziamento a mia sorella, che ha preparato il panforte facendomene dono. :-DDD
Non so se riuscirò a tornare qui prima di Natale con un'altra ricetta. Ho fatto male i conti con il tempo che, inesorabilmente, scorre veloce ed io non sempre riesco a mantenere il passo.
E allora, per sicurezza, giungano a ciascuno di voi gli auguri di Buone Feste da tutta la cucina condominiale. ♥
Magari torniamo a leggerci la prossima settimana!
A prestissimo.
Emmettì
CURIOSITÀ E LEGGENDE
Con l’arrivo delle festività natalizie ritornano i tipici dolci che accompagnano i pasti delle feste come il panettone e il pandoro, ma anche i dolci tipici regionali che non mancano sulle tavole degli italiani. In particolare in Toscana il panforte è un dolce che è sempre presente ogni anno.
Il nome deriva da un dolce che veniva preparato fino al X secolo, il “panmelato”, una semplice focaccia con acqua e farina a cui venivano aggiunte miele e frutta per insaporirla. Durante l’estate e la primavera, questo dolce si ammuffiva e si seccava donando al dolce il tipico sapore asprigno e acido, insomma un sapore forte.
Verso la seconda metà del XIII secolo arrivarono le spezie dall’Oriente, come il pepe, che venne aggiunto alla ricetta originale a cui venivano tolte le mele diventando il panpepato che per molti secoli fu considerato un dolce gemello al panforte.
Veniva richiesto soprattutto dalle persone più facoltose come le famiglie nobili e il clero che ne facevano incetta presso gli speziali (gli antichi farmacisti) poiché gli ingredienti costosi e rari all'epoca lo rendevano molto caro.
Al giorno d’oggi nella città di Siena viene preparato con 17 ingredienti in tutto, tante quante sono le contrade della città, una ricetta che viene tramandata dal 1675.
Curiose anche le leggende che girano sull'origine del panforte: secondo alcuni suor Ginevra, chiusa in convento per un amore impossibile, mentre stava preparando il classico panmelato sentì dalla finestra la voce del suo amato messer Giannetto da Perugia, dato per morto durante le crociate.
Per l’emozione versò una dose incontrollata di pepe e spezie, creando così il classico panforte. Secondo un’altra leggenda suor Berta creò questo dolce altamente energetico e corroborante con miele, mandorle, pepe e spezie per riabilitare i senesi indeboliti dall'assedio della città.
Queste sono solo alcune leggende che girano sull'origine di questo dolce natalizio, anche se tra queste leggende c’è una storia vera, quella del panforte margherita, la versione più conosciuta del panforte senza concia di melone e con una copertura di zucchero vanigliato anziché di pepe nero, creata da uno speziale in onore della visita della regina Margherita di Savoia.
Gli ingredienti principali di questo panforte sono miele, mandorle, noci, cedro, scorza d’arancia candita e spezie come chiodi di garofano e noce moscata. Ancora oggi molti toscani, e non solo, festeggiano il natale con una fetta di buon panforte, che può essere trovato facilmente sulle bancarelle dei mercatini di Natale toscani.
Da gustare magari con un bel bicchiere di vin santo, di vino nobile o di vino cotto abruzzese.
Fonte: dal web.
martedì 10 dicembre 2019
Krumiri alle nocciole
Cucinato da
Emmettì
Pronti per scoprire un altro biscottino goloso? È la volta di questi krumiri alle nocciole.
Li ho chiamati così perché hanno la stessa forma che ricorda il famoso biscotto di Casale Monferrato; in realtà, pur avendo in comune quasi gli stessi ingredienti, i miei provengono dal quaderno di mia mamma sul quale ha annotato la ricetta datale da una sua amica siciliana.
Una pasta frolla arricchita da una tempesta di granella di nocciole che conferisce un sapore e un profumo spettacolare.
Questo è un biscottino che definirei "da meditazione": dopo cena, con un calice di vino in mano seduti davanti al camino.
In realtà il ricordo che ho di questi biscotti mi fa tornare indietro di quarant'anni, quando la vigilia di Natale mamma ne preparava in numero spropositato, tanto da metterli nelle ceste di vimini e avvolti da immense tovaglie per portarli il giorno seguente a casa di mia nonna, dove un altrettanto numero spropositato di commensali, si riuniva per il pranzo (altro che meditazione! C'era una caciara pazzesca!). E noi bambini, ovviamente, non aspettavamo che il dolce.
Vi racconto come si fanno. :-)))
Ingredienti (per circa 80 biscotti)
500 g di farina 00
200 g di burro morbido
200 g di zucchero
2 uova
½ bustina di lievito per dolci
½ guscio d'uovo di liquore Strega
200 g di nocciole tritate grossolanamente
In una ciotola bella larga, setacciare la farina insieme al lievito e formare una fontana al centro della quale versare lo zucchero, il burro bello morbido, le uova ed il liquore.
Iniziare ad impastare con le mani e poco dopo aggiungere anche le nocciole tritate continuando sempre il lavoro di mani simulando una sorta di sfregamento. Fermatevi quando il composto avrà assunto l'aspetto di "son tutto briciole".
Munirsi di una bocchetta a stella col diametro della punta di un centimetro e mezzo e passarvi dentro l'impasto come fosse un estrusore, cercando di dare al biscotto una forma leggermente angolata.
È comodo eseguire questa operazione direttamente sulla teglia ricoperta di carta forno in modo da avere i biscotti già pronti per la cottura.
Accendere il forno a 180° e, una volta raggiunta la temperatura, cuocere per circa 20-25 munuti o fin quando saranno leggermente dorati sopra e più ambrati sotto.
Terminata la cottura della seconda teglia, radunare tutti i biscotti in una unica e mettere di nuovo in forno (spento) con lo sportello a spiffero in modo da raggiungere una fragranza ottimale.
Pronti per l'assaggio? :-DDD
Siamo già a martedì ed io sono un po' in ritardo con le proposte che volevo lasciarvi prima delle feste.
La prossima ricetta sarà a tema fortemente natalizio e ci sposteremo in un'altra delle nostre bellissime regioni: la Toscana. Chi indovina cosa vi farò trovare la prossima settimana ne riceverà un assaggio in omaggio. :-DDDDD
A presto!
Emmettì.
martedì 19 dicembre 2017
Cranberry, oat and white chocolate biscuits. Ottolenghi mi hai rapita!
Cucinato da
Emmettì
Vi avevo avvisati che ci sarebbero stati ancora biscotti nella cucina condominiale, no?
E quelli di oggi son davvero speciali. Io li ho già fatti e rifatti, regalati e ri-regalati, perché tutti quelli a cui li ho donati mi han chiesto il bis, con la scusa che è Natale!!
Non la so descrivere la perfezione, ma so che la perfezione sta in questi biscotti.
Sapevo che non sarebbe stato facile scrivere questo post, ma ci provo e vado subito al sodo.
Fino ad un mese fa non avevo mai sentito parlare di Ottolenghi, né mi era capitato di inciampare in qualche sua ricetta. Poi un giorno, mentre sceglievo un libro da regalare, vengo attratta da questa copertina e da lì un balzo al cuore, come un salto nel vuoto.
Voglio scoprire chi è Yotam Ottolenghi, e mi metto subito alla ricerca; leggo stralci della sua biografia, guardo foto, osservo gesti e ne resto letteralmente incantata.
Desidero che i suoi libri entrino quanto prima nella mia cucina, ma da dove iniziare??
