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venerdì 20 dicembre 2019
Panforte.
Cucinato da
Emmettì
Ammetto di essere stata un po' cattivella, nel precedente post, quando ho lanciato l'indovinello su quale sarebbe stata la prossima ricetta. Avrei dovuto dirvi almeno che non si trattava di biscotti.
E allora ecco svelato l'arcano: oggi vi beccate questo panforte! :-DD
Mi perdonino gli amici senesi, ma a questo dolce non avrei dato un centesimo (o almeno a quello di tipo industriale); mi son dovuta ricredere quando lo scorso anno ho assaggiato quello preparato da mia sorella. Che dire? Un'esplosione pazzesca di sapori dati dalla frutta secca, i canditi, il miele e la miscela di spezie a cui si aggiuge una consistenza del tutto particolare: un po' tenace, a tratti leggermente gommosa, in altri ancora croccantissima. E si! Ci avevano visto lungo gli inventori di questo dolce.
Non mi dilungo oltre, vi racconto come si prepara (anzi come lo ha preparato lei) e vi invito caldamente a farlo! :-D
INGREDIENTI (dosi per una teglia a cerniera da 22 cm di diametro)
Per l'impasto
350 g di mandorle con la pelle
100 g di scorza di arancia candita*
100 g di scorza di cedro candita*
150 g di farina di forza tipo 0 (o manitoba)
150 g di miele d’arancia
150 grammi di zucchero a velo
10 g di miscela di spezie in polvere (composta da noce moscata, chiodi di garofano,
coriandolo, zenzero e cannella).
25-30 g d’acqua
1 foglio di ostia alimentare per il fondo del panforte (facoltativo)
* se non avete i canditi fatti da voi, assicuratevi di acquistare quelli di ottima qualità (lassate perde quelli del supermercato).
Per la finitura
zucchero a velo NON igroscopico
• Preparare prima di tutto lo stampo rivestendolo prima con carta forno e poi ponendo sul fondo l’ostia ritagliata ad un diametro di 18 cm.
• Preriscaldare il forno a 180°C e tostare le mandorle per 7-8 minuti.
• Tagliare a pezzettini le scorze di arancia e di cedro canditi; poi, in una ciotola, mescolare la farina, le spezie, i canditi, le mandorle tostate e mescolare velocemente con le mani.
• Preparare lo sciroppo, versando in un pentolino il miele, l’acqua lo zucchero a velo; mescolare il tutto e mettere sul fornello a fuoco basso e portare a bollore. Spegnere e versare lo sciroppo nella ciotola.
• Amalgamare tutti gli ingrediente ottenendo un impasto bello denso, molto "colloso" ed elastico; trasferirlo nello stampo e livellarlo con le mani inumidite, premendo bene.
• Far cuocere in forno caldo a 180°C per 25-35 minuti; trascorso questo tempo togliere lo stampo dal forno, privarlo dell'anello a cerniera e proseguire la cottura per altri 5 minuti.
Sfornare e lasciar raffreddare.
Quando il panforte è ben freddo, togliere dallo stampo e posizionare su un vassoio, poi ricoprire con abbondante zucchero a velo e servire.
Vi lascio con questo ultimo scatto e qualche curiosità, se volete ancora fermarvi a leggere.
Ah, dimenticavo! Ultimo e doveroso ringraziamento a mia sorella, che ha preparato il panforte facendomene dono. :-DDD
Non so se riuscirò a tornare qui prima di Natale con un'altra ricetta. Ho fatto male i conti con il tempo che, inesorabilmente, scorre veloce ed io non sempre riesco a mantenere il passo.
E allora, per sicurezza, giungano a ciascuno di voi gli auguri di Buone Feste da tutta la cucina condominiale. ♥
Magari torniamo a leggerci la prossima settimana!
A prestissimo.
Emmettì
CURIOSITÀ E LEGGENDE
Con l’arrivo delle festività natalizie ritornano i tipici dolci che accompagnano i pasti delle feste come il panettone e il pandoro, ma anche i dolci tipici regionali che non mancano sulle tavole degli italiani. In particolare in Toscana il panforte è un dolce che è sempre presente ogni anno.
Il nome deriva da un dolce che veniva preparato fino al X secolo, il “panmelato”, una semplice focaccia con acqua e farina a cui venivano aggiunte miele e frutta per insaporirla. Durante l’estate e la primavera, questo dolce si ammuffiva e si seccava donando al dolce il tipico sapore asprigno e acido, insomma un sapore forte.
Verso la seconda metà del XIII secolo arrivarono le spezie dall’Oriente, come il pepe, che venne aggiunto alla ricetta originale a cui venivano tolte le mele diventando il panpepato che per molti secoli fu considerato un dolce gemello al panforte.
Veniva richiesto soprattutto dalle persone più facoltose come le famiglie nobili e il clero che ne facevano incetta presso gli speziali (gli antichi farmacisti) poiché gli ingredienti costosi e rari all'epoca lo rendevano molto caro.
Al giorno d’oggi nella città di Siena viene preparato con 17 ingredienti in tutto, tante quante sono le contrade della città, una ricetta che viene tramandata dal 1675.
Curiose anche le leggende che girano sull'origine del panforte: secondo alcuni suor Ginevra, chiusa in convento per un amore impossibile, mentre stava preparando il classico panmelato sentì dalla finestra la voce del suo amato messer Giannetto da Perugia, dato per morto durante le crociate.
Per l’emozione versò una dose incontrollata di pepe e spezie, creando così il classico panforte. Secondo un’altra leggenda suor Berta creò questo dolce altamente energetico e corroborante con miele, mandorle, pepe e spezie per riabilitare i senesi indeboliti dall'assedio della città.
Queste sono solo alcune leggende che girano sull'origine di questo dolce natalizio, anche se tra queste leggende c’è una storia vera, quella del panforte margherita, la versione più conosciuta del panforte senza concia di melone e con una copertura di zucchero vanigliato anziché di pepe nero, creata da uno speziale in onore della visita della regina Margherita di Savoia.
Gli ingredienti principali di questo panforte sono miele, mandorle, noci, cedro, scorza d’arancia candita e spezie come chiodi di garofano e noce moscata. Ancora oggi molti toscani, e non solo, festeggiano il natale con una fetta di buon panforte, che può essere trovato facilmente sulle bancarelle dei mercatini di Natale toscani.
Da gustare magari con un bel bicchiere di vin santo, di vino nobile o di vino cotto abruzzese.
Fonte: dal web.
lunedì 28 novembre 2016
Olive candite al profumo di mirto e di strane abitudini
Cucinato da
Tamara @
Profumate di Salento: arance, mandarini, limoni e mirto, quello nostro.
Avete letto bene, sono proprio olive candite, nella fattispecie le celline, una cultivar salentina nata nell'agro di Nardò ma che sta sostituendo, nel tempo, l'altro cultivar leccese, più diffuso, l'ogliarola.
La cellina è destinata all'olificazione (regala un meraviglioso olio dolce e denso) ma anche alla conservazione in salamoia, per il consumo da tavola, o per condire pucce e focacce.
La cellina ha un gusto particolare, un’armonia di aromi fruttati, di verdure, mandorle, pomodoro ed erbe che le conferiscono un sapore dolciastro con un retrogusto amaro che si presta anche a preparazioni dolci, come la marmellata, le olive sciroppate e quindi, ho pensato, perché non candirle?
In uno sciroppo profumato d'agrumi, vaniglia e liquore di mirto, le cui bacche tanto somigliano alla cellina!
Le ho candite col metodo tradizionale, poiché la canditura veloce sul fuoco distruggerebbe le olive, così delicate e piccole, pensate, in media ogni oliva cellina pesa 1.4 grammi, piccina picciò!
Quindi ci vuole qualche giorno d'attesa, ma ragazzi, se ne vale la pena!
Sono sublimi, dolci, profumate, s o r p r e n d e n t i, da svenimento! E lo sciroppo? libidinoso!
