martedì 22 dicembre 2015

Un'idea regalo last minute: lo shortbread di Donna Hay




Carissimi amici ed affezionati lettori, eccoci all'inizio di una nuova settimana e alle prese con gli ultimi preparativi per le feste ormai giunte! :-))

Lo so che non avete troppo tempo per star qui a leggere le mie chiacchiere. Prometto, sarò breve ;-)
Vi lascio l'idea per un regalino home made dell'ultimo momento, qualora vi accorgiate (come me) di non fare in tempo a realizzare tutte le miriadi di cose viste in giro per blog e non solo!

Un dolcino estremamente goloso, che non richiede l'uso del forno, ma solo un riposo in frigo.
Della serie: lo preparate in cinque minuti la sera prima di andare a ninna e poi al mattino dopo sarà sufficiente tagliarlo e confezionarlo come meglio preferite! ;-)
Facile e comodo no??
Sul buonissimo garantisco io che sottopongo sempre un'anteprima alle mie assaggiatrici di fiducia, che quando qualcosa non va mi dicono "zia, non ci siamo!!"
Qui invece m'han detto "zia, e per noi non lo prepari???"
Esame superato!!!!!! :-))))))))))

Ah, la ricetta!
Mentre una sera vagabondavo nel web, alla ricerca di un dolce senza cottura, mi imbatto nella pagina di Donna Hay.
I suoi dolci non sono il massimo della "leggerezza", ma a Natale uno strappo alla regola si può concedere no? A maggior ragione se lo si regala!!! :-DDD
Ecco allora il suo chocolate shortbread.




RICETTA

450 g di cioccolato fondente di ottima qualità (minimo 60% di cacao)
130 g di burro
250 g di biscotti (tipo gallette)
  80 g di panna fresca (quella da montare, per intenderci)
cacao amaro in polvere (anche questo che sia di ottima qualità)

In una capiente ciotola spezzettare grossolanamente i biscotti.
In un pentolino versare la panna, il burro ed il cioccolato tagliato a pezzi; mettere sul fuoco a fiamma dolce e lasciar sciogliere il tutto mescolando con una frustina.
Non appena il burro è quasi sciolto, togliere dalla fiamma e continuare a mescolare. Il calore accumulatosi permetterà al cioccolato ancora eventualmente in pezzi di fondere alla perfezione.
Mescolare con la frusta fino a rendere il composto perfettamente omogeneo.
A questo punto versarne una metà sopra i biscotti sbriciolati e mescolare con un un cucchiaio di legno affinché tutti vengano ricoperti da un sottile strato di cioccolato.
Foderare una teglia (circa 20x22) con della carta forno e versarvi dentro il composto di biscotti, livellando bene con una spatola; finita questa operazione, versarvi sopra la rimanente ganache al cioccolato distribuendola uniformemente su tutta la superficie dei biscotti.
Coprire con pellicola e riporre in frigo per almeno tre ore (ma tanto voi andate a dormire :-))) )

Trascorso il periodo di rassodamento in frigo, sformare la mattonella di cioccolata su un ampio tagliere e, con un coltello a lama liscia, tagliare lo shortbread a listarelle o quadretti, lasciando però ogni pezzetto vicino all'altro. Spolverizzare con cacao amaro e solo a questo punto disporre su un vassoio di servizio o confezionare per essere regalato.
Conservare in frigorifero ma, prima di consumare, lasciarlo a temperatura ambiente per 15-20 minuti. In questo tempo il cioccolato riacquisterà la sua scioglievolezza e resistergli sarà impossibile!!!! :-))))))))





Un'idea su come confezionarlo per essere regalato??? Sarà sufficiente:
una scatolina bassa di cartone
una bustina trasparente
un nastro che riprenda i colori della scatolina scelta 
ed il vostro Amore!


Buone Feste!
Che siano gioiose e serene!

Tamara, Silvia, Maria Teresa


EDIT DEL 13/07/2016

Questa la bellissima versione di Silvia!
Grazie tesoro! ♥




mercoledì 16 dicembre 2015

Scorzette di mandarino (o di arancia) candite: metodo classico, metodo veloce e metodo cioccolatoso.