È da un po' di tempo che penso di riprendere lo studio dell'inglese, e allora perché non ripartire proprio con un libro di dolci? Ed ecco che Sweet è arrivato. Con una sorpresa in più...
La mia socia Silvia, avendo intercettato l'intenzione del prossimo acquisto, mi ha letteralmente battuta sul tempo e... indovinate un po'?? Il libro me lo ha fatto recapitare direttamente sulla mia scrivania!!! Che emozione! 。♥‿♥。
La sera stessa non ho neanche cenato. Quando sono arrivata a pagina 24 sono stata letteralmente rapita e non ho desiderato far altro: ho radunato tutti gli ingredienti sul tavolo e il mattino dopo, i biscotti erano pronti per la colazione. :-))))))
Ovviamente non ho modificato niente della ricetta. Neanche il titolo, che ho voluto lasciare in inglese per non contaminare, anche solo con le parole, la perfezione appunto!
Eccoli qua i miei Cranberry, oat and white chocolate biscuits. Fateli anche voi. Almeno una volta!
INGREDIENTI (per circa 40 biscotti da 6 cm di diametro)
150 g di mandorle intere con la pelle
150 g di farina 00 + una manciata per la lavorazione successiva
150 g di fiocchi d'avena
75 g di farina integrale
1/4 di cucchiaino di sale
225 g di burro a temperatura ambiente tagliato grossolanamente in pezzi da 3/4 cm
100 g di zucchero semolato
scorza grattugiata di un'arancia grande (non trattata)
125 g di cranberries tagliati a metà e ammollati in 25 ml di succo d'arancia
250 g di cioccolato bianco per la finitura
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| (clicca per ingrandire) |
Nel frattempo mettere in ammollo anche i mirtilli nel succo d'arancia.
In una ciotola setacciare i due tipi di farina, aggiungere il pizzico di sale, i fiocchi d'avena e le mandorle; mescolare con le mani e riservare.
In un'altra ciotola mettere il burro ammorbidito insieme allo zucchero e la scorza di arancia; lavorare con le fruste di un mixer fino ad ottenere un composto soffice e leggero. Aggiungere il mix di farine mandorle, fiocchi d'avena, mirtilli rossi e succo d'arancia; amalgamare il tutto per ottenere un impasto che sta insieme e rovesciare su un piano di lavoro. Con l'aiuto di una spolverata di farina, formare una palla e stendere ad uno spessore di circa 5 mm.
Con una formina tonda, ricavare dei biscotti e posizionarli direttamente su una teglia da forno foderata con apposita carta. Lasciar cuocere per 15 minuti fino a quando i bordi iniziano a dorare; sfornare e lasciarli raffreddare nella teglia. Solo quando saranno ben freddi, fondere il cioccolato in una ciotola poggiata su una casseruola con acqua che bolle dolcemente e mescolare fino a che non sarà tutto completamente sciolto. In questa fase, fare attenzione che la base della ciotola non tocchi l'acqua della casseruola, (il cioccolato bianco deve fondere a temperature molto delicate).
A questo punto glassare i biscotti con il cioccolato, usando il dorso di un cucchiaino.
Lasciare asciugare bene prima di confezionare o servire.
CURIOSITÀ
Ottolenghi, nel libro, racconta che questi biscotti venivano preparati e stravenduti nel suo negozio per il Thanksgiving, ma i clienti hanno continuato a chiederli anche dopo, ragion per cui la produzione si è estesa a tutto l'anno! Ci sarà un motivo??? :-DDDDDDD
Buon Natale, care lettrici e lettori!
Vi auguriamo di trascorrere giornate serene, piene di sorrisi e in compagnia di chi amate.
Tamara, Silvia, Emmettì
lunedì 4 dicembre 2017
Torroncini abruzzesi: tre ingredienti per un'esplosione di bontà!
Cucinato da
Emmettì
Come possono solo tre ingredienti far uscire una roba del genere??
È questa la domanda che mi son fatta la prima volta che ho assaggiato i torroncini abruzzesi!
Non mi pareva possibile che un biscotto fatto di solo zucchero, albume e mandorle potesse essere così tremendamente buono! Ma, al tempo stesso, non ho fatto nessuna fatica ad arrendermi a questa "verità". :-)))
Così, giorni fa, mentre buttavo giù la lista dei biscotti da regalare per le feste, mi son ricordata anche di loro, per poi chiedermi come ho fatto a portare solo ora questa bontà nella cucina condominiale!?!?!
Che poi i torroncini capitano proprio a ciccio in prossimità del Natale quando, dopo aver panettonato, ci si ritrova in frigo un bel barattolo pieno di albumi (perché mica si buttano, no???).
Ecco allora come riciclarli. Vi garantisco che anche voi rimarrete quasi increduli del risultato che si ottiene! E soprattutto tornerete a farli anche quando non ci saranno albumi da smaltire! ;-)
RICETTA (per circa 50 torroncini)
» 330 g di mandorle con la pelle e di ottima qualità
» 230 g di zucchero extrafine
» 2 albumi a temperatura ambiente
» 1 scorza grattugiata di limone
Far tostare le mandorle in una padella (a fiamma bassa) o nel forno (max 100°) per una decina di minuti e poi tritarle a farina non troppo sottile.
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| (clicca per ingrandire) |
Montare a neve ferma gli albumi, aggiungendo mano a mano lo zucchero e continuare a montare fino ad ottenere una meringa lucida.
Unire alla farina di mandorle 2/3 della meringa (la restante parte servirà per glassare i biscotti) e mescolare con un cucchiaio o con le mani.
Nel frattempo, accendere il forno a 90° in modalità ventilato.
Ottenuto un composto ben amalgamato, trasferirlo su un piano di lavoro (marmo o tappetino di silicone) e con le mani appena inumidite, formare due rettangoli con dimensioni approssimative di 35x7x1,5 cm (vedi foto passo passo). Spalmare su ciascun rettangolo il resto della meringa e tagliare i torroncini posizionandoli direttamente su una teglia rivestita con carta forno.
Infornare per circa un'ora, controllando di tanto in tanto che la meringa non prenda colore.
I torroncini non dovranno cuocere, ma solamente asciugarsi (al progressivo trascorrere dei minuti, la vostra cucina sarà inondata da un profumo irresistibile!).
Trascorso il tempo indicato, spegnere il forno e mettere lo sportello in fessura (con una pallina di carta stagnola oppure con il manico di una cucchiarella di legno), lasciando che i torroncini si raffreddino completamente prima di essere sfornati.
Appena freddi, chiuderli in un sacchetto al riparo dall'aria per mantenere intatta la loro tipica croccantezza.
Quando andrete a prenderli in mano, vi accorgerete che son diventati leggerissimi, oserei dire quasi eterei!
E come posso descrivervi l'assaggio?? Al morso, la prima cosa che si incontra è lo strato di meringa, friabilissimo e scioglievole, per poi arrivare allo strato sottostante in cui la farina di mandorle tostate, regala una croccantezza e un sapore senza eguali!
Allora, li proverete??
Io intanto ve ne offro uno (ma anche due, tre, quattro) per iniziare la settimana con brio e con energia da vendere!
Come tutti i biscotti, anche questi migliorano col passare dei giorni. Assaporateli a distanza di una settimana per scoprire come gusto e profumo si esaltino alla perfezione!
PASSATEMPO
Passa che? Passatempo?? Esistono ancora i passatempo???
Le nostre giornate sono ormai una corsa contro il tempo!!!!