Perché le ho fatte? lo saprete nei prossimi giorni :)
E se non riuscite a trovare le celline? Credo le leccine, altrettanto delicate e profumate, potrebbero andar bene. Le mie socie stanno provando, vi diremo... nei prossimi giorni :)
RICETTA
oOOoכ Olive candite coOOo
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| clicca per ingrandire |
200 g di olive celline snocciolate in salamoia (o leccine)
300 g di zucchero semolato
100 g di zucchero muscovado (o di canna)
400 g di acqua
20 g di mirto di salento (o rum)
aromi: zeste di arancia, mandarino e limone, 1/2 stecca di vaniglia
80 g di sciroppo di glucosio (solo se si vogliono conservare a lungo nello sciroppo)*
Procedimento
❧ Lavare le olive sotto l'acqua corrente diverse volte per eliminare la salamoia.
❧ Unire i due zuccheri, aggiungere l'acqua e far sciogliere a fuoco medio.
❧ Far ridurre lo sciroppo una decina di minuti a fuoco basso.
❧ Aggiungere le olive, le zeste, la stecca di vaniglia, far bollire due minuti e spegnere.
❧ Far raffreddare e coprire.
❧ Il giorno dopo scolare le olive raccogliendo lo sciroppo in un altra pentola.
❧ Far sobbollire lo sciroppo 5 minuti, lasciare intiepidire, aggiungere le olive, far raffreddare e coprire.
❧ Ripete questa operazione per altri 3 giorni (quindi in tutto 5 giorni dall'inizio).
❧ L'ultimo giorno dopo ancora, il sesto, scolare le olive, aggiungere allo sciroppo il glucosio, portare a ebollizione, aggiungere le olive (secondo preferenza eliminare zeste e vaniglia o lasciarle), il liquore, far bollire un minuto e invasare in un boccaccio sterilizzato, come una marmellata. Oppure, se si preferisce farle asciugare, stenderle su un foglio di carta forno e lasciarle scolare per un giorno.
❧ Il settimo giorno, riposare. (lo dice Uno importante, mica io, eh).
Come per tutte le conserve, anche le olive candite regalano il meglio di sé dopo almeno 15 giorni dalla conservazione.
* in alternativa all'uso del glucosio, si può utilizzare lo zucchero invertito per l'intera quantità di sciroppo, quindi sostituendo i 300 g di zucchero bianco e 300 g dei 400 indicati di acqua, con le dosi e il metodo seguenti:
Versare 500 ml di acqua, 4 g di succo di limone e 500 g di zucchero in una pentola. Coprire con un coperchio e portare lo sciroppo ad ebollizione cuocendo su fiamma medio-alta. Quando lo sciroppo raggiunge il bollore allora regolare la fiamma al minimo (sul fuoco più piccolo che avete) e continuare a far sobbollire per 2 ore, tenendo sempre il coperchio sulla pentola (serve a non far evaporare troppa acqua). Dopo di questo spegnere e procedere con la ricetta. Cioè aggiungere 100 g di zucchero muscovado, 100 g di acqua, far sciogliere, aggiungere le olive, le zeste, la vaniglia, fa bollire due minuti, spegnere. Procedere come indicato su, a partire da "il giorno dopo".
* in alternativa all'uso del glucosio, si può utilizzare lo zucchero invertito per l'intera quantità di sciroppo, quindi sostituendo i 300 g di zucchero bianco e 300 g dei 400 indicati di acqua, con le dosi e il metodo seguenti:
Versare 500 ml di acqua, 4 g di succo di limone e 500 g di zucchero in una pentola. Coprire con un coperchio e portare lo sciroppo ad ebollizione cuocendo su fiamma medio-alta. Quando lo sciroppo raggiunge il bollore allora regolare la fiamma al minimo (sul fuoco più piccolo che avete) e continuare a far sobbollire per 2 ore, tenendo sempre il coperchio sulla pentola (serve a non far evaporare troppa acqua). Dopo di questo spegnere e procedere con la ricetta. Cioè aggiungere 100 g di zucchero muscovado, 100 g di acqua, far sciogliere, aggiungere le olive, le zeste, la vaniglia, fa bollire due minuti, spegnere. Procedere come indicato su, a partire da "il giorno dopo".
DI PERTINENZA
Le olive candite sono meravigliose accanto (ma pure dentro) al cioccolato, nel gelato, nella crema pasticciera, per farcire torte, pasticcini, lievitati, crostate.
Io me le mangio accompagnate al... ehm... cucchiaino, semplicemente :)
E lo sciroppo?
Eeeeh, con lo sciroppo si pecca! Sto sorseggiando or ora un tè verde dolcificato con quest'elisir di larga vita... mmmmmmm ragazzi, le olive sono sublimi ma lo sciroppo è l i b i d i n o s o!
DIVAGAmente
Strane abitudini
⇝ Distruggo le graffette. Sì, le clips, le graffette, quelle! Non posso proprio farne a meno, se mi capita sotto mano una graffetta la apro, la stiro, la tiro finché non diventa bella dritta dritta e poi... ricomincio! È più forte di me! Sulla mia scrivania chi mi conosce evita di farmele trovare, a costo di nasconderle, perché io non me ne accorgo proprio, anche se mi concentro e mi alzo la mattina col pensiero "oggi le graffette le lascio in pace", niente! Non ce la faccio proprio! È che non me ne accorgo, basta che mi distragga un attimo, se c'è una graffetta nel raggio di un braccio e una sporta, io la acchiappo e la stendo! A fine giornata ho fatto uno sterminio, la scrivania è un cimitero di graffette!
⇝ Quando sono molto stanca, nervosa, accalorata, snervata insomma proprio stanca, ehm, perdo tutto il mio aplomb (sempreché ne possegga) e dico un sacco di parolacce, perdo l'aplomb e acquisisco la trivialità ;-), più che a una posata e raffinata signora di xx anni direi che assomiglio ad uno scaricatore, sì, assumo le peculiarità verbali di una scaricatrice di porto, di una camalla ecco (direi, Tamalla).
⇝ Rido sguaiatamente, e spesso, è proprio una strana abitudine. Mi accorgo che è strana per il modo in cui mi guardano quando esco dal cinema, magari dopo aver visto un film drammatico, oppure quando mi guardo intorno dopo una giornata al mare e vedo lo sguardo dei miei vicini di ombrellone, oppure quando incontro delle persone che mi dicono "ah ieri hai camminato eh? cammini ogni sera eh? con le tue amiche eh? sìsì... sei passata vicino a casa mia... ti HO SENTITA..." (ma come "sentita"??? una volta non si diceva "ti ho vista"??).
⇝ Come avevo già confessato QUI, quando sono molto molto molto arrabbiata (3 molti, perché con 2 urlo, con 1 molto invece "sguardo" torvamente) lancio. Sì, lancio oggetti, qualunque cosa mi capiti sottomano, difatti quando sono molto molto molto arrabbiata chi mi conosce, oltre a sparire dal mio raggio di visibilità (praticamente bastano pochi centimetri), nasconde immediatamente telecomandi e simili.
⇝ Mi siedo sui marciapiedi, sui tappeti, sulle sedie al contrario a cavalcioni, sui braccioli, a gambe aperte (difatti uso solo pantaloni o gonnellone lunghe fino ai piedi) a gambe incrociate, a gambe a cuore, a gambe penzoloni, sui muretti, sui gradini, a terra, tranne nel caso ci sia un divano nei dintorni. E allora l'abitudine perde la stranezza e diventa comodità, e mi ci stravacco (sul divano, non nell'abitudine).
⇝ Axx provoxxx xx xxx xxxx xxxxxxxxxxxxx xxxx'xxxxxxxxxxxx senza xxxxxxx, xxxxx xxxxxxxxx addosso, xxxxxxxxxx, xxxxxxxxxxxx x xxxxxxxxx, sentire xxxxx è xxxx xxxx xxxxx, xxxxxxx, xxxxxxxx, chiedere, e xxxxxxxxx xxxxxx. mi capita, quando sono molto xxxxxxxx, di xxxxxxxxxx "xxxxxxx xxxxx, xxxxxxx"... Per farla breve, sono molto xxxxx, e questo, pare sia molto strano....ma secondo me è normale.
⇝ Quando sono molto stanca, nervosa, accalorata, snervata insomma proprio stanca, ehm, perdo tutto il mio aplomb (sempreché ne possegga) e dico un sacco di parolacce, perdo l'aplomb e acquisisco la trivialità ;-), più che a una posata e raffinata signora di xx anni direi che assomiglio ad uno scaricatore, sì, assumo le peculiarità verbali di una scaricatrice di porto, di una camalla ecco (direi, Tamalla).
