martedì 19 dicembre 2017

Cranberry, oat and white chocolate biscuits. Ottolenghi mi hai rapita!



Vi avevo avvisati che ci sarebbero stati ancora biscotti nella cucina condominiale, no?
E quelli di oggi son davvero speciali. Io li ho già fatti e rifatti, regalati e ri-regalati, perché tutti quelli a cui li ho donati mi han chiesto il bis, con la scusa che è Natale!!
Non la so descrivere la perfezione, ma so che la perfezione sta in questi biscotti.
Sapevo che non sarebbe stato facile scrivere questo post, ma ci provo e vado subito al sodo.
Fino ad un mese fa non avevo mai sentito parlare di Ottolenghi, né mi era capitato di inciampare in qualche sua ricetta. Poi un giorno, mentre sceglievo un libro da regalare, vengo attratta da questa copertina e da lì un balzo al cuore, come un salto nel vuoto.
Voglio scoprire chi è Yotam Ottolenghi, e mi metto subito alla ricerca; leggo stralci della sua biografia, guardo foto, osservo gesti e ne resto letteralmente incantata.
Desidero che i suoi libri entrino quanto prima nella mia cucina, ma da dove iniziare??
È da un po' di tempo che penso di riprendere lo studio dell'inglese, e allora perché non ripartire proprio con un libro di dolci? Ed ecco che Sweet è arrivato. Con una sorpresa in più...
La mia socia Silvia, avendo intercettato l'intenzione del prossimo acquisto, mi ha letteralmente battuta sul tempo e... indovinate un po'?? Il libro me lo ha fatto recapitare direttamente sulla mia scrivania!!! Che emozione! 。♥‿♥
La sera stessa non ho neanche cenato. Quando sono arrivata a pagina 24 sono stata letteralmente rapita e non ho desiderato far altro: ho radunato tutti gli ingredienti sul tavolo e il mattino dopo, i biscotti erano pronti per la colazione. :-))))))
Ovviamente non ho modificato niente della ricetta. Neanche il titolo, che ho voluto lasciare in inglese per non  contaminare, anche solo con le parole, la perfezione appunto!
Eccoli qua i miei Cranberry, oat and white chocolate biscuits. Fateli anche voi. Almeno una volta!



INGREDIENTI (per circa 40 biscotti da 6 cm di diametro) 

150 g di mandorle intere con la pelle
150 g di farina 00 + una manciata per la lavorazione successiva
150 g di fiocchi d'avena
75 g di farina integrale
1/4 di cucchiaino di sale
225 g di burro a temperatura ambiente tagliato grossolanamente in pezzi da 3/4 cm
100 g di zucchero semolato
scorza grattugiata di un'arancia grande (non trattata)
125 g di cranberries tagliati a metà e ammollati in 25 ml di succo d'arancia
250 g di cioccolato bianco per la finitura


(clicca per ingrandire)
Accendere il forno 180°C in modalità statica (160° per quello a gas). Mettere le mandorle su una placca da forno e lasciarle tostare con lo sportello in fessura, per 10 minuti. Trascorso il tempo, toglierle dal forno e quando saranno tiepide al punto da poter essere maneggiate, tagliarle grossolanamente con un coltello in pezzi da 5 mm/1cm.
Nel frattempo mettere in ammollo anche i mirtilli nel succo d'arancia.
In una ciotola setacciare i due tipi di farina, aggiungere il pizzico di sale, i fiocchi d'avena e le mandorle; mescolare con le mani e riservare.
In un'altra ciotola mettere il burro ammorbidito insieme allo zucchero e la scorza di arancia; lavorare con le fruste di un mixer fino ad ottenere un composto soffice e leggero. Aggiungere il mix di farine mandorle, fiocchi d'avena, mirtilli rossi e succo d'arancia; amalgamare il tutto per ottenere  un impasto che sta insieme e rovesciare su un piano di lavoro. Con l'aiuto di una spolverata di farina, formare una palla e stendere ad uno spessore di circa 5 mm.
Con una formina tonda, ricavare dei biscotti e posizionarli direttamente su una teglia da forno foderata con apposita carta. Lasciar cuocere per 15 minuti fino a quando i bordi iniziano a dorare; sfornare e lasciarli raffreddare nella teglia. Solo quando saranno ben freddi, fondere il cioccolato in una ciotola poggiata su una casseruola con acqua che bolle dolcemente e mescolare fino a che non sarà tutto completamente sciolto. In questa fase, fare attenzione che la base della ciotola non tocchi l'acqua della casseruola, (il cioccolato bianco deve fondere a temperature molto delicate).
A questo punto glassare i biscotti con il cioccolato, usando il dorso di un cucchiaino.
Lasciare asciugare bene prima di confezionare o servire.



CURIOSITÀ

Ottolenghi, nel libro, racconta che questi biscotti venivano preparati e stravenduti nel suo negozio per il Thanksgiving, ma i clienti hanno continuato a chiederli anche dopo, ragion per cui la produzione si è estesa a tutto l'anno! Ci sarà un motivo??? :-DDDDDDD


Buon Natale, care lettrici e lettori!
Vi auguriamo di trascorrere giornate serene, piene di sorrisi e in compagnia di chi amate.
Tamara, Silvia, Emmettì


martedì 12 dicembre 2017

Cantucci con nocciole e cacao


Avviso ai naviganti.
Da qui a Natale, su questo blog circumnavigheranno ricette di biscotti.
La cucina condominiale ne è letteralmente invasa!! Impossibile non condividere! :-)))))))

E poi come non regalare una cosa fatta con le nostre mani a chi abbiamo nel cuore?
Questi cantucci li ho letti un pomeriggio e fatti la sera stessa! Una delle tante folgorazioni che ha visto la realizzazione in men che non si dica! E per questo ringrazio la bravissima Melania, del blog Chicchidimela per averci regalato la ricetta! :-))
Cosa dire di questi biscotti?
Meravigliosi, semplicemente meravigliosi! L'abbinamento cioccolato nocciola è quel che è: non ha bisogno di essere commentato.
Leggeri, croccanti, profumatissimi e perfetti da abbinare al thè del pomeriggio, ad un buon passito nel dopo cena o, semplicemente, sotto la coperta in compagnia di un buon libro!
Unica variante apportata alla ricetta di Melania: ho aumentato la quantità di nocciole per arricchire la golosità di questo biscotto.
Insomma, da fare e rifare, condividere e regalare! :-)))))))))))

Ah, il procedimento è pari pari a quello usato per questi altri cantucci. Ho ripreso quelle foto per il passo passo, facendo un piccolo collage.