Sono rari i momenti in cui ci troviamo con le mani in mano e non saper cosa fare!
Ma questo è un male. È un male per noi! Perché dovremmo ritagliarcelo un momento della giornata/settimana/mese, in cui il tempo possa scorrere senza che gli si corra contro! Che possa scorrere per fare quello che ci piace, e che ci consente di apprezzare anche le piccole cose!
Ecco, in occasione di questo post, con la scusa di allestire un set fotografico natalizio, mi sono regalata un momento per realizzare questi abeti con i centrini di carta (qui il tutorial e un'idea su come fare un bellissimo centrotavola per le prossime feste) che mi piacciono da morire! :-))))))
Buon inizio di settimana a tutti voi!
A rileggerci presto! :-)))
Emmettì.
mercoledì 21 dicembre 2016
La Brioche di Natale. Presto che è tardi!
Cucinato da
Emmettì
Ed eccoci nel bel mezzo della settimana di Natale!
Anche voi state facendo i conti con le lancette che hanno messo l'acceleratore??
Volevo fare tante cose quest'anno, anche da condividere con voi su queste pagine, e invece mi trovo senza un bel niente tra le mani, se pur con un bell'asso nella manica (ma non perché abbia iniziato a giocare a carte eh??) :-)))
Sappiamo bene che per fare un buon panettone ci vuole, il tempo di preparazione, lievitazione, e soprattutto quello del riposo prima di essere consumato: almeno 10-15 giorni affinché profumi e consistenze diano il meglio di sé.
E oggi è 21 dicembre.
Non ce la farò mai a farne uno per poter essere aperto il giorno di Natale,
Ma voglio lo stesso portare a tavola qualcosa preparato da me e, casualmente (sarà poi vero che è stato un caso??) qualche giorno fa mi capita sotto gli occhi questa ricetta.
Leggo velocemente gli ingredienti, faccio un controllo in dispensa, e mi dico: ma sì, proviamola!
Sono rimasta estasiata dal risultato.
Una pasta scioglievole, filante e soffice proprio come quella di un panettone ed un profumo che si stampa nelle narici (ma anche in testa) facendo dimenticare che si tratta invece di una brioche.
Ecco, non mi dilungo oltre, perché è tardi e se anche voi avete i minuti contati, o se non vi sentite pronti per affrontare il Re dei lievitati, allora vi invito a provarla questa brioche, per coccolare voi ed i vostri cari e per regalarvi un signor lievitato fatto con le vostre mani che sa proprio di Natale!
Sono certa che anche voi sarete increduli ed entusiasti del risultato.
Quella che vedete in questa foto è stata presa d'assalto durante le colazioni degli ultimi giorni; stasera tornerò ad impastare anche io!!! ;-)
INGREDIENTI:

120 g di lievito madre (*) rinfrescato due volte a distanza di 4 ore
300 g di farina W 330/350 (in alternativa manitoba del supermercato)
100 g di latte
50 g di acqua
95 g di zucchero
80 g di burro a temperatura ambiente
15 g di miele
1 uovo (medio)
1 tuorlo (riservare l'albume)
2 g di lievito di birra fresco
4 g di sale
1 cucchiaio di rum
1 cucchiaino scarso di estratto di vaniglia home-made (in alternativa i semini di mezza bacca)
la buccia di un'arancia e di un limone grattugiata
120 g di uvetta
40 g di arancia candita (se avete quella fatta da voi tanto meglio)
(*) in sostituzione fare una biga 12 ore prima con 100 g di farina manitoba, 50 g di acqua e 1,5 g di lievito di birra fresco, lasciata fermentare a 18°, ed utilizzarne solo 120 g nell'impasto.
Prima di iniziare l'impasto, tenere conto del tempo di ammollo e breve asciugatura dell'uvetta (40 minuti circa).
Preparazione:
Mettere in ammollo l'uvetta in una ciotola contenente acqua molto calda (quasi al bollore) e lasciarla riposare per una mezz'ora, dopodiché scolarla, passarla sotto acqua corrente e strizzarla leggermente tra le mani; poi metterla tra due-tre fogli di carta assorbente e tamponare bene, cercando di asciugarla il più possibile.
Sciogliere il lievito madre (o la biga) a pezzettini, in acqua, latte e miele.
Aggiungere il lievito di birra sbriciolato, e tanta farina (presa dal totale) quanto basta per ottenere un impasto morbido. Unire un tuorlo, 30 grammi di zucchero e, subito dopo, un po' di farina quanta ne serve per ridare all'impasto una consistenza morbida.
Continuare con l'albume rimasto, per poi unire gli ultimi 35 grammi di zucchero, il sale e, un po' per volta, tutta la farina riservandone un cucchiaio.
Lavorare l'impasto nell'impastatrice o con la tecnica dello slap&fold fino a quando risulti ben sodo e tende ad aggrapparsi al gancio (oppure non appiccica più né alle mani, né al piano di lavoro).
Dividere il burro in tre parti ed aggiungerlo in tre riprese, dopo ogni assorbimento.
Unire il rum, la buccia grattugiata dell'arancia, del limone, la vaniglia e l'ultima parte di farina portando l'impasto ad incordatura e verificando la formazione della maglia glutinica attraverso la prova del velo.
A questo punto, prendere l'impasto ed allargarlo in uno strato sottile su un piano di lavoro (ideale il marmo) leggermente imburrato; distribuire in modo uniforme l'uvetta con i canditi e richiudere al centro.
Ora ci sono due strade:
1. formare una palla con l'impasto, metterlo in un contenitore, coprirlo con pellicola e lasciarlo in frigo circa 8 ore. In questo caso tirarlo fuori al mattino, e lasciarlo a temperatura ambiente per circa 3 ore prima di proseguire.
2. lasciar puntare l'impasto un'ora in un contenitore coperto da pellicola, poi spezzare in due pezzi uguali (pesarli!) avvolgerli (una sola volta) con i pollici senza serrare troppo, (vedere qui) attendere 10 minuti e allungare i due pezzi fino a 40 cm ed avvolgerli tra loro per formare un treccione. Imburrare generosamente (oppure foderare con carta forno) uno stampo antiaderente da plumcake da 30 x 10,5 cm, adagiarvi l'impasto e coprire con pellicola, mettendolo a lievitare a 26°.
Attendere che superi il bordo di due dita circa, per poi spennellare con l'albume avanzato ed infornare a 190° per i primi 10 minuti avendo cura, in questo tempo, di vaporizzare il forno; poi abbassare la temperatura a 175° e proseguire la cottura per altri 35'/40' (se la superficie si colora troppo, coprire con un foglio di carta di alluminio).
Trascorso questo tempo, fare la prova stecchino al centro che deve uscire asciutto e non trovare resistenza quando si infila e sfila, oppure, con il termometro a sonda quando la temperatura al centro raggiunge i 94°.
Sfornare, attendere cinque minuti e togliere la brioche dallo stampo facendola raffreddare su una gratella. Solo quando è ben fredda, conservarla ben chiusa in un sacchetto in polipropilene oppure in uno da freezer, avendo cura di non far passare aria.
Ed eccola qua la nostra brioche, in tutto il suo splendore, la sua sofficità ed il suo profumo!
Vi accomodate qui da noi che ne mangiamo una fetta insieme mentre ci scambiamo gli auguri??? :-)))
☆:*´¨`*:..:*´¨`*:.☆☆:*´¨`*:..:*´¨`*:.☆☆:*´¨`*:..:*´¨`*:.☆
A voi tutti, giungano i nostri più sinceri, frizzanti, affettuosi, ma soprattutto svalvolati,
AUGURI DI BUONE FESTE!