⇝ Rido sguaiatamente, e spesso, è proprio una strana abitudine. Mi accorgo che è strana per il modo in cui mi guardano quando esco dal cinema, magari dopo aver visto un film drammatico, oppure quando mi guardo intorno dopo una giornata al mare e vedo lo sguardo dei miei vicini di ombrellone, oppure quando incontro delle persone che mi dicono "ah ieri hai camminato eh? cammini ogni sera eh? con le tue amiche eh? sìsì... sei passata vicino a casa mia... ti HO SENTITA..." (ma come "sentita"??? una volta non si diceva "ti ho vista"??).
⇝ Come avevo già confessato QUI, quando sono molto molto molto arrabbiata (3 molti, perché con 2 urlo, con 1 molto invece "sguardo" torvamente) lancio. Sì, lancio oggetti, qualunque cosa mi capiti sottomano, difatti quando sono molto molto molto arrabbiata chi mi conosce, oltre a sparire dal mio raggio di visibilità (praticamente bastano pochi centimetri), nasconde immediatamente telecomandi e simili.
⇝ Mi siedo sui marciapiedi, sui tappeti, sulle sedie al contrario a cavalcioni, sui braccioli, a gambe aperte (difatti uso solo pantaloni o gonnellone lunghe fino ai piedi) a gambe incrociate, a gambe a cuore, a gambe penzoloni, sui muretti, sui gradini, a terra, tranne nel caso ci sia un divano nei dintorni. E allora l'abitudine perde la stranezza e diventa comodità, e mi ci stravacco (sul divano, non nell'abitudine).
⇝ Axx provoxxx xx xxx xxxx xxxxxxxxxxxxx xxxx'xxxxxxxxxxxx senza xxxxxxx, xxxxx xxxxxxxxx addosso, xxxxxxxxxx, xxxxxxxxxxxx x xxxxxxxxx, sentire xxxxx è xxxx xxxx xxxxx, xxxxxxx, xxxxxxxx, chiedere, e xxxxxxxxx xxxxxx. mi capita, quando sono molto xxxxxxxx, di xxxxxxxxxx "xxxxxxx xxxxx, xxxxxxx"... Per farla breve, sono molto xxxxx, e questo, pare sia molto strano....ma secondo me è normale.
mercoledì 23 novembre 2016
Mustazzòli salentini nasprati cu lu gileppu e rriccuti alla faccia te li cupetari
Cucinato da
Tamara @
Cosa sono i mustazzòli? I dolci più popolari del Salento (insieme ai pasticciotti coi quali vivono serenamente senza competizione, ognuno ha i propri spazi e zone di appetenza) detti anche, a seconda della zona in cui ci si trova, mustazzueli, scagliozzi e le varianti scagnozzi e scaiozzi, scaiezzuli, pisquetti, nassaparati e nsparati, castagnette, oppure zozzi (perché la glassa li fa sembrare sporchi, che avevate pensato?!), ché il Salento è terra di sole, di mare, di vento, e pure di dialetti.
Sono prodotti solo ed esclusivamente artigianali, re indiscussi delle feste patronali e delle sagre salentine, ma si trovano anche nelle pasticcerie o nei panifici, quindi si mangiano tutto l’anno, quando è festa è festa, cioè sempre!
Si mangiano a colazione o per merenda con il latte o con il tè, oppure a fine pasto accompagnati da un buon vino rosso o da liquori oppure di nascosto lasciando briciole e indizi ovunque!
Ognuno, come al solito, ha la ricetta unica, perfetta, l'originale ecc.ecc., anche io ho perfezionato la mia, partendo da una ricetta, arricchendola di tutti gli ingredienti possibili previsti, così da renderli profumatissimi e morbidi, come piacciono a me!
* Nella sezione di pertinenza racconterò anche dei cupetari.
RICETTA
♦ ● ♦ Mustazzoli salentini ♦ ● ♦
Ingredienti per i biscotti (circa 110 da 25g o 140 da 20 g)
1 kg di farina
250 g di mandorle pelate

250 g di nocciole
200 g di zucchero
200 g di miele
100 g di olio extravergine d'oliva [1]
40 g di strutto (o burro) [1]
80 g di cacao amaro
20 g di ammoniaca per dolci
1 bustina di lievito per dolci [2]
4 uova intere
70 g di vermouth (o rum o amaretto)
2 mandarini, zeste e succo
1 arancia, zeste e succo
2 limoni, solo le zeste
da 3 a 5 g di chiodi di garofano macinati (cucchiaino più o meno colmo)
da 3 a 5 g di cannella macinata
1 pizzico di sale
100 g di ficotto (mosto cotto di fichi)[3] (facoltativo)
150 g di canditi di arancia e mandarino (o zeste fresche grattugiate) (facoltativi)
un cucchiaino di polvere di caffè o di caffè solubile (facoltativo)
[1] Se si preferiscono biscotti più croccanti usare solo olio, nella quantità totale di 200 g
[2] Io preferisco il lievito per torte salate, che non contiene vanillina
[3] In alternativa, vincotto, latte, succo d'arancia o caffè.
Ingredienti per la glassa cioè lu gileppu (naspro)
1 kg di zucchero
75 g di cacao amaro
200 g di acqua (circa, se ne aggiungerà altra a sentimento)
1 cucchiaino di polvere di caffè o caffè solubile (facoltativo)
PROCEDIMENTO
♦ - Preparare gli ingredienti.
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- Riscaldare l'olio e lo strutto con le zeste di limone, mandarino e arancia. Far raffreddare.
- Sminuzzare i canditi col coltello.
- Setacciare la farina, il cacao e il lievito.
- Eliminare le bucce degli agrumi dall'olio, unirvi il miele e i canditi.
- Sbattere le uova con un pizzico di sale.
- Tritare non troppo finemente le nocciole e le mandorle.
- Spremere i succhi di arance e mandarini.
- Pesare e tener pronti tutti gli altri ingredienti.
♦ - Impastare.
- Versare nella ciotola (della planetaria o dell'olio di gomito) la farina, il lievito, il cacao setacciati e
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- Scavare una fossa al centro (!) e versarvi la miscela di olio/strutto/miele/canditi, le uova, il liquore, il ficotto, le spezie.
- Impastare velocemente.- Sciogliere l'ammoniaca in una tazza di succo di agrumi e aggiungerla all'impasto.
- Unire la frutta secca tritata ed, all'occorrenza, altro succo di arancia e mandarino.
- L'impasto è pronto appena la frutta secca è ben amalgamata.
- Se è troppo appiccicoso (dovrà essere sostenuto, più di una normale frolla) far indurire l'impasto in frigo, coperto da pellicola.
♦ - Formare i mustazzoli.
Per farli tondi:
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- formare delle palline da 20 o 25 g.
- schiacciarle leggermente su una leccarda ricoperta di carta forno.
Per farli romboidali:
- Formare un rotolo e schiacciarlo.
- Tagliare e formare i rombi.
oppure
- Stendere l'impasto tra due fogli di carta forno ad una altezza di 1 cm abbondante.
- Tagliare trasversalmente prima in un verso e poi, perpendicolarmente, nell'altro.
Cuocere per circa 20 minuti (attenzione a non farli bruciare sotto!) in forno statico a 180 gradi oppure ventilato a 165 gradi.
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♦ - Preparare lu gileppu (naspro).
- Versare lo zucchero in una grande pentola d'acciaio.
- Setacciarvi dentro il cacao.
- Aggiungere l'acqua e il caffè.
- Mescolare e porre su fuoco medio.
- Portare a ebollizione e far addensare, come un caramello.
- Lu gileppu è pronto quando fila, cioè quando prendendo una goccia tra l’indice ed il pollice, si attaccherà alle dita (ovviamente vi sarete anche ustionati).
♦ - Glassare.
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- Spegnere il fuoco sotto la pentola grande e mantenere al minimo il fuoco sotto quella piccola.
- Versare 5 o 6 mustazzoli alla volta nel pentolino, velocemente rotolare i biscotti così da ricoprirli di glassa, raccoglierli con un mestolo forato o una pinza da cucina, così da far colare lo sciroppo in eccesso.
- Poggiare via via i mustazzoli su un vassoio ricoperto di carta forno.
- Far asciugare completamente i biscotti.