Sublime. Appena assaggiai il Panterrone di Fernando Natale (da cui ho poi preso ispirazione per arrivare al mio) il primo profumo che si  materializzò sotto i denti, sotto forma di candito, fu il mandarino. Appena percettibile ma sublime. Andai subito a guardare l'etichetta degli ingredienti e sì! Era proprio mandarino! E sorrisi, pensando ad una bambina con le trecce rosse arrampicata sull'albero del giardino a raccogliere i mandarini in alto in alto, quelli che sfioravano il cielo. Uno lo lasciava cadere giù, nelle mani di suo padre, ed uno lo apriva mentre rimaneva in bilico su quei rami (rametti!) che cominciavano a piegarsi sotto il suo, sia pur piccolo, peso. Immancabilmente dopo qualche istante lanciava un gridolino, ché nella foga di sbucciare quel concentrato d'arancione, la scorza le aveva spruzzato succo aspro e pungente negli occhi spalancati ad osservare il mandarino fra le mani, i piedi ancorati ai rami e il padre che la guardava occhi al cielo!
E, mentre ancora sorridevo, continuai ad assaporare quella meraviglia di panettone, sapendo già che lo avrei rifatto, mi avevano folgorata quei sapori delicati ma così accordati fra loro!
Il primo passo, candire i mandarini. Procedetti col metodo veloce, già indicato qui, e che per comodità riporterò nella sezione DiPertinenza. Ne avevo bisogno subito, non avrei resistito neppure un giorno prima di cominciare a provare impasti e bilanciamenti, però poi, avendo già sperimentato il metodo classico adottato per le pere candite e che mi aveva convinta di più, ho cominciato a candire anche bucce di mandarino e arance, seguendo le indicazioni (con qualche variante) di Eleonora, che aveva a sua volta preso spunto da Teonzo.
Risultato? Eccellente, meraviglioso, profumato, evocativo!



RICETTA


CANDITI DI ARANCIA, MANDARINO O LIMONE METODO CLASSICO


Ingredienti:

1    kg di scorze di mandarini veri (o di arance tipo Washington, o limoni con la buccia spessa), non trattate
2,5 kg di zucchero
2,5 l di acqua
500 g di sciroppo di glucosio o zucchero invertito*


- Lavare bene benissimo gli agrumi, io mi aiuto con una spazzolina.

- Tagliare a spicchi piuttosto larghi le bucce di mandarino (o di  arancia o di limone), compreso l'albedo (la parte bianca).

- In caso di necessità, si possono "raccogliere" le scorze nell'arco di due o tre giorni, avendo cura di conservarle in acqua fredda e di cambiare quest'ultima almeno una volta al giorno.

- Bollire le scorze per un paio di minuti. Scolarle e farle raffreddare (anche furbescamente, in acqua fredda).

- Bollire, scolare, raffreddare (anche furbescamente) le bucce altre 2 volte. Se trattasi di scorze d'arancia molto spesse, anche 3 volte. Quindi, in tutto, 3 volte i mandarini e le arance magre, 4 volte le arance grosse e i limoni. In questo modo si attenua il sapore amaro del pericarpo e del mesocarpo... sappiamo tutti cosa sono no? Il pericarpo è la scorzetta o zeste, il mesocarpo è l'albedo, l'albedo è la parte bianca, la parte bianca è quella cosa inutile che c'è tra il pericarpo e l'endocarpo, che è la parte polposa interna divisa in loggette dette anche spicchi... parliamo di arance, giuro!!!!

- Preparare uno sciroppo con l'acqua, lo zucchero e il glucosio (o lo zucchero invertito), porre sul fuoco e portare a bollore. Quando lo zucchero è completamente sciolto, spegnere il fuoco e aspettare che diventi tiepido (lo sciroppo, non il fuoco).  Versarvi dentro le scorze, coprire e lasciar macerare fino al giorno dopo.

- Il giorno dopo scolare le scorze, recuperare ovviamente lo sciroppo! portarlo a bollore, far ridurre a fuoco dolce per qualche minuto, far intiepidire e versarvi dentro le scorze, che dovranno essere completamente sommerse.
clicca per ingrandire


- Ripetere ogni giorno fino a quando lo sciroppo sarà molto denso e le scorze trasparenti. Cioè il pericarpo (zeste) lucidissimo e il mesocarpo (l'albedo) trasparente tanto da sembrare arancione.
L'endocarpo, invece, ce lo siamo già pappato spremuto, oppure tagliato a fettine in una bella insalata di finocchi.
Più  meno ci vorranno 8/9 giorni.

oh, me paro un dottore... metacarpo, pericardio, endocardio, anacardio...