Tamara, Silvia, Emmettì
☆ * ☆゚ * ☆ * ☆゚ *
Questa brioche la porto nel cesto di Panissimo#46, la raccolta di lievitati dolci e salati
ideata da Sandra di Sono io, Sandra, e Barbara, di Bread & Companatico,
questo mese ospitata da Stefania di Cardamomo & co.
La volete un'idea carina per decorare la tavola di Natale con un piccolo segnaposto da mettere vicino al piatto?? Prendere dei tappi di sughero, tagliarli a metà e con la punta di un cacciavite a stella praticare un foro in cui mettere un rametto di pino. Spolverizzare con della farina o zucchero a velo per simulare dei piccoli abeti innevati e disporli sulla tavola abbinando magari il nome di ogni commensale! :-)))
mercoledì 14 dicembre 2016
Il Torrone. Bianco o al cioccolato?
Cucinato da
Emmettì
Nella cucina condominiale di questi giorni c'è un gran fermento, un via vai di ricette, prove, esperimenti, ingredienti, e montagne di caccavelle che si alternano nelle varie preparazioni!
E poi ci siamo noi, svalvolate come sempre che, se pur a distanza, ci raccontiamo e confrontiamo ogni giorno come se veramente fossimo affacciate da uno dei balconcini disegnati qui sullo sfondo!
Giusto qualche giorno fa abbiamo fatto il punto sulle feste ormai alle porte e su quello che possiamo offrire ai nostri amici lettori che passeranno di qua!
Per chi predilige il salato abbiamo il panettone di Silvia, per chi vuole osare nuovi gusti abbiamo il panettone alle olive candite di Tam, e per chi è tradizionalista???
Ehm... possibile che non abbiamo niente??
Ci manca un torrone, cavolo!
Possibile che non abbiamo neanche un torrone nella nostra cucina?????
Mumble, mumble...
"Ragazze, so io chi sta preparando un bel torrone da regalarci! Lo stesso fornitore del Parrozzo e dello Stollen!" :-DDDDDDD
Come già detto qui e qui anche la cucina di mia sorella è sempre in fermento!! E quando mi accorgo che si dedica a preparazioni particolari, mi appollaio al suo fianco con la macchina fotografica...
Furba io, eh?? ;-)
Eccolo qua allora il Torrone! E che Torrone!! Un Torrone con la maiuscola perché merita assolutamente di essere fatto! Se si ha cura di scegliere ingredienti di prima qualità, il paragone con quelli acquistati non teme confronti!
Incredibilmente buono, aromatico e ricco di sapore.
La versione in bianco esalta il profumo degli agrumi insieme a mandorle, pistacchio e nocciole; la versione al cioccolato è l'apoteosi della golosità!
La ricetta?
Ovviamente presa in prestito dal nostro amico Piero.
Io provo a raccontarvi con parole e foto, i passaggi fondamentali per ottenere questo splendido dolce da portare a tavola nei giorni di festa, da condividere in famiglia, con gli amici, e da regalare!!!
Fatelo e non ve ne pentirete!!!
INGREDIENTI:
Torrone bianco
250 g miele di arancio
410 g di Zucchero
100 g acqua
300 g nocciole sgusciate e tostate al forno (da mantenere calde)
300 g mandorle sgusciate e tostate al forno (idem come sopra)
170 g di pistacchi al naturale (possibilmente di Bronte)
40 g di albumi
zeste di arancia e limone
fogli di ostia
Torrone al cioccolato
500 g miele di arancio
500 g cioccolato fondente fuso (minimo al 60% di cacao)
300 g di zucchero
60 g acqua
600 g nocciole sgusciate e tostate al forno
80 g di albumi
qualche goccia di estratto di rhum
fogli di ostia
Attrezzatura:
termometro a sonda (indispensabile)
impastatrice
oppure frullino elettrico, e cucchiarellone di legno
Preparazione e cottura:
Nella planetaria o in una ciotola montare a lungo gli albumi con la frusta a fili sottili e nel frattempo portare a bollore in un pentolino, acqua, e zucchero fino al raggiungimento della temperatura di 147°;
a questo punto, versare a filo lo sciroppo ottenuto sugli albumi che nel frattempo continuiamo a montare, aggiungendo anche la buccia degli agrumi. Senza interrompere questa operazione (cioè quella di montare) scaldiamo anche il miele ad una temperatura di 120° e, sempre lentamente, versarlo sugli albumi continuando a montare fino ad ottenere un composto denso, cremoso e bianchissimo!
A questo punto sostituire la frusta a fili con quella K (detta anche a scudo) oppure, nel caso di un semplice frullatore elettrico, prendere una cucchiarella di legno col manico bello lungo ed inserire un po' per volta tutta la frutta secca. Il composto tenderà a rassodarsi ed è così che deve essere.
Per la versione al cioccolato seguire lo stesso procedimento ed inserire dopo il miele e lo sciroppo il cioccolato precedentemente fuso.
Formatura:
Dal foglio di ostia ricavare due rettangoli della dimensione di 210x297 mm (foglio A4) e poggiarne uno su un piano di lavoro avendo cura che la parte ruvida e porosa sia rivolta verso l'alto.
Versare il composto e, aiutandosi con la mano inumidita, coprire uniformemente tutta la superficie dell'ostia, schiacciando delicatamente; terminata questa operazione prendere l'altro foglio di ostia e poggiarlo con la parte ruvida e porosa sulla superficie del torrone premendo delicatamente con un mattarello in modo da farlo aderire bene.
Lasciare raffreddare molto bene (anche in frigorifero) e con un coltello molto affilato rifilare i bordi e porzionare i torroni nella grandezza gradita.
Incartare con un foglio di cartaforno e riservare in un luogo fresco e asciutto (il frigo va sempre bene) fino al consumo, oppure impacchettare e regalare! ;-)
Allora, avete deciso quale fare? Quello bianco o quello al cioccolato?
Avete ragione... che domande!?!?!?!?!? Tutti e due, ovviamente!!!!
Un ringraziamento speciale a mia sorella Annarita che si è offerta per questo post e che mi ha omaggiato di due bei tocchi di torrone per poterli fotografare! :-)))))
Il tempo sembra correre più in fretta in questi giorni... vi pare???
Io ho ancora un sacco di cose da preparare per i prossimi giorni di festa, quindi mi ritiro in cucina e metto il turbo (ma magari potessi stare solo in cucina!!!).
Voi restate sintonizzati che settimana prossima ho una cosa davvero interessante da proporvi, proprio per chi anche all'ultimo secondo vuole preparare qualcosa di speciale con le proprie mani! ;-)
Curiosità: ma dov'è nato il torrone?
Come ogni cosa che affonda nella notte dei tempi, anche il torrone o meglio la sua origine è stata ed è oggetto di controversie dettate un po' dalla scarsità di informazioni certe e un po' dal campanilismo di chi vorrebbe essere inventore e unico depositario di questa prelibatezza.
La storia del torrone infatti è antica e risalirebbe addirittura agli antichi romani che all'epoca lo chiamavano cupedia che significa "cosa desiderata".
Stando alla leggenda "la cosa desiderata" era più che un desiderio perché pare che durante la guerra in Irpinia i romani vennero sconfitti dai sanniti che non li uccisero ma li fecero prigionieri affinché potessero testimoniare a Roma la forza di queste popolazioni.