- Se alcuni rimangono appiccicosi, passarli qualche minuti sotto al grill del forno, appena lo zucchero comincia a "friggere" estrarre i mustazzoli e farli raffreddare e asciugare.
Si conservano per circa un mese in contenitori ermetici.
Per dovere di cronaca, qui nel Salento non si conservano, ma si distribuiscono equamente fra amici, parenti, vicini di casa e colleghi :-)

DI PERTINENZA e di cupetari invidiosi
Come accennavo su, i mustazzoli sono i re delle feste patronali e delle tante sagre salentine, ma non è stato sempre così. Per quanto la loro preparazione sia certamente ultrasecolare, alla fine dell'800 ancora erano dei semplici sudditi sconosciuti e incompresi. Le feste paesane erano dominate da un altro dolce molto popolare e desiderato, la cupeta, il croccante salentino, dolce nobile e pieno di boria, oltre che di miele e mandorle.
Un bel dì sulle piazze salentine arrivò un tal Luigi Sorgente, un gelataio che però d'inverno vendeva poco per via del freddo e di genitori che pure da antichi rompevano le balle con "il gelato non si mangia d'inverno che ti raffreddi!", lasciando i poveri figli a sbavare e sognar gelati col naso moccioso, e a secco il povero Luigi, che di figli ne aveva sei, e si raffreddavano perché se il papà non vendeva gelati non poteva comprar loro la maglia di lana!
Però Luigi si chiamava Sorgente, e così sgorgò dalla sua mente un bella idea, mandò a quel paese genitoridifiglimocciosi e congelatori, e anziché gelati cominciò a vendere, sulla bancarella allestita sulla sua macchina comprata a rate, dei dolcini romboidali brutti, piccoli e neri (perché non li hanno chiamati calimeri?), ma buonissimi e meno costosi della cupeta.
Sicché, anche i genitori scassamarroni, che avevano pure il braccino corto, cominciano a preferire i mustazzoli alla cupeta.
Tutti volevano i mustazzoli, non solo genitori e figli, ma pure nonni, singol, amanti, coppie di fatto, uomini, donne, transgender, cattolici, atei, tutti insomma!
I cupetari si incazzarono abbestia, e gli bucarono le gomme. Come se non bastasse, i fascisti gli sequestrano pure la macchina sostenendo che servisse alla Patria, ma figurarsi! Con le ruote bucate la Patria che se ne faceva???!!!!
Luigi era disperato, sequestrò un triciclo al figlio di un cupetaro e ricominciò a vendere mustazzoli! Ormai in tutti i paesi del Salento gli zozzi erano ricercatissimi (gli zozzi sono i mustazzoli eh), e anche i cupetari capitolarono, cominciarono a produrre i brutti, piccoli e neri, e Luigi Sorgente... cominciò a produrre pure copeta!
E tutti vissero felici, contenti e nasprati!
(La vera storia potete leggerla QUI)
E io??? Io pure sono felice e contenta dei miei mustazzoli, più ricchi della copeta!
Tamara @
(ps. amo follemente la copeta e, per via della proprietà transitiva, anche i copetari)
DIVAGAmente
A proposito di zone...
i mustazzoli, ovviamente!
Altre foto su: http://visionigustative.blogspot.com/2016/11/mustazzoli-con-mandorle-nocciole-miele.html
mercoledì 16 dicembre 2015
Scorzette di mandarino (o di arancia) candite: metodo classico, metodo veloce e metodo cioccolatoso.
Cucinato da
Tamara @
Sublime. Appena assaggiai il Panterrone di Fernando Natale (da cui ho poi preso ispirazione per arrivare al mio) il primo profumo che si materializzò sotto i denti, sotto forma di candito, fu il mandarino. Appena percettibile ma sublime. Andai subito a guardare l'etichetta degli ingredienti e sì! Era proprio mandarino! E sorrisi, pensando ad una bambina con le trecce rosse arrampicata sull'albero del giardino a raccogliere i mandarini in alto in alto, quelli che sfioravano il cielo. Uno lo lasciava cadere giù, nelle mani di suo padre, ed uno lo apriva mentre rimaneva in bilico su quei rami (rametti!) che cominciavano a piegarsi sotto il suo, sia pur piccolo, peso. Immancabilmente dopo qualche istante lanciava un gridolino, ché nella foga di sbucciare quel concentrato d'arancione, la scorza le aveva spruzzato succo aspro e pungente negli occhi spalancati ad osservare il mandarino fra le mani, i piedi ancorati ai rami e il padre che la guardava occhi al cielo!
E, mentre ancora sorridevo, continuai ad assaporare quella meraviglia di panettone, sapendo già che lo avrei rifatto, mi avevano folgorata quei sapori delicati ma così accordati fra loro!
Il primo passo, candire i mandarini. Procedetti col metodo veloce, già indicato qui, e che per comodità riporterò nella sezione DiPertinenza. Ne avevo bisogno subito, non avrei resistito neppure un giorno prima di cominciare a provare impasti e bilanciamenti, però poi, avendo già sperimentato il metodo classico adottato per le pere candite e che mi aveva convinta di più, ho cominciato a candire anche bucce di mandarino e arance, seguendo le indicazioni (con qualche variante) di Eleonora, che aveva a sua volta preso spunto da Teonzo.
Risultato? Eccellente, meraviglioso, profumato, evocativo!
RICETTA
CANDITI DI ARANCIA, MANDARINO O LIMONE METODO CLASSICO
Ingredienti:
1 kg di scorze di mandarini veri (o di arance tipo Washington, o limoni con la buccia spessa), non trattate
2,5 kg di zucchero
2,5 l di acqua
500 g di sciroppo di glucosio o zucchero invertito*
- Lavare bene benissimo gli agrumi, io mi aiuto con una spazzolina.
- Tagliare a spicchi piuttosto larghi le bucce di mandarino (o di arancia o di limone), compreso l'albedo (la parte bianca).
- In caso di necessità, si possono "raccogliere" le scorze nell'arco di due o tre giorni, avendo cura di conservarle in acqua fredda e di cambiare quest'ultima almeno una volta al giorno.
- Bollire le scorze per un paio di minuti. Scolarle e farle raffreddare (anche furbescamente, in acqua fredda).
- Bollire, scolare, raffreddare (anche furbescamente) le bucce altre 2 volte. Se trattasi di scorze d'arancia molto spesse, anche 3 volte. Quindi, in tutto, 3 volte i mandarini e le arance magre, 4 volte le arance grosse e i limoni. In questo modo si attenua il sapore amaro del pericarpo e del mesocarpo... sappiamo tutti cosa sono no? Il pericarpo è la scorzetta o zeste, il mesocarpo è l'albedo, l'albedo è la parte bianca, la parte bianca è quella cosa inutile che c'è tra il pericarpo e l'endocarpo, che è la parte polposa interna divisa in loggette dette anche spicchi... parliamo di arance, giuro!!!!
- Preparare uno sciroppo con l'acqua, lo zucchero e il glucosio (o lo zucchero invertito), porre sul fuoco e portare a bollore. Quando lo zucchero è completamente sciolto, spegnere il fuoco e aspettare che diventi tiepido (lo sciroppo, non il fuoco). Versarvi dentro le scorze, coprire e lasciar macerare fino al giorno dopo.
- Il giorno dopo scolare le scorze, recuperare ovviamente lo sciroppo! portarlo a bollore, far ridurre a fuoco dolce per qualche minuto, far intiepidire e versarvi dentro le scorze, che dovranno essere completamente sommerse.
- Ripetere ogni giorno fino a quando lo sciroppo sarà molto denso e le scorze trasparenti. Cioè il pericarpo (zeste) lucidissimo e il mesocarpo (l'albedo) trasparente tanto da sembrare arancione.
L'endocarpo, invece, ce lo siamo già pappato spremuto, oppure tagliato a fettine in una bella insalata di finocchi.
Più meno ci vorranno 8/9 giorni.
oh, me paro un dottore... metacarpo, pericardio, endocardio, anacardio...
Poi ci sono tante opzioni, a seconda dell'utilizzo che se ne vuole fare.
- Si possono arrotolare nello zucchero semolato.
- Se si vogliono utilizzare subito, farle asciugare qualche ora su un foglio di carta forno, rigirandole ogni tanto.