Poi ci sono tante opzioni, a seconda dell'utilizzo che se ne vuole fare.
- Si possono arrotolare nello zucchero semolato.
- Se si vogliono utilizzare subito, farle asciugare qualche ora su un foglio di carta forno, rigirandole ogni tanto.
- Se si vogliono conservare per breve tempo (fino ad un massimo di 3 mesi) si possono asciugare e conservare in un barattolo oppure congelare avvolte in carta forno o in un contenitore.
- Se invece si prevede di conservarle più a lungo, è preferibile invasarle. Portare a bollore lo sciroppo. aggiungervi le scorzette e invasare come una marmellata. Così avremo dei meravigliosi pericarpi invasati :)

- Anche lo sciroppo, se avanza, consiglio di non buttarlo, si può conservare e usare per dolcificare il tè o lo yogurt, oppure per aromatizzare i dolci. Così come lo sciroppo di zenzero o di pere.

* Il glucosio (o lo zucchero invertito) serve a contrastare la cristallizzazione dello zucchero nel lungo periodo, quindi se si ritiene di consumare i canditi nel breve termine, si può ometterne l'uso.
Se non si riesce a trovare, si può "invertire" l'intero sciroppo come indicato da Teonzo nel suo post:

Versate 3 l di acqua, 25 g di succo di limone e 3 Kg di zucchero in una pentola. Copritela con un coperchio e portate lo sciroppo ad ebollizione cuocendo su fiamma medio-alta. Quando lo sciroppo raggiunge il bollore allora regolate la fiamma al minimo (sul fuoco più piccolo che avete) e continuate a far sobbollire per 2 ore, tenendo sempre il coperchio sulla pentola (serve a non far evaporare troppa acqua). Dopo di questo spegnete e fate raffreddare lo sciroppo.

Edit del 17/05/2017
Dopo varie canditure, posso affermare che l'utilizzo dello zucchero invertito (in sostituzione dell'intero sciroppo) ha prodotto risulati veramente eccellenti. Scorzette più morbide, trasparenti e lucide, e nessun caso di cristallizzazione né nelle scorze conservate "a secco", né in quelle conservate nello sciroppo stesso. 



I canditi di mandarino,  di arancia e di zenzero sono la ciliegina sulla torta per tante preparazioni! A pezzettini o frullati, sono una manna dal cielo quando non sono disponibili arance fresche, nelle preparazioni classiche ma anche non!
- nel panterrone
- nella Gubana
- nei panettoni e nell'aroma panettone
- nello stollen
- nel buccellato
- nel frustingo
- nella colomba
- nei cioccolatini 
- nei biscotti al cioccolato (li ho "ripieni" di un pezzettino di candito d'arancia e uno di mandarino)
- negli impasti brioche
- nella granola!

EDIT DEL 06/02/2017
Qui sotto le scorze di limone, candite meravigliosamente dalla mia socia Emmettì! Non vorrei dire, ma quasi quasi lo dico... i canditi di limone sono straordinari, un profumo inebriante, al pari di quelli di mandarino! Grazie tesoro per aver avuto l'idea di provarci, chissà cos'hai in mente di farci :)))




 DI PERTINENZA


CANDITI DI ARANCIA, MANDARINO O LIMONE,  METODO VELOCE



Tagliare a spicchi larghi almeno due centimetri la buccia di arance tipo Washington Navel (hanno la buccia spessa), oppure a pezzi abbastanza grandi le bucce di mandarino. Naturalmente, è bene procurarsi frutta non trattata.
Bollire le bucce di arance o di limoni 4 volte, quelle di mandarino 3 volte, per un paio di minuti, raffreddandole tra una bollitura e l'altra. Si portano le bucce a bollore direttamente nella casseruola piena d'acqua fredda.
Pesarle e calcolare uguale peso di zucchero e di acqua. Si fanno bollire nello sciroppo a fuoco dolce fino a quando le bucce non risulteranno quasi trasparenti, e lo sciroppo sia molto ridotto. Le bucce di mandarino, molto più sottili, impiegheranno un tempo inferiore per raggiungere la giusta canditura.
Si posso conservare in vari modi. Direttamente nello sciroppo, in barattolo di vetro, come una marmellata (nel qual caso è bene aggiungere glucosio o zucchero invertito pari al 30% sul peso dello zucchero) . Oppure si fanno scolare su carta forno e poi asciugare su una gratella. Oppure si rotolano nello zucchero e si conservano anche queste in un barattolo o in un contenitore a chiusura ermetica. Oppure, si possono congelare.