RICETTA

• 220 g di farina tipo 0
• 25 g di cacao amaro in polvere
• 170 g di zucchero semolato
• 150 g di nocciole intere tostate
• 2 uova grandi
• 1 cucchiaino di lievito in polvere per dolci
• 1 pizzico di sale

(clicca per ingrandire)
In una ciotola setacciare la farina insieme al cacao e al lievito; aggiungere lo zucchero, il pizzico di sale e mescolare con una frusta o anche semplicemente con le mani.
Formare una conca e rompervi le uova; mescolare con una forchetta facendo assorbire mano a mano la farina. Appena il composto inizia a "stare insieme", rovesciarlo su un piano di lavoro, aggiungere le nocciole e lavorare l'impasto fino ad ottenere un composto omogeneo e non appiccicoso (qualora invece lo fosse, spolverare con un po' di farina).
Dividere l'impasto e formare due filoncini, disponendoli su una teglia rivestita di carta forno.
Fare cuocere a 180° per circa 20 minuti in modalità statica, poi sfornare e lasciare intiepidire; nel frattempo portare la temperatura del forno a 150° in modalità ventilata.
Quando i filoncini saranno intiepiditi, tagliare a fettine diagonali di circa 1 cm di spessore e disporle nella teglia poi infornarle nuovamente fino a completa asciugatura (10 minuti circa con sportello in fessura). Detto fatto!



SUGGERIMENTI

Anche questi biscotti, come tutta la pasticceria secca, si prestano ad essere preparati con largo anticipo, sia per essere regalati, sia per averli a disposizione in caso di ospiti improvvisi o semplicemente come scorta.
Una volta raffreddati, conservare i cantucci nel freezer protetti da apposito sacchetto e, all'occorenza tirarli fuori dieci minuti prima di confezionarli o consumarli.
Conserveranno la loro fragranza come appena sfornati. Provare per credere!!!!

E voi? Cosa state preparando in questi giorni? Siete entrati nell'atmsofera natalizia?
Io continuo a preparare biscotti e confezionare sacchettini.
Vi anticipo che i prossimi saranno supermegafantastici!!!!
Tenetevi pronti per il botto finale (di biscotti, intendo!!!). :-DDDDD
Nel frattempo...

Siate lieti, sempre!



lunedì 4 dicembre 2017

Torroncini abruzzesi: tre ingredienti per un'esplosione di bontà!


Come possono solo tre ingredienti far uscire una roba del genere??
È questa la domanda che mi son fatta la prima volta che ho assaggiato i torroncini abruzzesi!
Non mi pareva possibile che un biscotto fatto di solo zucchero, albume e mandorle potesse essere così tremendamente buono! Ma, al tempo stesso, non ho fatto nessuna fatica ad arrendermi a questa "verità". :-)))
Così, giorni fa, mentre buttavo giù la lista dei biscotti da regalare per le feste, mi son ricordata anche di loro, per poi chiedermi come ho fatto a portare solo ora questa bontà nella cucina condominiale!?!?!
Che poi i torroncini capitano proprio a ciccio in prossimità del Natale quando, dopo aver panettonato, ci si ritrova in frigo un bel barattolo pieno di albumi (perché mica si buttano, no???).
Ecco allora come riciclarli. Vi garantisco che anche voi rimarrete quasi increduli del risultato che si ottiene! E soprattutto tornerete a farli anche quando non ci saranno albumi da smaltire! ;-)



RICETTA (per circa 50 torroncini) 

» 330 g di mandorle con la pelle e di ottima qualità
» 230 g di zucchero extrafine
» 2 albumi a temperatura ambiente
» 1 scorza grattugiata di limone

Far tostare le mandorle in una padella (a fiamma bassa) o nel forno (max 100°) per una decina di minuti e poi tritarle a farina non troppo sottile.
(clicca per ingrandire)




Unire alle mandorle la scorza di limone e mescolare con una forchetta per distribuirla uniformemente.
Montare a neve ferma gli albumi, aggiungendo mano a mano lo zucchero e continuare a montare fino ad ottenere una meringa lucida.
Unire alla farina di mandorle 2/3 della meringa (la restante parte servirà per glassare i biscotti) e mescolare con un cucchiaio o con le mani.
Nel frattempo, accendere il forno a 90° in modalità ventilato.
Ottenuto un composto ben amalgamato, trasferirlo su un piano di lavoro (marmo o tappetino di silicone) e con le mani appena inumidite, formare due rettangoli con dimensioni approssimative di 35x7x1,5 cm (vedi foto passo passo). Spalmare su ciascun rettangolo il resto della meringa e tagliare i torroncini posizionandoli direttamente su una teglia rivestita con carta forno.
Infornare per circa un'ora, controllando di tanto in tanto che la meringa non prenda colore.
I torroncini non dovranno cuocere, ma solamente asciugarsi (al progressivo trascorrere dei minuti, la vostra cucina sarà inondata da un profumo irresistibile!).
Trascorso il tempo indicato, spegnere il forno e mettere lo sportello in fessura (con una pallina di carta stagnola oppure con il manico di una cucchiarella di legno), lasciando che i torroncini si raffreddino completamente prima di essere sfornati.
Appena freddi, chiuderli in un sacchetto al riparo dall'aria per mantenere intatta la loro tipica croccantezza.
Quando andrete a prenderli in mano, vi accorgerete che son diventati leggerissimi, oserei dire quasi eterei!
E come posso descrivervi l'assaggio?? Al morso, la prima cosa che si incontra è lo strato di meringa, friabilissimo e scioglievole, per poi arrivare allo strato sottostante in cui la farina di mandorle tostate, regala una croccantezza e un sapore senza eguali!
Allora, li proverete??
Io intanto ve ne offro uno (ma anche due, tre, quattro)  per iniziare la settimana con brio e con energia da vendere!
Come tutti i biscotti, anche questi migliorano col passare dei giorni. Assaporateli a distanza di una settimana per scoprire come gusto e profumo si esaltino alla perfezione!