I prigionieri romani per il disonore e la vergogna si stavano lasciando morire di fame e per questo i sanniti ricorsero ad un manicaretto irresistibile che li mantenesse in vita: il torrone.
Tra le versioni più accreditate c'è quella che vuole il torrone di origine araba anche se non è facile individuare con certezza un' analogia di ingredienti visto che la ricetta nei secoli ha subito sostanziali cambiamenti; gli arabi contribuirono alla diffusione dell' "impasto base" per cosi dire sia in Italia che in Spagna dove possiamo trovare le prime tracce documentabili di questa specialità fin dal XV secolo ad Alicante.
Sull'etimologia storica le tesi sono diverse fondamentalmente: la prima si basa sulla derivazione del verbo latino torreo che vuol dire "abbrustolire"; la seconda sulla derivazione del termine turròn che significa la stessa cosa ma è spagnolo; la terza sulla derivazione del termine turun citato per la prima volta da un medico arabo del XI secolo; e infine la versione di Cremona che data l'origine di questa ghiottoneria al 25 ottobre 1441, data in cui si celebra il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.
Per celebrare le nozze i pasticceri di corte realizzano il famoso dolce a forma di Torrazo, ossia la torre campanaria più alta della città, quindi a forma di parallelepipedo che si manterrà nei secoli seguenti fino ai giorni nostri.
Il motivo del successo di questo dolce nell'antichità potrebbe essere dovuto alla facilità di conservazione. In una epoca in cui non esistevano frigoriferi e la conservazione degli ingredienti era problematica, un alimento fatto di nocciole (che una volta essiccate potevano durare un anno intero) miele e farina (reperibili tutto l'anno) era una risorsa alimentare molto valida.
Oggi esistono moltissime varietà di questo dolciume e volendo fare una prima categorizzazione potremmo dividere la famiglia in due: i morbidi e i duri. La differenza la si intuisce e la maggiore consistenza del torrone dipende principalmente dalle modalità di cottura che in alcuni casi può raggiungere anche le 12 ore. La seconda grande differenza è fra i torroni mandorlati o nocciolati. Oltre a queste prima grandi distinzioni esiste un universo di varianti che riguardano la "copertura" che può essere di cioccolato (bianco fondente al latte) o di pasta di mandorle o di pasta reale.
Da segnalare per i più golosi la festa del torrone che ogni anno a novembre si tiene a Cremona. Insomma ce n'è per tutti i gusti. Buon torrone a tutti! :-)))))
Fonti:
http://www.fieschi1867.com/blog/la-storia-del-torrone-lorigine-e-il-nome/
http://www.taccuinistorici.it/ita/news/medioevale/dolci/Torrone-barretta-armonica.html
http://venividivici.us/it/il-palato/le-origini-del-torrone
Ce li avete ancora due minuti per me??
Tamara ed io vorremmo condividere insieme a voi la gioia che abbiamo provato quando abbiamo saputo che il vincitore del contest "Pane e Marmellata" di Pure Stagioni è stata la nostra Silvia con la sua magnifica Torta Lievitata!
A chilometri di distanza abbiamo zompettato di felicità per mezza giornata, perché non appena avevamo visto in anteprima quello che Silvia era riuscita a creare, ci siam dette "vincerà!"
E così è stato! Ancora una volta ci ha dato dimostrazione di quanto brava sia con i lievitati! Bravissima Silvietta nostra!
Bene, ho finito! Grazie per aver avuto la pazienza di leggermi fin qui! :-)))))
A voi tutti, un buon proseguimento di settimana.
Siate lieti, sempre!
♥
E questa la meravigliosa realizzazione della versione in bianco della nostra adorata Tam!!
Guardate che torrone e che foto, cliccateci su!!!! :-))))))))
martedì 6 dicembre 2016
Panterrone o panettone terrone alle olive candite, cioccolato e mandarino, ovvero omaggio a Cera e Massari
Cucinato da
Tamara @
Omaggio ad Antonio Cera, giovane fornaio economista, che nel 2013 era stato premiato fra i migliori dieci di tutta la nazione dalla rivista La Cucina Italiana, proprio per il suo panettone alle olive celline, cioccolato e burro di vacca podolica; ed al Sommo Maestro, che i premi li ha ricevuti tutti, quelli passati presenti e futuri, e la cui
Panterrone (che ha addirittura il copyright) è il panettone terrone, cioè il dolce meneghino farcito o impastato con prodotti pugliesi. Due anni fa ne avevo fatto una versione prelibatissima con fichi secchi, pepite di pasta di mandorle, canditi di mandarino, cioccolato e cannella, così buono che non avevo fatto altro per tutto l'anno, ché a ferragosto vi assicuro il panettone è fantastico!
Poi, casualmente, un po' di tempo fa, la mia amica Angela mi parla di un gelato alle olive eccezionale e la mia mente comincia a frullare, mi ricordo di un panterrone alle olive, vado a guglare, era quello di Cera, intanto il cervello comincia a dividersi un due, una parte frulla per le canditura olivaria e l'altra continua per la combinazione panterronesca.
Le olive intanto le ho candite e sono incredibilmente meravigliose!
Decido di accostarle al cioccolato fondente, per riequilibrare la dolcezza delle stesse.
Aggiungo i mandarini canditi, anche quelli realizzati proprio per il panterrone di due anni fa.
E le mandorle le sposto dalla farcitura interna, che voglio di dominio olivesco, alla glassa esterna.
E l'impasto?
Non posso che fare Il Panettone. Il Panettone è quello di Iginio Massari, il mio mito (e di chiunque sia malato di lievito).
Il risultato è eccentrico, terrone, sorprendente, unico e ripetibile!
Ne propongo due versioni, uno senza glassa, e lo dedico a Cera, e uno glassato, dedicato umilmente al Maestro Massari, li faccio in coppia, nella versione da 750 g, da consumare insieme, così la mia mente la smette di frullare e non faccio torto ai Maestri!
RICETTA
Panterrone alle olive candite, cioccolato e mandarino
(Impasto base di Iginio Massari, la ricetta originale QUI)
Ingredienti per un panettone da 1 kg, e, in rosso, quelle per un panettone da 750 g.
- 55 g lievito madre (40)
- 220 g farina di forza (165)
- 70 g zucchero (50)
- 80 g burro (60)
- 75 g acqua (55)
- 55 g tuorli (40)
Secondo impasto
- 55 g farina bianca di forza (40)
- 70 g tuorli (50)
- 55 g zucchero (40)
- 4 g sale (3)
- 40 g acqua (30)
- 50 g pasta aromatica (35) (nella ricetta originale 15 g di miele+vaniglia)
- 265 g farcitura (200) (220 uvetta, cedro e arancio nella ricetta originale)
Pasta aromatica
- 20 g di miele (15)
- 20 g di burro sciolto (15) [prelevati dalla quantità indicata nel secondo impasto]
- 20 g di arancia candita home-made (15)
- 10 g di sciroppo di arancia candita (7)
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (oppure 1 baccello di vaniglia e tutti i semini dello stesso)
- 6 o 7 chicchi di uvetta ammollati nel rum scolati ma non strizzati (4 o 5)
- zeste grattugiate di 1 limone (1/2)
Farcitura
- 150 g olive candite (115)
- 75 g cioccolato o gocce di cioccolato di ottima qualità (55)
- 40 g canditi di mandarino (30)
Glassa (di I. Massari)
- 40 g di mandorle grezze
- 20 g di nocciole tostate
-160 g di zucchero semolato
- 4 g di cacao amaro in polvere
- 4 g di fecola di patate
- 4 g di farina di mais
- 60 g di albume
per la decorazione: mandorle grezze e granella di zucchero
Rinfreschi pasta madre (esempio)
- pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua
- sera: 60 g pasta madre, 60 g farina 30 g acqua. legatura.