Oppure, golosamente,...

CANDITI DI ARANCIA METODO CIOCCOLATOSO


Ingredienti:
- Scorzette di arancia candite e tagliate a listarelle
- cioccolato extra fondente o come si preferisce

Sciogliere il cioccolato al microonde (modalità scongelamento), farlo raffreddare a 32° se cioccolato fondente, 31° se cioccolato al latte, 30° se cioccolato bianco.
Pucciare le scorzette, lasciando un pezzettino per "la presa" pulita.
Lasciar indurire su carta forno.
Conservare... per poco, non si resiste!






 DIVAGAmente


A rebours

Si potrebbe raccontare la mia vita
dalle rughe che ho sul volto
o dalle volte che ho nuotato
nel mare. *

Si potrebbe scegliere tra le foto
quelle dove sorrido
o delle poche lettere serbarne
una sola.

Si potrebbe dire in quale libro
un sogno è iniziato
e quale fu l'ora
che lo dissolse.

Ma potrei rivivere
per quella foto
quel libro, quella lettera
dimmi, potrei?

(BALLATE Stefano Benni)

(foto: JanMlcoch)


* Scusami Benni, lo so lo so, la prima strofa della ballata l'ho modificata, la riporto qui

-Si potrebbe raccontare la mia vita 
dai denti che ho perduto 
o dalle volte che ho visto 
la neve-.

Però vedi io di denti ne ho perduti solo uno... e non avrebbe raccontato molto se non il dolore allucinante che ho provato il giorno in cui ho addentato il diavolo fatto nocciolo che mi ha frantumato il molare inferiore sinistro... e non avrei raccontato ballate e pensieri ma parolacce tali che non si possono ripetere. E poi scusa ancora... una donna con le rughe si può ancora accettare, ma senza denti...

Tamara    
                                                           

         

giovedì 10 dicembre 2015

Lu frustingu!


Lu frustingu è un dolce natalizio marchigiano a base di frutta secca che mio suocero, originario della città di Fermo, preparava sempre per natale.
L'ultima volta che ho potuto gustarlo risale ad una trentina di anni fa.  Allora non avevo assolutamente interesse per la cucina perciò non ho mai chiesto la ricetta, cosicché quando i suoceri sono passati a miglior vita (ma chi lo dice poi che sia migliore... mah!) la ricetta se n'è andata insieme a loro. A dire il vero in famiglia in questi anni del frustingo non se n'è mai parlato se non quest'anno perché avevamo voglia di replicarlo. Ma la ricetta dove la prendiamo? Ovvio che non ci è rimasto che cercare nel web, dove appurato che le ricette più o meno si equivalevano tutte, se non per qualche piccola differenza nella proporzione degli ingredienti, abbiamo deciso di farci guidare dal ricordo di quei sapori. 
Abbiamo fatto qualche prova e messo a punto le dosi. Finalmente avevamo il nostro frustingu!
Vi rimetto le dosi e il procedimento!



INGREDIENTI (peso al netto degli scarti)

300 g fichi secchi*

100 g mandorle pelate
100 g noci
  50 g pinoli
100 g uvetta sciacquata più volte, scolata e messa in ammollo con marsala dolce
  70 g di marsala dolce
100 g cioccolato fondente 56% cacao
100 g farina integrale
  35 g arancia candita
  20 g cedro candito
  10 g cacao amaro in polvere
    6 g polvere di caffè (NO solubile)
  80 g zucchero semolato

  90 g miele di acacia

  20 g di olio
    1 cucchiaino di scorza di limone
1/2  cucchiaino di cannella in polvere
1/2 cucchiaino di pepe macinato
2 tazzine di caffè espresso



*se sono proprio secchi secchi, ammollare per una ventina di minuti, altrimenti tritarli al naturale.