PASSATEMPO
Passa che? Passatempo?? Esistono ancora i passatempo???
Le nostre giornate sono ormai una corsa contro il tempo!!!!
Sono rari i momenti in cui ci troviamo con le mani in mano e non saper cosa fare!
Ma questo è un male. È un male per noi! Perché dovremmo ritagliarcelo un momento della giornata/settimana/mese, in cui il tempo possa scorrere senza che gli si corra contro! Che possa scorrere per fare quello che ci piace, e che ci consente di apprezzare anche le piccole cose!
Ecco, in occasione di questo post, con la scusa di allestire un set fotografico natalizio, mi sono regalata un momento per realizzare questi abeti con i centrini di carta (qui il tutorial e un'idea su come fare un bellissimo centrotavola per le prossime feste) che mi piacciono da morire! :-))))))


Buon inizio di settimana a tutti voi!
A rileggerci presto! :-)))
Emmettì.

lunedì 13 novembre 2017

Di pane in pane: bauletti al latte


Era da tempo che non impastavo del pane, complice il fatto di aver mandato quasi in letargo la mia pasta madre...
Ma lo scorso we è stata un'esigenza fisica/psichica mettere le mani in pasta. Pensa che ti ripensa a cosa impastare, mi viene in mente che nel freezer ho un residuo di latte in polvere da smaltire; zzzzacchete, ecco l'idea! Farò dei bauletti al latte!
Ero così curiosa di vedere in breve tempo cosa ne sarebbe uscito fuori che ho evitato prefermento, biga, lunga lievitazione, sonnoin frigo, e addirittura snobbato la pasta madre a favore del lievito di birra. Al tempo stesso, però, volevo ottenere un prodotto leggero, profumato, cotonoso e devo dire che sapore, morbidezza e sofficità sono davvero notevoli; caratteristiche, queste ultime due, che si percepiscono già mentre si impasta, al punto di non riuscire quasi a smettere! Sarà che poi gli impasti a mano regalano sempre bellissime sensazioni! Anche a voi succede così?  :-))))

Da replicare ogni volta che si vuole portare a tavola una coccola in più.
Ideali da farcire con salumi e formaggi per un buffet, da spalmare con miele o marmellata a colazione, ma anche mangiati così, senza niente per assaporare tutta la bontà del pane!
Tra l'altro, la presenza del latte in polvere, esalta il sapore in maniera straordinaria.
Ispirandomi  Qui Quo e Qua ecco i miei bauletti al latte.
Li rifacciamo insieme?? :-)))))))


Ingredienti:
500 g di farina di forza tipo 0 (W300)
320 g di latte intero
    5 g di lievito di birra fresco
  50 g di latte in polvere
  40 g di zucchero
  60 g di burro morbido
  1 cucchiaino raso di sale

Preparazione:

(clicca per ingrandire)
Setacciare la farina e latte in polvere in una ciotola; fare una fossetta e versarvi il lievito sbriciolato, il latte fresco, lo zucchero, il burro  morbido e per ultimo il sale.
Mescolare con le mani fino ad ottenere un impasto appiccicoso; spolverare un piano di lavoro con una manciata di farina e rovesciarvi l'impasto, continuando ad impastare a mano fino a che non si presenti liscio e morbido al tatto.
Avvolgere a palla e mettere in una ciotola, coprendo con un panno umido e lasciare che raddoppi. Riprendere l'impasto e, senza sgonfiarlo troppo, ricavare porzioni da 50-60 grammi e formare delle palline e lasciarle riposare per una decina di minuti. Trascorso questo tempo, stenderle delicatamente fino ad ottenere una sorta di ovale e avvolgere fino a formare un bauletto.
Disporre i panini, mano a mano che si formano, in una teglia ricoperta con carta forno; coprire con un telo di nylon (tipo una busta da freezer aperta sui lati) e lasciar lievitare fino al raddoppio.
Accendere il forno a 180° (modalità statica) e, mentre arriva a temperatura, pennellare i bauletti con un velo d'uovo sbattuto. Infornare e lasciar cuocere fino a che siano belli dorati; appena usciti dal forno pennellare con del latte per farli belli lucidi.
Lasciar intiepidire su una gratella e affondare il morso in questa soffice bontà!
I panini si mantengono benissimo fino a tre giorni se conservati ben chiusi un un sacchetto al riparo dall'aria.  È possibile conservarli in freezer appena raffreddati e lasciati scongelare a temperatura ambiente all'occorrenza. Saranno soffici e fragranti come appena fatti!!! ;-)



Qualche settimana fa si è celebrato il World Bread Day. Avrei voluto portare questo piccolo contributo, ma non ho fatto in tempo con la preparazione del post. Se pur fuori tempo massimo, torno sull'argomento con questi bellissimi versi di Gianni Rodari, lasciandovi contemporaneamente l'augurio di una buona settimana! :-)))))))))
Emmettì.