- mattina: 80 g pasta madre, 80 g farina, 40 g acqua.
- mezzogiorno: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
- pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
- sera: primo impasto
- pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua
- sera: 60 g pasta madre, 60 g farina 30 g acqua. legatura.
- mattina: 80 g pasta madre, 80 g farina, 40 g acqua.
- mezzogiorno: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
- pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
- sera: primo impasto
Per leggere l'intera esecuzione scorrere la tendina all'interno del riquadro sotto, oppure aprire il PDF.
Per le foto del passo passo cliccare QUI
Preparazione:
➽ Primo impasto:
- Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
- In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra preparare il burro freddo tagliato a fettine sottili.
- Versare nella ciotola della planetaria 3/4 di farina, i tuorli montati con lo zucchero e l'acqua. Montare la foglia e cominciare ad impastare.
- Aggiungere la pasta madre ridotta in pezzi e portare ad incordatura, ci vorranno circa 15-20 minuti.
- Sostituire la foglia col gancio e aggiungere il burro poco alla volta, alternando con la farina e avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
- Finito l'inserimento del burro aggiungere l'eventuale farina rimasta e portare ad incordatura.
- L'impasto dovrà essere elastico ma non lucido e liscio. Questa operazione dovrebbe durare dai 20 ai 30 minuti al massimo.
- Porre in un contenitore graduato o trasparente (per poter controllare la lievitazione), coprire con pellicola alimentare e far lievitare a 28 gradi fino a triplicare (attenzione a non andare oltre, va bene anche due volte e mezzo).
Preparare alcuni ingredienti per l'impasto successivo
- Tagliare il cioccolato in pezzi piccoli. Porre in freezer (così da evitare che sporchi l'impasto in fase di inserimento).
- Ridurre i mandarini canditi in pezzetti piccoli.
- Preparare l'aroma, scaldare il miele, farvi sciogliere il burro, unire l'uvetta preventivamente ammorbidita in acqua e rum (non strizzarla) insieme agli altri ingredienti e frullare. Coprire con pellicola alimentare e lasciar insaporire a temperatura ambiente.
Preparare la glassa
- Raffinare in un cutter tutti gli ingredienti secchi, aggiungere quindi l'albume continuando a frullare per un paio di minuti. Far riposare in frigo. Se si versa direttamente in una sac à poche sarà già pronta il giorno dopo.
➽ Secondo impasto
- Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
- In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra preparare il burro freddo rimasto (60 g) tagliato a fettine sottili.
- Idratare il sale con l'acqua prevista.
- Trasferire il primo impasto nella ciotola della planetaria e avviare il gancio, impastare 5 minuti.
- Inserire le uova montate poco alla volta, alternando con un po' di farina avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
- Quando l'impasto è ben incordato inserire l'aroma poco alla volta, aggiungere un cucchiaio di farina.
- Aggiungere il sale idratato, filo filo lungo la parete della ciotola. Aggiungere ancora un po' di farina.
- Inserire il burro poco alla volta, alternando con la farina rimasta ed aspettando l'assorbimento dell'uno prima dell'aggiunta dell'altra e viceversa.
- Serrare l'incordatura, l'impasto deve risultare elastico, liscio e lucido.
- Scaravoltare l'impasto sul piano imburrato, lavorarlo qualche minuto con la tecnica dello slap & fold .
- Allargare l'impasto in una sfoglia sottile, distribuire metà della farcitura (il cioccolato appena tolto dal freezer e i canditi di mandarino e olive infarinati), richiudere al centro e ripetere l'operazione.
- Coprire con una ciotola e far riposare mezz'ora.
ora ci sono due possibilità:
- Porre l'impasto in un contenitore, coprire con coperchio o con pellicola e far riposare in frigorifero per minimo 6 ore e massimo 12. Poi tirare fuori dal frigo, fare acclimatare per un'ora e procedere col punto successivo.
oppure, saltare questa fase e
- dare due giri di pieghe al centro, ribaltare l'impasto in modo che la chiusura delle pieghe stia sotto, e procedere con
- la prima pirlatura sul piano unto di burro. Io la prima la faccio a spirale, arrotolando l'impasto stringendo l'impasto verso il basso. QUI il video di Piero.
- Lasciar puntare per 30/40 minuti senza copertura e ripetere la pirlatura. Questa seconda volta, invece, arrotolo l'impasto trascinando l'impasto in avanti, come si vede in quest'altro video di Piero.
- Porre l'impasto pirlato negli appositi pirottini di carta.
- Coprire con pellicola. Poggiate il pirottino direttamente sulla leccarda o teglia o griglia su cui cuocerà il panettone, onde evitare di dover prendere e spostare il pirottino con le mani. E' utile poggiare il pirottino sulla leccarda ribaltata, così che sia facilitata l'operazione di infilzatura dei ferri successiva.
➽ Primo impasto:
- Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
- In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra preparare il burro freddo tagliato a fettine sottili.
- Versare nella ciotola della planetaria 3/4 di farina, i tuorli montati con lo zucchero e l'acqua. Montare la foglia e cominciare ad impastare.
- Aggiungere la pasta madre ridotta in pezzi e portare ad incordatura, ci vorranno circa 15-20 minuti.
- Sostituire la foglia col gancio e aggiungere il burro poco alla volta, alternando con la farina e avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
- Finito l'inserimento del burro aggiungere l'eventuale farina rimasta e portare ad incordatura.
- L'impasto dovrà essere elastico ma non lucido e liscio. Questa operazione dovrebbe durare dai 20 ai 30 minuti al massimo.
- Porre in un contenitore graduato o trasparente (per poter controllare la lievitazione), coprire con pellicola alimentare e far lievitare a 28 gradi fino a triplicare (attenzione a non andare oltre, va bene anche due volte e mezzo).
Preparare alcuni ingredienti per l'impasto successivo
- Tagliare il cioccolato in pezzi piccoli. Porre in freezer (così da evitare che sporchi l'impasto in fase di inserimento).
- Ridurre i mandarini canditi in pezzetti piccoli.
- Preparare l'aroma, scaldare il miele, farvi sciogliere il burro, unire l'uvetta preventivamente ammorbidita in acqua e rum (non strizzarla) insieme agli altri ingredienti e frullare. Coprire con pellicola alimentare e lasciar insaporire a temperatura ambiente.
Preparare la glassa
- Raffinare in un cutter tutti gli ingredienti secchi, aggiungere quindi l'albume continuando a frullare per un paio di minuti. Far riposare in frigo. Se si versa direttamente in una sac à poche sarà già pronta il giorno dopo.
➽ Secondo impasto
- Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
- In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra preparare il burro freddo rimasto (60 g) tagliato a fettine sottili.
- Idratare il sale con l'acqua prevista.
- Trasferire il primo impasto nella ciotola della planetaria e avviare il gancio, impastare 5 minuti.
- Inserire le uova montate poco alla volta, alternando con un po' di farina avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
- Quando l'impasto è ben incordato inserire l'aroma poco alla volta, aggiungere un cucchiaio di farina.