- Se si vogliono conservare per breve tempo (fino ad un massimo di 3 mesi) si possono asciugare e conservare in un barattolo oppure congelare avvolte in carta forno o in un contenitore.
- Se invece si prevede di conservarle più a lungo, è preferibile invasarle. Portare a bollore lo sciroppo. aggiungervi le scorzette e invasare come una marmellata. Così avremo dei meravigliosi pericarpi invasati :)
- Anche lo sciroppo, se avanza, consiglio di non buttarlo, si può conservare e usare per dolcificare il tè o lo yogurt, oppure per aromatizzare i dolci. Così come lo sciroppo di zenzero o di pere.
* Il glucosio (o lo zucchero invertito) serve a contrastare la cristallizzazione dello zucchero nel lungo periodo, quindi se si ritiene di consumare i canditi nel breve termine, si può ometterne l'uso.
Se non si riesce a trovare, si può "invertire" l'intero sciroppo come indicato da Teonzo nel suo post:
Versate 3 l di acqua, 25 g di succo di limone e 3 Kg di zucchero in una pentola. Copritela con un coperchio e portate lo sciroppo ad ebollizione cuocendo su fiamma medio-alta. Quando lo sciroppo raggiunge il bollore allora regolate la fiamma al minimo (sul fuoco più piccolo che avete) e continuate a far sobbollire per 2 ore, tenendo sempre il coperchio sulla pentola (serve a non far evaporare troppa acqua). Dopo di questo spegnete e fate raffreddare lo sciroppo.
Edit del 17/05/2017
I canditi di mandarino, di arancia e di zenzero sono la ciliegina sulla torta per tante preparazioni! A pezzettini o frullati, sono una manna dal cielo quando non sono disponibili arance fresche, nelle preparazioni classiche ma anche non!
- nel panterrone
- nella Gubana
- nei panettoni e nell'aroma panettone
- nello stollen
- nel buccellato
- nel frustingo
- nella colomba
- nei cioccolatini
- nei biscotti al cioccolato (li ho "ripieni" di un pezzettino di candito d'arancia e uno di mandarino)
- negli impasti brioche
- nella granola!
EDIT DEL 06/02/2017
Qui sotto le scorze di limone, candite meravigliosamente dalla mia socia Emmettì! Non vorrei dire, ma quasi quasi lo dico... i canditi di limone sono straordinari, un profumo inebriante, al pari di quelli di mandarino! Grazie tesoro per aver avuto l'idea di provarci, chissà cos'hai in mente di farci :)))
DI PERTINENZA
CANDITI DI ARANCIA, MANDARINO O LIMONE, METODO VELOCE
Tagliare a spicchi larghi almeno due centimetri la buccia di arance tipo Washington Navel (hanno la buccia spessa), oppure a pezzi abbastanza grandi le bucce di mandarino. Naturalmente, è bene procurarsi frutta non trattata.
Bollire le bucce di arance o di limoni 4 volte, quelle di mandarino 3 volte, per un paio di minuti, raffreddandole tra una bollitura e l'altra. Si portano le bucce a bollore direttamente nella casseruola piena d'acqua fredda.
Pesarle e calcolare uguale peso di zucchero e di acqua. Si fanno bollire nello sciroppo a fuoco dolce fino a quando le bucce non risulteranno quasi trasparenti, e lo sciroppo sia molto ridotto. Le bucce di mandarino, molto più sottili, impiegheranno un tempo inferiore per raggiungere la giusta canditura.
Si posso conservare in vari modi. Direttamente nello sciroppo, in barattolo di vetro, come una marmellata (nel qual caso è bene aggiungere glucosio o zucchero invertito pari al 30% sul peso dello zucchero) . Oppure si fanno scolare su carta forno e poi asciugare su una gratella. Oppure si rotolano nello zucchero e si conservano anche queste in un barattolo o in un contenitore a chiusura ermetica. Oppure, si possono congelare.
Oppure, golosamente,...
CANDITI DI ARANCIA METODO CIOCCOLATOSO
E, mentre ancora sorridevo, continuai ad assaporare quella meraviglia di panettone, sapendo già che lo avrei rifatto, mi avevano folgorata quei sapori delicati ma così accordati fra loro!
Il primo passo, candire i mandarini. Procedetti col metodo veloce, già indicato qui, e che per comodità riporterò nella sezione DiPertinenza. Ne avevo bisogno subito, non avrei resistito neppure un giorno prima di cominciare a provare impasti e bilanciamenti, però poi, avendo già sperimentato il metodo classico adottato per le pere candite e che mi aveva convinta di più, ho cominciato a candire anche bucce di mandarino e arance, seguendo le indicazioni (con qualche variante) di Eleonora, che aveva a sua volta preso spunto da Teonzo.
Risultato? Eccellente, meraviglioso, profumato, evocativo!
RICETTA
CANDITI DI ARANCIA, MANDARINO O LIMONE METODO CLASSICO
Ingredienti:
1 kg di scorze di mandarini veri (o di arance tipo Washington, o limoni con la buccia spessa), non trattate
2,5 kg di zucchero
2,5 l di acqua
500 g di sciroppo di glucosio o zucchero invertito*
- Lavare bene benissimo gli agrumi, io mi aiuto con una spazzolina.
- Tagliare a spicchi piuttosto larghi le bucce di mandarino (o di arancia o di limone), compreso l'albedo (la parte bianca).
- In caso di necessità, si possono "raccogliere" le scorze nell'arco di due o tre giorni, avendo cura di conservarle in acqua fredda e di cambiare quest'ultima almeno una volta al giorno.
- Bollire le scorze per un paio di minuti. Scolarle e farle raffreddare (anche furbescamente, in acqua fredda).
- Bollire, scolare, raffreddare (anche furbescamente) le bucce altre 2 volte. Se trattasi di scorze d'arancia molto spesse, anche 3 volte. Quindi, in tutto, 3 volte i mandarini e le arance magre, 4 volte le arance grosse e i limoni. In questo modo si attenua il sapore amaro del pericarpo e del mesocarpo... sappiamo tutti cosa sono no? Il pericarpo è la scorzetta o zeste, il mesocarpo è l'albedo, l'albedo è la parte bianca, la parte bianca è quella cosa inutile che c'è tra il pericarpo e l'endocarpo, che è la parte polposa interna divisa in loggette dette anche spicchi... parliamo di arance, giuro!!!!
- Preparare uno sciroppo con l'acqua, lo zucchero e il glucosio (o lo zucchero invertito), porre sul fuoco e portare a bollore. Quando lo zucchero è completamente sciolto, spegnere il fuoco e aspettare che diventi tiepido (lo sciroppo, non il fuoco). Versarvi dentro le scorze, coprire e lasciar macerare fino al giorno dopo.
- Il giorno dopo scolare le scorze, recuperare ovviamente lo sciroppo! portarlo a bollore, far ridurre a fuoco dolce per qualche minuto, far intiepidire e versarvi dentro le scorze, che dovranno essere completamente sommerse.
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- Ripetere ogni giorno fino a quando lo sciroppo sarà molto denso e le scorze trasparenti. Cioè il pericarpo (zeste) lucidissimo e il mesocarpo (l'albedo) trasparente tanto da sembrare arancione.
L'endocarpo, invece, ce lo siamo già pappato spremuto, oppure tagliato a fettine in una bella insalata di finocchi.
Più meno ci vorranno 8/9 giorni.
oh, me paro un dottore... metacarpo, pericardio, endocardio, anacardio...
Poi ci sono tante opzioni, a seconda dell'utilizzo che se ne vuole fare.
- Si possono arrotolare nello zucchero semolato.
- Se si vogliono utilizzare subito, farle asciugare qualche ora su un foglio di carta forno, rigirandole ogni tanto.
- Se si vogliono conservare per breve tempo (fino ad un massimo di 3 mesi) si possono asciugare e conservare in un barattolo oppure congelare avvolte in carta forno o in un contenitore.
- Se invece si prevede di conservarle più a lungo, è preferibile invasarle. Portare a bollore lo sciroppo. aggiungervi le scorzette e invasare come una marmellata. Così avremo dei meravigliosi pericarpi invasati :)
- Anche lo sciroppo, se avanza, consiglio di non buttarlo, si può conservare e usare per dolcificare il tè o lo yogurt, oppure per aromatizzare i dolci. Così come lo sciroppo di zenzero o di pere.