PROCEDIMENTO  

Tritare i fichi grossolanamente, io li ho messi in un cutter.Tritare mandorle e noci non troppo fine e lasciare interi i pinoli.
Tritare il cioccolato al coltello.
Sciacquare, scolare e strizzare leggermente l'uvetta. Metterla a bagno una mezz'oretta con il marsala,
quest'ultimo non lo getteremo ma lo aggiungeremo al resto degli ingredienti.

In una grande ciotola mescolare tutta la frutta secca, Compresa l'uvetta con tutto il marsala, il pepe, la polvere di caffè, il cacao, i canditi, la scorza di limone, la cannella e la farina. Aggiungere lo zucchero, le 2 tazzine di caffè, il miele e l'olio. Girare con un cucchiaio o con le mani a lungo per far sì che i sapori si amalgamino tra loro. Ora inserire il cioccolato e incorporare possibilmente con un cucchiaio per non scaldarlo.


Creare delle semisfere della grandezza che si vuole, appallottolandole con le mani unte di olio*, avvolgere nell'alluminio avvolgendo stretto. Se si preferisce, si può mettere tutto il composto in una teglia e infornare 45' a 160°. Lasciar raffreddare nel forno spento e far riposare per qualche giorno prima di gustarlo. 
Lo zucchero a velo l'ho messo soltanto per un fattore puramente estetico, ma non serve. :)))

*se l'impasto dovesse essere ancora troppo morbido per formarlo, aggiungere ancora 1 cucchiaio di farina. 

Che dire, il dolce ha un gusto ricco, pieno e intenso. Provatelo!


APPROFONDIMENTI

Qualche notizia in più sul frustingo, che a seconda delle diverse zone delle Marche assume un nome diverso.

Fonte Wikipedia
Il fristingo (o frustingo) è un dolce tipico marchigiano a base di frutta secca e fichi; in ascolano è detto fruštìnghë, in fermano frustingu e nel pesarese bostrengo.
Si racconta che il frustingo sia il più antico dolce di Natale, al punto d’essere più remoto ancora del Natale stesso, e che la sua ricetta, più di duemila anni fa, sia passata dalle mani etrusche a quelle picene. Una ricetta che vedeva l’alica (semolino composto da farroorzograno durospelta e grano gentile marzaiolo) impastata con il succo d’uva passita e cotta in olle di creta. Il frustingo era quindi un pane povero e sostanzioso, apprezzato dai romani, che lo chiamarono panis picentinus, ed oggetto dell’interesse di Plinio, che descrisse come veniva consumato ammorbidito nel latte mielato. La ricetta classica, che si è lentamente e naturalmente evoluta nel tempo, sia per il variare del gusto che per ovviare alla scarsa reperibilità di alcuni ingredienti, prevede quale composto principale il pane raffermo tagliato finemente ed ammorbidito in una sorta di brodo di fichi secchi mescolato al mosto cotto (nelle Marche chiamato sapa) al quale vengono aggiunti frutta seccacioccolato e spezie (senza dimenticare una spruzzatina di mistrà all’anice, presente in numerosi dolci marchigiani).
Come vuole una tradizione che nella gastronomia non bada ai tempi di preparazione ma alla cura ed alla genuinità delle proprie pietanze, l’impasto si lavora a lungo, con l’aiuto dell’ottimo olio d’oliva locale da aggiungere di tanto in tanto. Dopo un prolungato riposo e posto nelle forme, il frustingo viene quindi cotto nel forno a legna per essere quindi finalmente gustato, magari accompagnato da un bicchiere di vino cotto, in tutta la sua antica fragranza evidentemente ancora ben gradita, visto che questo rustico dolce natalizio è diffuso -seppur con nomi diversi - su tutto il territorio regionale sino a sconfinare nell’Abruzzo. Il frustingo è inserito ufficialmente fra i prodotti tradizionali della regione quale tipicità da salvaguardare, tutelare e promuovere.
Ingredienti di un tipico frustingo: fichi, uva sultanina, farina tipo "0" (o, più spesso, come a Ripatransone e nei paesi vicini, farina di tritello), zucchero o miele, olio extra vergine, canditi, cedro, noci, mandorle, cacao, cioccolato extra-fondente, caffè in polvere e liquido, liquori misti.