- Aggiungere il sale idratato, filo filo lungo la parete della ciotola. Aggiungere ancora un po' di farina.
- Inserire il burro poco alla volta, alternando con la farina rimasta ed aspettando l'assorbimento dell'uno prima dell'aggiunta dell'altra e viceversa.
- Serrare l'incordatura, l'impasto deve risultare elastico, liscio e lucido.
- Scaravoltare l'impasto sul piano imburrato, lavorarlo qualche minuto con la tecnica dello slap & fold .
- Allargare l'impasto in una sfoglia sottile, distribuire metà della farcitura (il cioccolato appena tolto dal freezer e i canditi di mandarino e olive infarinati), richiudere al centro e ripetere l'operazione.
- Coprire con una ciotola e far riposare mezz'ora.
ora ci sono due possibilità:
- Porre l'impasto in un contenitore, coprire con coperchio o con pellicola e far riposare in frigorifero per minimo 6 ore e massimo 12. Poi tirare fuori dal frigo, fare acclimatare per un'ora e procedere col punto successivo.
oppure, saltare questa fase e
- dare due giri di pieghe al centro, ribaltare l'impasto in modo che la chiusura delle pieghe stia sotto, e procedere con
- la prima pirlatura sul piano unto di burro. Io la prima la faccio a spirale, arrotolando l'impasto stringendo l'impasto verso il basso. QUI il video di Piero.
- Lasciar puntare per 30/40 minuti senza copertura e ripetere la pirlatura. Questa seconda volta, invece, arrotolo l'impasto trascinando l'impasto in avanti, come si vede in quest'altro video di Piero.
- Porre l'impasto pirlato negli appositi pirottini di carta.
- Coprire con pellicola. Poggiate il pirottino direttamente sulla leccarda o teglia o griglia su cui cuocerà il panettone, onde evitare di dover prendere e spostare il pirottino con le mani. E' utile poggiare il pirottino sulla leccarda ribaltata, così che sia facilitata l'operazione di infilzatura dei ferri successiva.
- Far lievitare per 6/7 ore a 28°C nel forno preriscaldato e la
lucina accesa, oppure a temperatura ambiente, in questo caso i tempi di
lievitazione saranno più lunghi.
- Quando la cupola è arrivata al bordo del pirottino e l'impasto tocca circa 2 cm sotto, porre
a temperatura ambiente,
togliere la pellicola trasparente e
lasciare 30/40 minuti. Anche di più, a seconda dell'umidità ambientale.
Più è umido, più lungo sarà il tempo che ci vorrà perché si formi la
pelle.
Per il panettone non glassato:
- Fare un taglio a croce a 8 punte, incidere le orecchie, aprirle
verso l'esterno, spennellare la superficie di burro fuso tiepido e
riposizionare le orecchie verso il centro.
Per il panettone glassato:
- Con la sac à poche distribuire la glassa, senza arrivare al bordo (questa colerà da sola fino allo stampo), distribuirvi sopra mandorle e granella di zucchero.
- Con la sac à poche distribuire la glassa, senza arrivare al bordo (questa colerà da sola fino allo stampo), distribuirvi sopra mandorle e granella di zucchero.
- Cuocere in forno per 50 minuti a
170°C forno statico con resistenza solo sotto (io 160° 40 minuti in in
forno statico e 20 minuti in modalità ventilata) per i
pezzi da 1 chilo, e 40 minuti per i pezzi da 750 g (io 160° 35 minuti in forno statico e 15 minuti in modalità ventilata).
- Infilzare il panettone appena sfornato con due ferri all'altezza della base e lasciar raffreddare capovolto, sospeso con i ferri retti tra due sedie o su un secchio, per almeno 6/8 ore.
- Conservare
in una busta per alimenti e CONSUMARE NON PRIMA DI UNA SETTIMANA,
quest'attesa è necessaria perché i sapori si fondano e maturino.
☞ NOTA SUI TEMPI DI LIEVITAZIONE ☜
I tempi di lievitazione cambiano relativamente alla temperatura ambientale.
A casa mia, d'inverno, non supera 20°, ciò significa che i tempi di lievitazione indicati in ricetta possono raddoppiare e anche più.
Dopo anni che mi impicco per creare camere di lievitazione casalinghe, forni con boule d'acqua calda, il bagno con scaldino acceso e inibito all'uso primario, e varie altre, ottenendo come risultato di accelerare la lievitazione senza però prevederne i tempi precisi (puta caso, coincidenti sempre con le ore notturne!) ho trovato il modo di sfruttare al meglio la temperatura naturale di casa mia.
E ho scoperto addirittura che riesco ad avere sere e notti libere!
Sotto, due esempi di organizzazione "lievitesca":
☟
CASO N. 1 (coincidente con fine settimana)
Giovedì sera: primo impasto
venerdì ore 14.00: secondo impasto. Riposo in frigo.
ore 18.30 prima pirlatura
ore 19.00 seconda pirlatura e "impirottinamento".
Sabato mattina: cottura.
☟
CASO N. 2 (infrasettimanale)
Lunedì mattina ore 6.30: primo impasto.
Lunedì sera ore 21.00: secondo impasto. Riposo in frigo.
Martedì mattina ore 6.00 prima pirlatura.
ore 6.30 seconda pirlatura e sistemazione nei pirottini.
Martedì sera: cottura.
☞ NOTA SUI TEMPI DI LIEVITAZIONE ☜
I tempi di lievitazione cambiano relativamente alla temperatura ambientale.
A casa mia, d'inverno, non supera 20°, ciò significa che i tempi di lievitazione indicati in ricetta possono raddoppiare e anche più.
Dopo anni che mi impicco per creare camere di lievitazione casalinghe, forni con boule d'acqua calda, il bagno con scaldino acceso e inibito all'uso primario, e varie altre, ottenendo come risultato di accelerare la lievitazione senza però prevederne i tempi precisi (puta caso, coincidenti sempre con le ore notturne!) ho trovato il modo di sfruttare al meglio la temperatura naturale di casa mia.
E ho scoperto addirittura che riesco ad avere sere e notti libere!
Sotto, due esempi di organizzazione "lievitesca":
☟
CASO N. 1 (coincidente con fine settimana)
Giovedì sera: primo impasto
venerdì ore 14.00: secondo impasto. Riposo in frigo.
ore 18.30 prima pirlatura
ore 19.00 seconda pirlatura e "impirottinamento".
Sabato mattina: cottura.
☟
CASO N. 2 (infrasettimanale)
Lunedì mattina ore 6.30: primo impasto.
Lunedì sera ore 21.00: secondo impasto. Riposo in frigo.
Martedì mattina ore 6.00 prima pirlatura.
ore 6.30 seconda pirlatura e sistemazione nei pirottini.
Martedì sera: cottura.
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DI PERTINENZA
Come dicevo nella introduzione, Antonio Cera, trentaseienne originario di San Marco in Lamis, piccolo comune in provincia di Foggia, è l'artefice di quello che “Cucina italiana”, la “Bibbia” delle riviste di cucina, ha eletto creazione inedita nel settore dolciario nel 2014, Il panterrone, che Cera, nel panificio di famiglia, produce in diverse versioni, al grano arso con la pregiata uva di zibibbo e i fichi, con il classico grano tenero, invece, il dolce è impreziosito dagli agrumi del Gargano e di altre zone del Sud e dalle olive di Nardò, e addirittura e ancora una versione coi lampascioni (cipolline tipiche pugliesi) canditi!