* Il glucosio (o lo zucchero invertito) serve a contrastare la cristallizzazione dello zucchero nel lungo periodo, quindi se si ritiene di consumare i canditi nel breve termine, si può ometterne l'uso.
Se non si riesce a trovare, si può "invertire" l'intero sciroppo come indicato da Teonzo nel suo post:
Versate 3 l di acqua, 25 g di succo di limone e 3 Kg di zucchero in una pentola. Copritela con un coperchio e portate lo sciroppo ad ebollizione cuocendo su fiamma medio-alta. Quando lo sciroppo raggiunge il bollore allora regolate la fiamma al minimo (sul fuoco più piccolo che avete) e continuate a far sobbollire per 2 ore, tenendo sempre il coperchio sulla pentola (serve a non far evaporare troppa acqua). Dopo di questo spegnete e fate raffreddare lo sciroppo.
Edit del 17/05/2017
Dopo varie canditure, posso affermare che l'utilizzo dello zucchero invertito (in sostituzione dell'intero sciroppo) ha prodotto risulati veramente eccellenti. Scorzette più morbide, trasparenti e lucide, e nessun caso di cristallizzazione né nelle scorze conservate "a secco", né in quelle conservate nello sciroppo stesso.
- nel panterrone
- nella Gubana
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- nella colomba
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- nei biscotti al cioccolato (li ho "ripieni" di un pezzettino di candito d'arancia e uno di mandarino)
- negli impasti brioche
- nella granola!
EDIT DEL 06/02/2017
Qui sotto le scorze di limone, candite meravigliosamente dalla mia socia Emmettì! Non vorrei dire, ma quasi quasi lo dico... i canditi di limone sono straordinari, un profumo inebriante, al pari di quelli di mandarino! Grazie tesoro per aver avuto l'idea di provarci, chissà cos'hai in mente di farci :)))
CANDITI DI ARANCIA, MANDARINO O LIMONE, METODO VELOCE

Tagliare a spicchi larghi almeno due centimetri la buccia di arance tipo Washington Navel (hanno la buccia spessa), oppure a pezzi abbastanza grandi le bucce di mandarino. Naturalmente, è bene procurarsi frutta non trattata.
Bollire le bucce di arance o di limoni 4 volte, quelle di mandarino 3 volte, per un paio di minuti, raffreddandole tra una bollitura e l'altra. Si portano le bucce a bollore direttamente nella casseruola piena d'acqua fredda.
Pesarle e calcolare uguale peso di zucchero e di acqua. Si fanno bollire nello sciroppo a fuoco dolce fino a quando le bucce non risulteranno quasi trasparenti, e lo sciroppo sia molto ridotto. Le bucce di mandarino, molto più sottili, impiegheranno un tempo inferiore per raggiungere la giusta canditura.
Si posso conservare in vari modi. Direttamente nello sciroppo, in barattolo di vetro, come una marmellata (nel qual caso è bene aggiungere glucosio o zucchero invertito pari al 30% sul peso dello zucchero) . Oppure si fanno scolare su carta forno e poi asciugare su una gratella. Oppure si rotolano nello zucchero e si conservano anche queste in un barattolo o in un contenitore a chiusura ermetica. Oppure, si possono congelare.
Oppure, golosamente,...
CANDITI DI ARANCIA METODO CIOCCOLATOSO
Ingredienti:
- Scorzette di arancia candite e tagliate a listarelle
- cioccolato extra fondente o come si preferisce
Sciogliere il cioccolato al microonde (modalità scongelamento), farlo raffreddare a 32° se cioccolato fondente, 31° se cioccolato al latte, 30° se cioccolato bianco.
Pucciare le scorzette, lasciando un pezzettino per "la presa" pulita.
Lasciar indurire su carta forno.
Conservare... per poco, non si resiste!
DIVAGAmente
A rebours
Si potrebbe raccontare la mia vita
dalle rughe che ho sul volto
o dalle volte che ho nuotato
nel mare. *
Si potrebbe scegliere tra le foto
quelle dove sorrido
o delle poche lettere serbarne
una sola.
Si potrebbe dire in quale libro
un sogno è iniziato
e quale fu l'ora
che lo dissolse.
Ma potrei rivivere
per quella foto
quel libro, quella lettera
dimmi, potrei?
(BALLATE Stefano Benni)
![]() |
| (foto: JanMlcoch) |
* Scusami Benni, lo so lo so, la prima strofa della ballata l'ho modificata, la riporto qui
-Si potrebbe raccontare la mia vita
dai denti che ho perduto
o dalle volte che ho visto
la neve-.
Però vedi io di denti ne ho perduti solo uno... e non avrebbe raccontato molto se non il dolore allucinante che ho provato il giorno in cui ho addentato il diavolo fatto nocciolo che mi ha frantumato il molare inferiore sinistro... e non avrei raccontato ballate e pensieri ma parolacce tali che non si possono ripetere. E poi scusa ancora... una donna con le rughe si può ancora accettare, ma senza denti...
giovedì 1 ottobre 2015
Una croccante bontà, ma non chiamatelo müesli! ;-)
Cucinato da
Emmettì
Bentrovati amici lettori! :-))
Oggi vi propongo una ricettina sfiziosa e piena di tanto gusto.
L'autunno è ormai arrivato e mentre ci prepariamo ad affrontare la stagione fredda, abbiamo bisogno di una marcia energetica in più, soprattutto nel pasto più importante della giornata: la colazione! Senza però tralasciare leggerezza e genuinità ;-)
Siore e Siori, ecco a voi Sua Bontà: la Granola!
"La che?? La granolaaaaaaaaaaaa??? Ma non si chiama müesli????"
Ebbene no, cari miei! **
Questa è un'altra di quelle ricette che ha destato in me maggior curiosità, sia per la possibilità di realizzarla in casa con ingredienti scelti da noi (dici poco!), sia per la velocità con cui si prepara (e ridici poco!!).
Con pochi e semplicissimi passaggi, otteniamo un concentrato di energia che non può mancare sulla tavola della prima colazione; ideale anche per la merenda, abbinato ad un frutto di stagione, oppure come alternativa al sacchetto di pop corn (ma soprattutto alla cena) davanti ad un bel film nelle prossime serate invernali!
Che ne dite? Si può fare?? :-))))
"Eh, ma dicci come si fa...!!!"
Niente di più semplice: una base di fiocchi di cereali, uno sciroppo con zucchero e miele, frutta secca, frutta disidratata, un buon olio ed il gioco è fatto!
Ah no! Un altro ingrediente è indispensabile per l'ottima riuscita: la fantasia!!! :-))))))
Il risultato sarà un agglomerato croccante di cereali, frutta disidratata e frutta secca a cui è quasi impossibile resistere!!!!
210 g di fiocchi di frumento integrali (avena, orzo, farro)
80 g di farina di cocco (oppure granella di pistacchio)
80 g di frutta secca tostata e tritata grossolanamente (mandorle, noci, nocciole)
Per lo sciroppo
70 g di zucchero di canna (integrale o muscovado)
70 g di olio di riso (o di girasole)
40 g di miele
40 g di acqua
aromi (estratto di vaniglia, cannella, cardamomo)
Per il post cottura
150 g di frutta disidratata (mirtilli, uvetta, scaglie di cocco, banana, albicocca, mela)
50 g di cioccolato fondente tagliato a coltello
..................... (e voi? cosa aggiungereste?)
PROCEDIMENTO:
Per prima cosa, accendere il forno a 160° in modalità statica.
1. Mescolare in una ciotola tutti gli elementi secchi.
In un pentolino, versare l'acqua e lo zucchero; portare quasi a bollore mescolando di tanto in tanto fino ad ottenere uno sciroppo; aggiungere il miele, l'olio, gli eventuali aromi e continuare a mescolare fino ad ottenere un'emulsione.
Unire la parte liquida nella ciotola di cereali e mescolate bene con un cucchiaio di legno.2. Versare il composto su una teglia coperta di carta forno e livellare il tutto facendo attenzione a che tutta la superficie abbia lo stesso spessore.
3. Livellare bene anche gli angoli e poi infornare per circa 20 minuti. Negli ultimi 5 mantenere lo sportello in fessura per favorire l'uscita dell'umidità ed aumentare la croccantezza del prodotto finito.