 IL PANE

S’io facessi il fornaio
vorrei cuocere un pane così grande
da sfamare tutta la gente che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole,
dorato, profumato come le viole.
Un pane così verrebbero a mangiarlo
i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame!
Il più bel giorno di tutta la storia.
(Gianni Rodari)


Dimenticavo...
Questi bauletti li porto anche alla nostra Sandra che, nel suo blog, ospita le ricette orfane di Panissimo in questa altra bellissima raccolta di ricette itineranti.





lunedì 23 ottobre 2017

Scarpinòcc di Parre


Oggi vi porto a Parre, in provincia di Bergamo. Più precisamente siamo in Val Seriana (dall'omonimo fiume Serio [ma a me il fiume Serio fa tanto ridere!!] ) nelle Prealpi Orobiche orientali.
La storia di questi ravioli nasce almeno cinque o sei anni fa, quando la moglie di un caro amico, invitandomi a cena disse: "stasera ti preparo gli Scarpinòcc!"
Fin qui nulla di strano se non fosse che il suono di quelle parole era condito da  un bellissimo accento dell'Ecuador ma con un'inflessione tipicamente bergamasca (ahahahahhahahahahaha, adoro le persone di altra nazionalità che prendono la cadenza dei nostri dialetti!!!!!).
Ricordo che apprezzai quel piatto di ravioli come una delle cose più buone mangiate fino ad allora, tanto che, sulla strada del ritorno, mi fermai in una bottega artigianale di pasta fresca per riportare a casa tutta la bontà degli scarpinocc! Volevo condividere e far conoscere al resto della famiglia questo piatto tremendamente buono! :-))
Non so come, ma fatto sta che nel corso del tempo gli scarpinocc presero posto nel dimenticatoio, fin quando l'altro giorno, mentre consultavo un elenco di disciplinari di produzione depositati presso le  Camere di Commercio d'Italia, alla lettera S incontro proprio loro: gli Scarpinòcc di Parre.
Un balzo al cuore, il dolce ricordo della volta in cui la mia amica li preparò apposta per me ed il dito che aveva già cliccato su "stampa". Avevo tra le mani LA ricetta degli Scarpinòcc.
Potevo non prepararli?  Potevo non riassaporare tutta quella bontà? Potevo non appofittare di un imminente pranzo di compleanno in famiglia per farne una dose quasi da esercito?
Che domande!!! :-))))))))

Direttamente dal disciplinare di produzione registrato presso la Camera di Commercio di Bergamo, ecco la ricetta che condivido pari pari come l'ho trovata (spiegazioni del procedimento comprese).
Anzi no, proprio pari pari no, perché le quantità di latte, per la pasta ed il ripieno, erano indicate in "q.b." anziché in grammi, così come per alcune spezie.
Ora, il latte per la pasta ed il ripieno l'ho misurato e lo trascrivo.
Per le spezie, invece, sono andata a naso, anzi "a bocca" perché man mano che le aggiungevo assaggiavo per fare in modo che nessuna prevalesse sull'altra e che di tutte se ne percepisse il sentore.
Il palato non mi ha tradita. Il mix di semi di coriandolo, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, e anice stellato è stato perfetto!!!!
L'unica cosa che ho omesso è stato il macis (voi lo conoscevate? Io no!) perché non ho avuto modo di reperirlo, ma credo non se ne sia accorto nessuno!!  ;-)



Ricetta per circa 250-270 Scarpinòcc

Per la pasta 
800 g Farina di grano tenero tipo 00
200 g Semola di grano duro
4  uova intere 
40 g di burro a temperatura ambiente
280 g di latte o acqua

Per il ripieno
700 g di grana padano grattugiato
350 g di pangrattato (possibilmente pane di casa)
40 g di prezzemolo
30 g di burro
5 g di sale fino
4 uova intere
1 spicchio di aglio grattugiato
q.b. di spezie (semi di coriandolo, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, macis, anice stellato)
q.b. di latte

Per il condimento: burro, salvia e grana.
Di questo il disciplinare non ne parla, ma a Parre, anche nel giorno della sagra dedicata agli Scarpinòcc, è usanza d'obbligo condirli così.

(clicca per ingrandire)
Preparazione della pasta.
La farina, il burro, le uova ed il latte vengono amalgamati fino ad ottenere un impasto omogeneo. L’impasto ottenuto viene lavorato manualmente o meccanicamente fino ad ottenere una sfoglia di spessore massimo pari a circa 0,6 mm (io ho sfogliato fino al terzultimo buco della mia nonna papera).
Per l’ottenimento del ripieno è necessario procedere alle seguenti operazioni rispettando le modalità di esecuzione sotto indicate: 
1. grattugiare il Grana Padano e il pane.
2. amalgamare, su di un tavolo di lavorazione, il formaggio ed il pane grattugiati con le spezie. 
3. far sciogliere il burro unendovi l’aglio ed il prezzemolo finemente tritati. 
4. rimpastare gli ingredienti di cui ai punti precedenti aggiungendo il latte e le uova fino ad ottenere un composto morbido ed omogeneo. 
Le operazioni di amalgama, sia manuale che meccanica, possono essere ripetute una seconda volta fino all’ottenimento di un impasto omogeneo, tale da presentare una distribuzione uniforme degli ingredienti impiegati. 
Realizzazione del prodotto finale.
La sfoglia ottenuta viene sezionata in dischi di diametro oscillante dai 6 agli 8 cm,  al centro dei quali viene collocato il ripieno. Tali operazioni possono essere svolte manualmente, utilizzando un apposito tavolo di lavorazione, un mattarello ed una rotella tagliapasta, o meccanicamente tramite sfogliatrice e/o raviolatrice. Nel caso di lavorazione manuale il disco di pasta così riempito viene prima ripiegato sul ripieno in modo da formare una mezza luna, quindi vengono chiusi i bordi premendoli con le dita in maniera da evitare la fuoriuscita del ripieno ed infine, schiacciato al centro con l’indice, in modo da ricavarne una forma che assomigli a quella di una caramella.

Mano a mano che si formano i ravioli, disporli su un vassoio ricorperto con carta forno o carta da cucina non stampata.
Per la cottura, portare a bollore abbondante acqua salata e, a seconda del numero dei commensali, immergervi pochi Scarpinòcc per volta in modo che prendano subito calore ed arrivino a cottura in 4-5 minuti. Nel frattempo far soffriggere in una padella, a fiamma delicata, burro e salvia fino a quando il burro diventi color nocciola.
Trascorso il tempo di cottura, scolare gli Scarpinòcc con una schiumarola e farli rosolare leggermente nella padella, insieme a burro e salvia.
Condire con del grana grattugiato e portarli in tavola belli caldi e fumanti.
Da lì a poco beatevi delle facce gaudenti di chi starà gustando questa bontà!!!! :-DDDDD


Curiosità.
Il nome deriva dalla particolare forma che ricorda una scarpetta e, secondo la tradizione, sembra che il “battesimo” sia stato del tutto casuale.
La storia racconta infatti che una casalinga dell’epoca stesse preparando questa sorta di ravioli ripieni che però risultarono di dimensioni molto più grosse rispetto agli standard del tempo. Il marito, osservando la moglie preparare le portate, esclamò “somèa scarpinòcc!” (trad. "son mica zoccoli") facendo riferimento alle scarpe che si utilizzavano appunto in quel periodo.
Da quel giorno quel particolare raviolo prese il nome di Scarpinòcc e a Parre, da ben 52 anni, nel mese di agoso di ogni anno viene rievocata una vera e popria sagra dedicata a questo meraviglioso piatto.