Curiosa la storia di Cera. In tasca, una laurea in Economia e Commercio alla Bocconi di Milano. Nel cuore, il desiderio di rilevare l’antico forno creato 53 anni fa da suo nonno Michele e sua zia Maria. Un sogno che Antonio realizza: dopo essersi formato in una delle università più prestigiose d’Italia decide di tornare al Sud e per mettere a frutto la laurea in Economia. Come? Riscoprendo insieme alle zie e mamma Lina il tesoro di una tradizione culinaria dalle potenzialità ancora inesplorate, e mettendoci un surplus di marketing intorno che non guasta.
Sull'etichetta del suo panterrone è scritto che al Sud siamo ancora attaccati alle piccole cose, alla terra e che l’incontro delle piccole cose e della terra può essere il seme che un giorno può diventare quercia. Dalle piccole idee si possono realizzare grandi progetti, come il nostro”. Anche la confezione è ispirata alla terra: un sacco di farina che ha per manici due corde di canapa.
Se siete curiosi di leggere altro sul bravissimo fornaio economista Antonio Cera cliccate sui link da cui ho attinto per approfondire la mia conoscenza sull'ispiratore della mia umilissima interpretazione del suo panterrone alle olive!
Io, intanto, lo ringrazio sentitamente!
http://un-poco-di-buono-bari.blogautore.repubblica.it/2013/12/20/celline-e-primitivo-il-panterrone-sfida-la-padania/?refresh_ce
http://www.pugliamonamour.it/2014/12/01/il-fornaio-bocconiano-che-porta-il-panterrone-dalla-puglia-al-nord/
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/517646/il-panettone-agli-ortaggi-tra-i-migliori-dieci-d-italia.html
PICCOLA NOTA: Come accennato nella intro, il “panterrone”, panettone terrone, è stato inventato proprio da Antonio Cera che ne ha registrato il copyright!
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DIVAGAmente
Ed ora, se volete sapere dell'
Qualche settimana fa sono stata invitata dalla mia adorata cugina Miriam a passare qualche giorno con lei, per festeggiare insieme i miei xx anni. Così l'ho raggiunta in quel di Torino, dove abita mia zia (sua mamma), dove mi hanno fatto la festa :), veramente dico, una meravigliosa festa a sorpresa! Avete presente i film americani, dove entri in casa e tutto è buio e all'improvviso si accende la luce e tutti sbucano da dietro al divano cantando tanti auguri a teeeeee! ecco, quella festa! Con tutte le cugine, cugini acquisiti, cuginetti e le zie torinesi (ché io pure ci sono nata lì). Meraviglioso! Meravigliose! Poi però Miriam mi ha caricata in macchina e siamo andate a Trieste, dove lavora, ma facendo prima tappa un giorno a Brescia, dove abita. E dove mi ha fatto l'ennesima sorpresa!
La mattina prima di partire mi dice "andiamo a far colazione fuori, conosco una pasticceria caruccia..." . Appena parcheggia, volgo lo sguardo e leggo l'insegna... PASTICCERIA VENETO! Ho guardato Miriam... Pasticceria Veneto? Ho letto bene?! Quella pasticceria Veneto??... Sorpresa! risponde lei! Io ero in preda al tremore, alla lacrimazione, alla Visione! Siamo nel regno del Maestro dei Maestri! Mi sono ammutolita... lo so, non ci credete, ma giuro che non ho più parlato! La mia dolcissima cugina mi ha condotta per mano, come fossi una cieca, dentro Il Regno, e io continuavo a palpitare muta... chiede se c'è Lui, il Maestro, ad una cameriera (alla quale chiedo se posso sedermi, così evito di svenire sul pavimento reale) la quale torna per dire che Massari si è appena allontanato, ma tornerà, e, gentilissima e decisamente divertita, mi invita a fare colazione per riprendere colore e favella :). Dopo un po', una meravigliosa signora, vestita semplicemente con un pantalone e un maglioncino grigio (ragazze, una eleganza e un'aura senza pari), mi raggiunge, si presenta e dice "ho telefonato a mio marito, ma non può tornare subito perché deve presenziare alla fine del corso di pasticceria, mi ha detto che prima di mezz'ora, quaranta minuti, non potrà tornare... mi spiace, che dice, ha la pazienza di aspettare?". Signora mia, ma io lo aspetto per l'eternità! Torna la cameriera, sempre più divertita, gentilissima, tutto il personale è squisito, nient'affatto algido e austero come m'aspettavo ( entri nel Regno dei Regni e un minimo di autorevole alterigia te l'aspetti), e invece no! Una atmosfera distesa, sorridente, elegante ma senza eccessi. Non vi dico le vetrine, lì invece è una esplosione di raffinatezza e superbia! Migliaia di minuscoli capolavori, i mignon di Massari sono immensi!
Ma tornando a noi. Per la colazione prendo un croissant e una veneziana. Mangio ad occhi chiusi, mai mangiato un croissant e una brioche così buoni, non si possono descrivere. Il gusto è pulito, sobrio, perfettamente equilibrato, il croissant è un'opera d'arte, croccante fuori, morbido dentro, un gusto intenso di burro, profumo delicatissimo di zucchero, lo stesso la veneziana.
Alla fine lo vedo. Lui. Il Maestro. Viene verso di me, gli avevano indicato il numero del tavolo. Che dire ragazze, a parte che l'ho trovato bellissimo, un bellissimo signore dai capelli candidi e gli occhi azzurri, si è avvicinato e mi ha teso la mano... mi sono fiondata verso di lui e l'ho baciato!! Sulle guance eh, un bacio per guancia, alla meridionale, no? Ecco, ho visto per un attimo il Maestro perdere la sua aura, ha lanciato uno sguardo eloquente alla moglie che diceva più o meno così "scusa tesoro, questa è scema", e poi... e poi non mi ricordo nulla! Ho balbettato qualcosa a proposito del fatto che lui sia il mio mito, mia cugina tutta orgogliosa gli dice che sono molto brava coi lievitati, io gli dico "e vabbè, il mio livello è mooooolto basso, Maestro" e lui "certo, ma poi, cresce" era un evidente link al fatto che il livello cresce come quello dei lievitati ma io... ero in estasi, mica ho capito la connessione! Abbiamo parlato un po' e poi lui è andato a salutare un gruppo di ragazzi che lo aspettava, che bello, erano ragazzi, maschi, giovanissimi, ed erano andati a conoscere il Maestro!
Nel frattempo la signora Mary, sua moglie, si avvicina di nuovo, per chiedermi come è andata... io sono rimasta davvero sconcertata da tanta gentilezza da parte di tutti, della meravigliosa signora (vi ho già detto che sono rimasta colpita dalla sua eleganza interiore? oltre che esteriore, si intende. Ma lei è proprio bellissima nei modi, nella luce che emana), da parte del personale (poi ovviamente ho fatto una piccola scorta di opere d'arte) e del Maestro, ovviamente, che, mi hanno detto, essere sempre disponibile e presente in pasticceria. Che uomo ragazzi! (ma secondo me qualcosa di sovrumano ce l'ha! provate a gustare una delle sue creazioni, e mi darete ragione!).
Grazie Maestro!
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altre foto: http://visionigustative.blogspot.com/2016/12/panterrone-panettone-terrone-alle-olive.html
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- Con questa ricetta partecipo a Panissimo#46, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra, e Barbara, di Bread & Companatico, questo mese ospitata da Cardamomo & co.

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