4. Quando la superficie avrà assunto un color nocciola, estrarre la teglia dal forno e lasciare raffreddare un pochino. Il composto sarà ancora un po' morbido, ma raffreddandosi diventerà croccantissimo!
5. Quando sarà ben freddo, spezzettare la "mattonella" in pezzi della grandezza desiderata ed aggiungere la frutta disidratata che avete scelto.
Mescolare delicatamente il tutto e riporre la granola così ottenuta in un barattolo con chiusura ermetica per mantenere intatta la croccantezza,
Ora io vi avverto: se decidete di assaggiare, scoprirete ad un certo punto che il barattolo è improvvisamente vuoto!!!!! :-OOOO
Questo per dire che la granola è molto pericolosa da tanto è buona... quindi abbiate l'accortezza di riporre il vaso in frigorifero in modo che, oltre a rimanere lontana dagli occhi (e dalla bocca), conserverà ancora più a lungo la sua croccante bontà! ;-)
Oh, non venite a dirmi che non vi avevo avvertiti eh??? :-DDDDD
Vabbè dai, ma ora ce la spieghi la differenza fra la granola e il müesli?
** La granola
come la chiamano in tutto il mondo, tranne che in Italia, nasce negli Stati Uniti dal nome di Sylvester Graham, che inventa la farina (e che prenderà il suo nome) fatta di frumento integrale macinata grossolanamente a cui vengono aggiunti la crusca e il germe.
Pochi anni dopo, nel 1893, James Caleb Jackson, il promotore della dieta vegetariana come panacea di tutti i mali, produce su scala industriale i primi cereali secchi, a partire dalla farina di Graham e li chiama Granula. Il medico John Harvey Kellog, direttore di una clinica nel Minnesota, sperimenta un cereale molto simile che chiama allo stesso modo Granula. Dopo una disputa legale con Jackson cambia il nome in Granola.
Entrambe le versioni consistevano in fiocchi di cereali integrali passati al forno per renderli croccanti. Considerato un alimento salutare fin dalle origini, la granola godrà di una nuova popolarità negli anni 60, in omaggio alle manie salutistiche del movimento hippie.
Il müesli
(“zuppa” nel dialetto svizzero-tedesco) è invece composto da fiocchi di cereali (soprattutto avena), frutta essiccata e semi oleosi, senza cottura, né aggiunta di zuccheri, né grassi.
Questo alimento è nato in Svizzera verso il 1900, grazie al medico Maximilian Bircher-Benner che lo somministrava ai pazienti del suo ospedale, nel quale una parte essenziale della terapia era la dieta ricca di frutta e verdure fresche. In realtà il dottor Bircher riproponeva solo un classico cibo dei montanari, abituati a consumare una colazione molto energetica per resistere alla fatica e ai rigori del clima alpino.
La ricetta originale del dottor Bircher, chiamata Birchermuesli, prevedeva anche un ammollo (di qualche minuto o di una notte, in frigo) ed era composto da un cucchiaio di fiocchi d’avena messo a bagno in tre cucchiai di acqua fredda, un cucchiaio di succo di limone e uno di latte condensato zuccherato, una mela grattugiata e con la buccia, nocciole o mandorle in polvere.
Questo è tutto! Ora che avete scoperto anche la differenza fra müesli e granola non vi resta che prepararla e... sgranocchiarla!! :-))) E non dimenticate
Questo è tutto! Ora che avete scoperto anche la differenza fra müesli e granola non vi resta che prepararla e... sgranocchiarla!! :-))) E non dimenticate
giovedì 27 marzo 2014
Colomba a lievitazione naturale al profumo di mandarino
Cucinato da
Tamara @

Allora? Pronta per la colomba?
Colomba??? uoz colomba?? ai donnou
...
Pronti?
NO!!!
...
Ho comprato gli stampi...
noneeeeeeeeeeeeeee
...
Sto rinfrescando....
uhmmmm
...
Sabato comincio...
eeeehhh...
(impasto che vince non si cambia, però bisogna fare qualcosa di diverso, di particolare ma semplice, forse.. e poi... ma io la colomba non la voglio fare!!!!.)
...
allora sei pronta o no? tanto lo so, che la tua mente diabolica ha cominciato a sfruculiare :)) sai pensavo potremmo provare così (...) o cosà (...)
mah...forse... una sola però! niente prove così o cosà! ne faccio una sola! unica, quella giusta! ma forse! ( ..................... certo, la glassa di Montanari era speciale... secondo me quella ci sta benissimo... e poi, come dimenticare, quel meraviglioso profumo di.... di....)
ma forse!!
RICETTA

Ingredienti per una colomba da 1 kg
Primo impasto
- 80 g lievito madre
- 180 g farina di forza o manitoba
- 70 g zucchero
- 90 g acqua
- 80 g burro bavarese
- 70 g tuorliSecondo impasto
- 80 g farina di forza o manitoba
- 70 g zucchero
- 70 g tuorli
- 70 g burro bavarese
- 4 g sale
- 15 g acqua
- 50 g aroma
-150 g canditi di arancia home-made
- 50 g canditi di mandarino fatti in casapasta aromatica
- 20 g di miele
- 10 g di burro sciolto
- 20 g di canditi di arancia home-made
- 10 g di canditi di mandarino home-made
- 10 g di sciroppo di arancia candita
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (oppure 1 baccello di vaniglia e tutti i semini dello stesso)
- zeste grattugiate di 1 limone

glassa (di I. Massari)
- 40 g di mandorle grezze
- 20 g di nocciole tostate
-160 g di zucchero semolato
- 4 g di cacao amaro in polvere
- 4 g di fecola di patate
- 4 g di farina di mais
- 60 g di albume
per la decorazione: mandorle grezze e granella di zucchero

Per leggere l'intera esecuzione scorrere la tendina all'interno del riquadro sotto
Rinfreschi pasta madre
- pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua
- sera: 60 g pasta madre, 60 g farina 30 g acqua. legatura.
- mattina: 30 g pasta madre, 30 g farina, 15 g acqua.
- mezzogiorno: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
- pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
- sera: primo impasto
Preparazione:
primo impasto:
- Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
- In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra tagliare il burro freddo a fettine sottili.
- Versare nella ciotola della planetaria 3/4 di farina, i tuorli montati con lo zucchero e l'acqua. Montare la foglia e cominciare ad impastare.
- Aggiungere la pasta madre ridotta in pezzi e portare ad incordatura, ci vorranno circa 15-20 minuti.
- Sostituire la foglia col gancio e aggiungere il burro poco alla volta, alternando con la farina e avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
- Finito l'inserimento del burro aggiungere l'eventuale farina rimasta e portare ad incordatura.
- L'impasto dovrà essere elastico ma non lucido e liscio. Questa operazione dovrebbe durare dai 20 ai 30 minuti al massimo.
- Porre in un contenitore graduato o trasparente (per poter controllare la lievitazione), coprire con pellicola alimentare e far lievitare a 28 gradi fino al raddoppio e mezzo.
Preparare alcuni ingredienti per l'impasto successivo
- Ridurre i mandarini canditi in pezzetti piccolissimi e metterli in freezer, insieme ai canditi d'arancia.
- Preparare l'aroma, scaldare il miele, farvi sciogliere il burro, unire gli altri ingredienti e frullare. Coprire con pellicola alimentare e lasciar insaporire a temperatura ambiente.
- Preparare la glassa. Raffinare in un cutter tutti gli ingredienti secchi, aggiungere quindi l'albume continuando a frullare per un paio di minuti. Far riposare in frigo. Se si versa direttamente in una sac à poche sarà già pronta il giorno dopo.
Secondo impasto
- Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
- In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra tagliare il burro freddo a fettine sottili.
- Idratare il sale con l'acqua prevista.
- Trasferire il primo impasto nella ciotola della planetaria e avviare il gancio, impastare 5 minuti.
- Inserire le uova montate poco alla volta, alternando con un po' di farina avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
- Quando l'impasto è ben incordato inserire l'aroma poco alla volta, aggiungere un cucchiaio di farina.
- Aggiungere il sale idratato, filo filo lungo la parete della ciotola. Aggiungere ancora un po' di farina.
- Inserire il burro poco alla volta, alternando con la farina rimasta ed aspettando l'assorbimento dell'uno prima dell'aggiunta dell'altra e viceversa.