Note personali.
Quello che più mi ha colpito di questa ricetta, oltre ad aver ritrovato un gusto strepitoso, è stata la pasta sfoglia. Totalmente diversa dalla sfoglia che ad esempio prepara mia mamma.
Questa è molto più leggera come contenuto di uova e la presenza di latte e burro la rende così liscia e setosa che è davvero un piacere lavorarla con le mani.
E poi è meravigliosa perché è liscia, setosa, non si appiccica e non ha bisogno di un pizzico di farina neanche quando passa fra i rulli della nonna papera!! Inoltre ha una tenuta perfetta perché nessun raviolo, in fase di cottura, si è aperto!
E tutto ciò non è fantastico?? :-DDDD
Vi lascio un'ultima foto con la speranza che vi venga voglia, almeno una volta, di preparare gli Scarpinòcc!
Buona settimana a tutti voi! :-)))


Siate lieti, sempre! 


giovedì 5 ottobre 2017

Gnoccozze - Gnocchi ripieni di cozze al guazzetto di mare



Come dice il mio profilo, sono una figlia del mare... una cozza! Non pelosa, però, sia chiaro. Quando diverso tempo fa nella bacheca ho visto la notifica della ricetta che pubblico oggi, sono rimasta folgorata! Gnoccozze! Mai avrei immaginato che esistessero le cozze gnocche, neanche guardandomi allo specchio mi era Mai venuto neppure un dubbio, eh sì che sono svalvelata (vedi quanto contano le vocali?) e ci sarei potuta arrivare!
Ah, voi dite che non sono cozze gnocche ma gnocchi con le cozze? Cerchiamo di non trovare il pelo nell'uovo e sì, così è: sono gnocconi al nero di seppia ripieni di cozze che sguazzano in una profumatissimo guazzetto di mare. Se li è inventati Mai, che li ha pubblicati nel suo blog Il colore della curcuma, io Mai e poi Mai ci avrei pensato, quindi grazie Mai!
E voi, anche voi siete figli del mare? Ma anche se no, questo piatto fantastico ve lo consiglio lo stesso, anche se non siamo cozzanguinei...

(Non fatevi spaventare dalla lunghezza della ricetta, se si fa tutto "nel frattempo" "intanto" "nel mentre" in un paio di ore le gnoccozze sguazzeranno nel guazzetto)





RICETTA


 Ingredienti per 24 pezzi 
(oppure per: 4 persone golose, 6 normali o 8 che piluccano)


Per gli gnocchi:
600 g di patate gialle
130 g di farina
    8 g di nero di seppia
    1 uovo
q.b. di sale

Per il ripieno:
  26 cozze
100 ml di fumetto di mare (un bicchiere scarso)
    1 pomodoro da sugo (fresco o pelato)
q.b. di olio

Per il fumetto:
clicca per ingrandire

Tutte le teste e i carapaci delle mazzancolle
    1 cipolla (o scalogno)
    2 spicchi d'aglio
    2 pomodori da sugo
    1 bicchiere di vino bianco
400 g di acqua
q.b. di pepe in grani
q.b. di gambi di prezzemolo
q.b. di olio evo e sale

Per il guazzetto:
(tutti o a scelta)
4 seppioline
2 polipetti
1 calamaro
8 mazzancolle o gamberi (i cui scarti saranno usati per il fumetto)
4 scampi

300 g di merluzzo o rana pescatrice
300 g di  pomodori da sugo (freschi o pelati)
1 carota
1/2 cipolla
3 spicchi d'aglio
q.b. di vino
q.b. d'acqua (oppure l'acqua delle cozze pulite a crudo)
q.b. di olio evo e sale
q.b. di foglie di prezzemolo

Iniziare con il fumetto.
● In una pentola soffriggere nell'olio la cipolla con l'aglio, i pomodori, i gambi di prezzemolo, il pepe e gli scarti dei gamberi.
● Quando questi ultimi cominciano a sfrigolare bagnare col vino e aspettare qualche minuto che evapori a fiamma alta.
● Abbassare la fiamma, aggiungere l'acqua, un pizzico di sale e cuocere per una mezz'oretta, col coperchio.

Nel frattempo
● Lavare le cozze e sgusciarle, conservando l'acqua che avanzerà. Se non si è capaci (da non confondere con carapaci), aprire le cozze alla fiamma, cercando di toglierle dal fuoco via via che si aprono.
● In una padella scaldare il fumetto, aggiungere il pomodoro tagliato in pezzi e un filo d'olio. Quando il pomodoro è sfatto aggiungere le cozze, farle insaporire un paio di minuti e spegnere il fuoco.
Quando sono fredde tagliare le cozze in pezzi grossolani, anche solo in due e condirle col sughetto.

Poi
● Tagliare i polipetti e le seppie in pezzi piccoli, i calamari ad anelli.
● In una padella far imbiondire l'aglio, la cipolla e la carota grattugiate. Aggiungere i pomodori a pezzetti e cuocere qualche minuto, infine il vino e far evaporare.
● Cominciare la cottura iniziando dai polipetti, che hanno bisogno di tempi più lunghi. Dopo una decina di minuti inserire le seppie, poi i calamari e continuare a cuocere, aggiungendo via via il fumetto e l'eventuale acqua delle cozze avanzata. 5 minuti prima di terminare la cottura unire il pesce tagliato in pezzi grossolani ed infine, gli ultimi due minuti, aggiungere i gamberi sgusciati e gli scampi.