- Serrare l'incordatura, l'impasto deve risultare elastico, liscio e lucido.
- Scaravoltare l'impasto sul piano imburrato, lavorarlo qualche minuto con la tecnica dello slap & fold .
- Allargare l'impasto in una sfoglia sottile, distribuire metà della farcitura appena tolta dal freezer e infarinata, richiudere al centro e ripetere l'operazione.
- Coprire con una ciotola e far riposare mezz'ora.
ora ci sono due possibilità:
- Porre l'impasto in un contenitore, coprire con coperchio o con pellicola e far riposare in frigorifero per minimo 6 ore e massimo 12. Poi tirare fuori dal frigo, fare acclimatare per un'ora e procedere col punto successivo.
oppure, saltare questa fase e
- dare due giri di pieghe al centro, ribaltare l'impasto in modo che la chiusura delle pieghe stia sotto, e procedere con
- la prima pirlatura sul piano unto di burro. Io la prima la faccio a spirale, arrotolando l'impasto stringendo l'impasto verso il basso. QUI il video di Piero.
- Lasciar puntare per 30/40 minuti senza copertura e ripetere la pirlatura. Questa seconda volta, invece, arrotolo l'impasto trascinando l'impasto in avanti, come si vede in quest'altro video di Piero.
- Dividere l'impasto in due parti, una leggermente più grande, e formarli in due rotoli. Disporre a croce del pirottino apposito, quello più piccolo nella parte delle ali, quello più grande lungo la lunghezza dello stampo.
- Coprire con pellicola. Poggiare il pirottino direttamente sulla leccarda o teglia o griglia su cui cuocerà la colomba, onde evitare di dover prendere e spostare il pirottino con le mani. E' utile poggiare il pirottino sulla leccarda o la teglia ribaltata, così che sia facilitata l'operazione di infilzatura dei ferri successiva.
- Far lievitare per 6/7 ore a 28°C nel forno preriscaldato e la lucina accesa, oppure a temperatura ambiente, in questo caso i tempi di lievitazione saranno più lunghi.
- Quando l'impasto sarà arrivato al bordo del pirottino e l'impasto tocca circa 2 cm sotto, porre
a temperatura ambiente,
togliere la pellicola trasparente e
lasciare 30/40 minuti.
- Con la sac à poche distribuire la glassa, senza arrivare al bordo (questa colerà da sola fino allo stampo),
- Con la sac à poche distribuire la glassa, senza arrivare al bordo (questa colerà da sola fino allo stampo),
- Cuocere in forno a 170° 40 minuti in in
forno statico e 20 minuti in modalità ventilata)
- Infilzare la colomba appena sfornata con due ferri a croce all'altezza della testa e della coda e un ferro al centro, alla base dello stampo, e lasciar raffreddare capovolta, sospesa con i ferri retti tra due sedie o su un secchio, per almeno 6/8 ore.
- Conservare in una busta per alimenti e CONSUMARE NON PRIMA DI UNA SETTIMANA, quest'attesa è necessaria perché i sapori si fondano e maturino.
utile il passo passo per la preparazione del panettone: http://visionigustative.blogspot.it/2013/12/panettone-preparazione.html
Per chi impasta a mano, per il primo impasto procedere così: impastare 2/3 della farina con 2/3 di acqua e il lievito spezzettato. Portare a incordatura e cominciare ad inserire il composto di uova e zucchero poco alla volta, aiutandosi eventualmente con un po' di farina tra un inserimento e l'altro (aspettare sempre che i grassi siano assorbiti prima di aggiungere la farina e viceversa), procedere allo stesso modo col resto dell'acqua e con il burro.
utile il passo passo per la preparazione del panettone: http://visionigustative.blogspot.it/2013/12/panettone-preparazione.html
Per chi impasta a mano, per il primo impasto procedere così: impastare 2/3 della farina con 2/3 di acqua e il lievito spezzettato. Portare a incordatura e cominciare ad inserire il composto di uova e zucchero poco alla volta, aiutandosi eventualmente con un po' di farina tra un inserimento e l'altro (aspettare sempre che i grassi siano assorbiti prima di aggiungere la farina e viceversa), procedere allo stesso modo col resto dell'acqua e con il burro.

DI PERTINENZA
Colomba con lievito di birra
- Lo so che ora i più storceranno il naso, ma vorrei proporre una alternativa con lievito di birra, per coloro che non hanno la fortuna, la possibilità, la voglia, la pazienza o la passione di accudire un lievito madre, solido o liquido che sia, ma che abbiano comunque curiosità di provare un lievitato importante come la colomba di Pasqua. Anche io, fino a l'esate scorsa, in cui la mia adorata Maya è venuta apposta da Roma per portarmi il li.co.li, usavo esclusivamente il lievito di birra. E, con le dovute attenzioni, ho ottenuto risultati di tutto rispetto. Come questa colomba, per esempio.Quindi, non storco il naso e propongo una alternativa, per questa colomba, molto semplice:
Sostituire la pasta madre con una biga costituita da: 100 g di farina, 50 ml di acqua, 2 g di lievito di birra. A seguire, nel primo impasto, g 130 di farina, 65 g di acqua, e il resto come da ricetta.
La lunga maturazione a temperatura ambiente della biga (da 8 a 12 ore, fino a quando l'impasto arrivi ad andare oltre il raddoppio) e l'esclusione di ulteriori aggiunte di lievito nei 2 impasti successivi, farà sì che l'odore del lievito si stemperi completamente. Il risultato sarà decisamente superiore a qualsiasi prodotto acquistato.
- Il profumo di mandarino, irresistibile, e nota fondamentale di questa colomba, si otterrà solo utilizzando canditi fatti in casa. Così come per le scorze di arancia. Basta un pomeriggio da dedicare alla canditura, e si otterranno canditi, sciroppo, scorzette da conservare tutto l'anno. Io uso infatti, per le scorze di agrumi, il metodo veloce. Questo.
Tagliare a spicchi larghi almeno due centimetri la buccia di arance tipo Washington Navel (hanno la buccia spessa), oppure a pezzi abbastanza grandi le bucce di mandarino. Naturalmente, è bene procurarsi frutta non trattata.
Bollire le bucce di arance 4 volte, quelle di mandarino 3 volte, per un paio di minuti, raffreddandole tra una bollitura e l'altra. Si portano le bucce a bollore direttamente nella casseruola piena d'acqua fredda.
Pesarle e calcolare uguale peso di zucchero e di acqua. Si fanno bollire nello sciroppo a fuoco dolce fino a quando le bucce non risulteranno quasi trasparenti, e lo sciroppo sia molto ridotto. Le bucce di mandarino, molto più sottili, impiegheranno un tempo inferiore per raggiungere la giusta canditura.
Si posso conservare in vari modi. Direttamente nello sciroppo, in barattolo di vetro, come una marmellata. Oppure si fanno scolare su carta forno e poi asciugare su una gratella. Oppure si rotolano nello zucchero e si conservano anche queste in un barattolo o in un contenitore a chiusura ermetica. Oppure, si possono congelare. Naturalmente, le scorzette d'arancia, oltre che come canditi per farcire i dolci, si possono mangiare anche così:

DIVAGAmente

Dopo la lunghissima maratona cominciata a Settembre col Panettam, proseguita poi ininterrottamente we dopo we, a coppia di due panettoni alla volta, fino a gennaio con il SuperPanettam e il Panterrone, non volevo più neppure sentir parlare di lievitati! Al solo pensiero, mi veniva l'orticaria! Ho continuato ad accudire i miei tre lieviti, due liquidi e uno solido, li ho nutriti, vezzeggiati, cresciuti, coccolati, ma senza farci nulla. Ma i lievitati sono malia, intrigo, magia... e se poi c'è quel profumo irresistibile di mandarino che non fa che ronzarti intorno alle nari... non puoi fare altro che questa colomba profumata, soffice, croccante, mandarinosa.Grazie e Buona Pasqua!
♥♥♥♥♥♥
Queste le bellissime colombe della mia socia Silvia!
E queste invece le colombe veneziane (o le veneziane colombine?) di Emmettì!
♥♥♥♥♥♥
LINK:
altre foto su Visioni Gustative: http://visionigustative.blogspot.com/2014/03/colomba-dipinta.html
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