Intanto
● Preparare le patate: lavarle, bucarle con una forchetta, porle in un contenitore per microonde (io uso una ciotola di vetro), coprire con un foglio carta forno bagnata e cuocere circa 15 minuti alla massima potenza.
● Appena sono pronte sbucciarle, e, se non si sono ustionate le dita, schiacciarle con lo schiacciapatate o una forchetta.
● Aggiungere la farina, il nero di seppia, l'uovo leggermente sbattuto e salate.
● Impastare velocemente fino a quando l'impasto diventa compatto e lavorabile.

Cominciare a formare gli gnocchi:
● Prelevare una pallina di impasto da circa 30 g, schiacciarla sul palmo della mano mantenendolo concavo e poggiare nell'incavo un cucchiaino di ripieno. Chiudere lo gnocco e dare la forma della cozza, a mano libera oppure servendosi della valva di una cozza lavata, asciugata e infarinata.

Lessare in abbondante acqua salata con le solite modalità gnocchesche: quando salgono a galla sono pronti!
● Via via che salgono versare gli occhi nella padella del guazzetto, così da farli insaporire ben bene.
Tritarvi su del prezzemolo fresco e impiattare insieme ad un abbondante quantità di guazzetto, ci devono sguazzare gli gnocchi.

Servire subito e godere dello sguardo ammirato prima, e del palato soddisfatto poi, dei vostri commensali!

● ● ●
Note:
Lo so, questa è una nota inutile, ma il pesce è bene che sia fresco o, se proprio non è possibile, che sia congelato di ottima qualità. Scegliete tutti o qualcuno dei pesci/crostacei/molluschi indicati in ricetta, meglio pochi ma buoni. Oppure sceglietene di diversi, se preferite. L'importante è seguire l'idea guida :)

Le foglie di prezzemolo, cotte, sprigionano un'antipatica nota amara, quindi è preferibile, per catturare il delicato sapore di questa insostituibile erba aromatica, utilizzarne solo i gambi nei sughi e nel brodo, o in tutte le preparazioni cotte. Le foglie, invece, si useranno crude in fase di mantecatura  o ad impiattamento avvenuto.




DI PERTINENZA

Il nemico dello gnocco è l'acqua (discorso valido per quello di patata, per quest'altro gnocco,
invece, l'acqua va benissimo, per dire), perché più acqua assorbe la patata assorbono le patate e più farina si dovrà usare per impastare, più gli gnocchi diventeranno farinosi e meno patatosi (! ve l'ho già detto, sì, che hanno inventato l'acqua calda?) quindi bisogna essere furbi nella scelta delle patate e della cottura:
Per fare gli gnocchi le patate migliori sono quelle a pasta bianca, o comunque patate vecchie, che contengono più amido e meno acqua. In questo modo sarà possibile anche utilizzare meno farina durante l’impasto. Se sono molto sporche di terra ancora meglio (non chiedetemi perché! Non sempre c'è una spiegazione a tutto neh?).
Se non si dispone di forno a microonde,  che è il metodo che garantisce un minor assorbimento di acqua nelle patate, lessare i tuberi in modo tradizionale, cioè in acqua bollente. Però poi sarà necessario usare più farina perché le patate avranno assorbito dell'acqua, circa il 30% su peso delle patate, contro il 20% circa se si usa il microonde (le percentuali sono riferite alla quantità di farina da usare per are gli gnocchi e non all'acqua assorbita dalla patate!).
Una valida alternativa consiste nella cottura al cartoccio in forno a circa 150 gradi, oppure a vapore, sempre con le patate intere e con la buccia.
Quando le patate non oppongono più resistenza allora saranno cotte, ma se una volta schiacciate risulteranno ancora troppo umide ecco la soluzione: farle asciugare e seccare a 100 gradi in forno per qualche minuto.
Dopo aver compiuto correttamente tutte queste operazioni, si è pronti per l’impasto, che dovrà avvenire il più velocemente possibile affinché gli gnocchi non risultino troppo collosi o elastici in cottura.

  Una volta formati gli gnocchi vanno cotti quasi subito, dopo averli fatti riposare non più di mezz'ora, altrimenti si forma una crosticina spessa che rallenterà e rovinerà la cottura.

  Per conservare gli gnocchi (qualora fosse necessario farli con ore di anticipo) si possono congelare su un vassoio, poi appena surgelati si trasferiscono in un sacchetto. Al momento di cuocerli si verseranno in acqua bollente direttamente dal freezer alla pentola!








DIVAGAmente 


"Figlia del mare ? Mah... eccomu fussi sta parentela? Cioè il mare è tuo padre o tua madre? E, soprattutto, sei nata gratis o hai dovuto pagare la tassa al Demanio Marittimo? La cosa mi incuriosisce parecchio, spero in una tua esaustiva risposta."

"Cozza, figlia di mitile ignoto".



Tamara

lunedì 25 settembre 2017

Muffin al caffè, per un ritorno a tutto gas!


Eccoci!!! Siamo tornateeeeeeeeeee!!!!
Ben trovati amiche ed amici lettori! Come state? Spero abbiate passato una buona estate!
Avete visto che bella macchinina ci siam prese per rientrare in fretta e furia nella nostra cucina? :-D
Io talmente in fretta che mi son dimenticata pure di far la spesa!
Mumble mumble...
E adesso? Cosa offro ai lettori che passeranno a salutarci? Aria fritta?
Un rapido consulto con i neuroni ancora dormienti ed è stato un colpo di fulmine!
Dai, accomodatevi che mentre facciamo due chiacchiere io preparo un dolcino veloce-veloce, buono-buono e poi vengo a sedermi per gustarlo insieme a voi!
Questi muffin sono stati una rivelazione di gusto, leggerezza ed energia allo stesso tempo!
L'abbinamento cioccolato caffè non ha bisogno di presentazioni, la sofficità di questo impasto invece sì.
Nonostante l'assenza di burro il risultato è davvero notevole e la scioglievolezza dell'impasto è degna di nota!
Merito sicuramente della tecnica di lavorazione tipica del muffin: ingredienti secchi da un lato, ingredienti liquidi dall'altro, una mescolata veloce con una frustina o un cucchiaio e voilà, il gioco è fatto! ;-)


Non so se consigliare questi muffin per la colazione, una merenda pomeridiana o addirittura per un dolce vero e proprio da fine pasto se arricchiti con un frosting al mascarpone e una spolverata di cacao. Certo, in questo caso la leggerezza va a farsi friggere, ma una volta tanto...
Se li assaggiate tiepidi ve ne innamorerete, se li mangiate freddi apprezzerete un gusto più definito, se li farcirete con il frosting diventeranno una droga (avevo detto una volta tanto...).  A voi la scelta! :-)))))
Io per il momento li sto gustando a colazione insieme ad una tazza di caffè e latte e non vi nascondo di aver ceduto alla prova inzuppo! Chevvelodicoaffà...
D'altra parte ogni nuovo giorno merita di essere inizato a tutto gas, no? :-DDD



RICETTA  (dose per 10 pirottini da 5 cm di diametro) 


(clicca per ingandire)
Ingredienti secchi:
160 g di farina 0 o 00
80 g di zucchero
50 g di cioccolato in gocce o a tocchetti
2 cucchiaini rasi di lievito istantaneo
2 cucchiaini ben colmi di caffè solubile
1 pizzico di ammoniaca per dolci

Ingredienti liquidi:
1 uovo
100 ml di panna fresca
35 ml di caffè ristretto
40 ml d'olio di girasole o di riso

Per il frosting:
125 g di mascarpone
125 g di panna fresca
30 g di zucchero a velo
cacao amaro per spolverare

In una ciotola emulsionare tutti gli ingredienti liquidi e in un'altra setacciare tutti i secchi, aggiungendo per ultimo le gocce di cioccolato. Versare i liquidi sui secchi e mescolare con una forchetta o una frustina per non più di 8 giri. L'impasto si presenterà sodo e apparentemente grumoso; è proprio così che deve essere.
Riempire i pirottini per 3/4 del loro volume e cuocere a 190° per 12-15 minuti (se si fanno pirottini più grandi arrivare anche a 20 minuti).
Sfornare e lasciar raffreddare.
Per il frosting, lavorare il mascarpone e lo zucchero a velo con le fruste elettriche; montare la panna ed incorporarla con una spatola con movimenti dall'alto verso il basso per dare ariosità e "leggerezza" al composto.


APPROFONDIAMO? IL CAFFÈ E LE PRINCIPALI VARIETÀ

Portare alle labbra una tazza di caffè fumante è un gesto comune in buona parte del mondo, ma pochi si saranno posti domande sull’origine della bevanda, la sua storia, il suo significato sociale.
Sulle sue origini vi sono molte leggende. Tutti conoscono quella proveniente dal Monastero Chehodet nello Yemen, secondo la quale uno dei monaci, avendo saputo da un pastore di nome Kaldi che le sue capre ed i suoi cammelli si mantenevano “vivaci” anche di notte se mangiavano certe bacche, preparò con queste una bevanda nell’ intento di restare sveglio per poter pregare più a lungo.
Nel sistema di classificazione del regno vegetale creato dal botanico svedese Carlo Linneo, il caffè venne catalogato nella famiglia delle rubiacee, che raggruppa ben 4500 varietà tra cui 60 specie appartenenti al genere coffea.
Delle circa 60 specie di piante di caffè esistenti, solo 25 sono le più commerciali per i frutti, ma di queste solo le prime quattro hanno un posto di rilievo nel commercio dei chicchi di caffè la Coffea Arabica, la Coffea Robusta, la Coffea Liberica e la Coffea Excelsa.

Coffea Arabica
Specie coltivata e selezionata da diversi secoli.
Di questa la più rinomata è la varietà “Moka”, coltivata sopratutto in Arabia, i cui grani piuttosto piccoli, hanno un intenso profumo aromatico. Il loro colore caratteristico è il verde rame, mentre la forma è appiattita ed allungata. Altre varietà sono la “Tipica”, la “Bourbon” molto diffusa in Brasile e la “Maragogype” apprezzata per i grani più grossi che produce.
Le piante di Arabica prosperano in terreni dotati di minerali, specie quelli di origine vulcanica, situati oltre i 600 metri di altezza. Il clima ideale deve aggirarsi intorno alla temperatura media di 20°C.
La coltivazione di altre specie è stata pure introdotta dalla fine dell’ Ottocento, a seguito delle malattie che, in diverse regioni, colpirono e decimarono la Coffea Arabica.
Da allora si andarono scegliendo e selezionando altre specie in grado di dare dei grani da introdurre con successo sul mercato internazionale.

Coffea Robusta 
Affine alla Coffea Arabica, i suoi rami si incurvano a forma di ombrello, verso terra. Durante l’anno la fioritura è continua. I suoi grani tondeggianti sono più piccoli, ma più ricchi di caffeina rispetto alla specie precedente e, una volta torrefatti, risultano molto profumati. Questa varietà che vegeta anche in pianura, ha avuto molta fortuna in commercio. Scoperta nel Congo è ora molto coltivata, perchè oltre all’abbondanza di produzione ed al minor costo d’impianto, mostra alte caratteristiche di resistenza alle malattie, vegetando anche in condizioni disagiate. Alcune varietà ricavate da incroci di “Canephora” a cui la Robusta appartiene, sono molto diffuse in Indonesia, Uganda, India e nell’Africa occidentale. Inoltre è stata ricavata “l’Arabusta”, incrocio tra le due Coffee, Arabica e Robusta.

Coffea Liberica 
Proveniente dalle foreste della Liberia e dalla Costa d’Avorio, è una bella pianta longeva, robusta, rigogliosa nella vegetazione con frutti e semi grandi quasi il doppio di quelli della Arabica, ed inoltre più resistenti all’assalto dei parassiti.
E’ una pianta che richiede temperatura elevata e abbondante acqua. Per queste sue caratteristiche la Coffea Liberica è scelta come porta innesto e per ottenere, tramite incrocio, nuove varietà presenti soprattutto in Costa d’Avorio e nel Madagascar.
I suoi chicci, sebbene di qualità inferiore, danno un caffè profumato e gradevole. Con un gusto che, fino a qualche decennio addietro, piaceva maggiormente nei paesi scandinavi.

Coffea Excelsa
Scoperta nel 1904, questa specie resiste bene all’attacco delle malattie ed alla siccità.
Dà una resa molto elevata ed i grani, lasciati invecchiare, danno un caffè dal gusto profumato e gradevole, simile a quello della Coffea Arabica.

Le quattro specie descritte sono le più importanti quanto a redditività delle coltivazioni.
Per altre curiosità  continuare qui.


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Prima dei saluti consentitemi un ringraziamento speciale a due carissime amiche lettrici che,
durante questa estate, ci hanno fatto compagnia con le loro mail, messaggi e tantissime ricette replicate anche in vacanza! Ed è con loro che abbiamo voluto condividere parte del viaggio di rientro mentre sfrecciavamo a bordo del bolide condominiale!
Ahahahaahahhahahahhahaahahaa, quante risate di gusto ci siam fatte!!!! :-DDDDDD

Buon inizio di settimana a voi tutti!
Io mi godo l'aria fresca tanto desiderata questa estate e, non me ne vogliate, aspetto trepidante le giornate invernali in cui mi pare che il tempo scorra più lento e corpo e mente si rigenerino!  

Emmettì



Siate lieti, sempre! 


EDIT DEL 25/09/2017

E questi i muffin della mia adorata socia Silvia, fatti praticamente in tempo reale insieme a me! :-))
Guardate che belliiiiiiiiii!!!!!!!!! 


giovedì 7 settembre 2017

Manca poco...



Stiamo tornando!



Tamara, Emmettì, Silvia

giovedì 13 luglio 2017

Linguine al pesto di agrumi


Nella cucina condominiale (come credo anche nelle vostre) troneggia  spavaldo il mood "Anto' fa caldo!" e, soprattutto durante la settimana, si va avanti con friselle e pomodori oppure pomodori e friselle come se non esistesse altro cibo!
Nel fine settimana però, si risveglia l'animo del food blogger e allora la voglia di preparare qualcosa di veloce, fresco e sfizioso si fa prepotentemente avanti scavallando la fiacca!
Il pesto agli agrumi dello Chef Filippo La Mantia lo scoprii tantissimi anni fa (ma non ricordo né il come né il dove) e mi colpì talmente tanto che immancabilmente, durante il periodo estivo, è uno dei miei condimenti preferiti per la pasta.
Fresco, aromatico e profumato, intenso se pur leggero, di una semplicità estrema e soprattutto senza cottura, il che, sempre per il mood di cui sopra, non guasta proprio! ;-)
Ideale per condire la pasta a caldo, ma anche a freddo, oppure per un cous cous qualora, volessimo chiudere gli occhi ed immaginare di essere nella bellissima isola di Sicilia.
Io stavolta ho scelto un formato di pasta che amo particolarmente, le linguine, e devo dire che mi è parsa proprio un'accoppiata vincente!
Dai, sedetevi a tavola e gustatela con me. :-))))))))

PESTO AGLI AGRUMI (per 400 g di pasta)

100 g di mandorle pelate
25 g di capperi sotto sale
25 cl di olio extra vergine di oliva
2 arance medie
1 mazzetto di basilico (circa 15 foglie medio/grandi)

Sbucciare a vivo le arance, sciacquare velocemente le foglie di basilico e metterle nel vaso del mixer insieme alla polpa degli agrumi, alle mandorle, ai capperi dissalati e all'olio extra vergine d'oliva.
Frullare per 2 minuti circa fino ad ottenere un pesto dall'aspetto cremoso ed omogeneo.
Nel frattempo lessare la pasta scolarla al dente e saltarla velocemente con il pesto in una padella, aggiungendo un po' d'acqua di cottura lasciando mantecare bene.
Impiattare e gustare!


Anche se le foto non sono proprio belle, spero di avervi fatto venire ugualmente l'acquolina e la voglia di provare questo pesto.
Devo dire che a casa mia è stato particolarmente apprezzato e qualcuno non si è fatto nessuno scrupolo di finire l'avanzo direttamente dalla padella!! :-DDD


Curiosità.
Filippo La Mantia, classe 1960, cuoco di professione (guai a chiamarlo chef), qualcuno lo ha già soprannominato l’uomo che sussurra ai frullatori per la sua mania di frullare ogni cosa.
Nella sua cucina non usa né aglio né cipolla.
Nato e cresciuto a Palermo, dove il buon cibo «è denominatore comune di tradizione, amore e convivialità». Come tutti i siciliani, è di poche parole e allergico ai pettegolezzi.
Un passato da fotoreporter di cronaca nera, fu uno dei primi ad arrivare sul luogo dell’omicidio del generale Dalla Chiesa. Qualche tempo dopo finì in carcere, accusato di essere complice dell’assassinio del commissario di polizia Ninni Cassarà perché gli spari partirono da un appartamento nel quale aveva vissuto ma che aveva lasciato otto mesi prima. A scagionarlo fu Giovanni Falcone. Nei pochi mesi all’Ucciardone ha cucinato per i detenuti «qualsiasi ricetta potesse far dimenticare loro di essere in una cella e farli sentire a casa».
Lui racconta così: “La cucina era totale evasione. Il profumo di un pomodoro cotto ti faceva volare oltre quelle sbarre. La cottura lentissima della salsa rossa profumata di basilico aveva un che di rituale”. Quei profumi e quei sapori semplici lo aiutarono a sopravvivere a quell'inferno e la cosa gli piacque talmente tanto, da decidere di aprire un ristorante una volta tornato in libertà.
Fonte: dal web.
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Cari lettori, la cucina condominiale vi saluta lasciandovi l'augurio di una buona estate! 
Ci si legge a settembre, sperando di ritrovarvi tutti.
Una pioggia di sorrisi!

Silvia, Tamara, Maria Teresa