Volete regalarlo? Confezionatelo così! 

Silvia

EDIT del 16/12/2015
Come al solito la mia socia Tamara ha replicato, alla velocità della luce, il frustingo! Eccolo immortalato in tutta la sua bontà!



mercoledì 2 dicembre 2015

Una chiocciola vestita a festa: la gubana


Bentrovati amici lettori! :-)))))
E ben arrivato Dicembre!
Oggi vi racconto di un Lievitato con la L maiuscola, non tanto per la difficoltà di esecuzione (e infatti è semplicissimo farlo) quanto per il suo essere un dolce ricco di storia, cultura e tradizione:

la Gubana! 

Un lievitato delle feste tipico della regione friulana che ho avuto modo di assaggiare lo scorso anno in un viaggio che prevedeva tappa ad Udine.
Un impasto brioche non troppo ricco né di uova né di grassi ma con un ripieno così ricco di sapori e profumi in grado di creare un connubio straordinariamente buono!

Della sua bontà vi renderete conto mano a mano che scorrerete gli ingredienti.
Della sua facilità di realizzazione, invece, la scoprirete con le foto del passo passo e con le semplici indicazioni che vi racconterò (e se ci son riuscita io, fidatevi, ci riuscirete egregiamente anche voi)!
Non a caso ho scelto di condividerlo con voi viste le festività che bussano ormai alle porte...
Siete pronti a farla con me?

Ah! Ovviamente anche questo dolce entra dritto dritto nella lista dei miei regalini home-made :-))

"Beh, ma non ci dici niente di come ti sei procurata la ricetta?"
Ma giusto!!! Che sbadata sono?!?!?!?!

Allora, caso ha voluto che proprio nel Natale successivo al viaggio che mi aveva consentito di vedere ed assaggiare la gubana, faccio capolino nella cucina di Ele e cosa ti trovo???
Sì, proprio lei! La sua ricetta della Gubana!
Folgorata all'istante, le lasciai un breve (...) commento con la promessa che avrei realizzato quella ricetta immediatamente, e invece poi le cose sono andate diversamente.
La lista del "to do" subisce costantemente impennate, inversioni di marcia, e mille altre intemperie...
Ma sapevo che non avrei lasciato un altro Natale senza che questo lievitato passasse fra le mie mani per essere donato e condiviso!
Un ringraziamento doveroso dunque, carissima Ele, per avermi regalato l'entusiasmo di provare questo dolce che mi ha davvero conquistata! :-))))))
Mi perdonerai se ho messo un tocco del mio, cambiando qualche ingrediente nel ripieno e adattando l'impasto per il mio stampo!  

"Emmettì, era meglio che non ti chiedevamo niente! Non potevi essere un po' più breve? Quando la facciamo 'sta gubana se continui a chiacchierare??"
Ops! :-)))
Allora dai, arrotoliamo le maniche della camicia e mettiamoci all'opera! :-))))))))))))
Dal nostro forno uscirà questa.




INGREDIENTI (dosi per uno stampo da panettone basso da un chilo) 

Per la base:
325 g di farina manitoba (W 380-400)
180 g latte
80 g di pasta madre solida (precedentemente rinfrescata almeno un paio di volte a 4 ore di distanza) 
90 g di burro a temperatura ambiente
90 g di zucchero
35 g di uova intere
20 g di tuorlo
 4  g di sale
scorza grattugiata di 1 limone
scorza grattugiata di 1 arancia
un cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
farina di riso per lo spolvero

Per il ripieno:
80 g di uvetta sultanina  (precedentemente fatta rinvenire in acqua calda e poi lasciata asciugare)
40 g di fichi secchi
30 g di grappa o rum
40 g di mandorle tostate
40 g di noci tostate
40 g di nocciole tostate
40 g di albicocche disidratate
50  g di zucchero
35 g uova intere
25 g di burro fuso
20 g di miele di agrumi (o uno a vostro piacimento)
60 g di biscotti secchi
20 g di cioccolato fondente al 70%
50 g di scorza d'arancia candita
30 g di scorza di mandarino candita
scorza grattugiata di 1 limone
1 cucchiaino di cannella

PROCEDIMENTO  per chi impasta a mano come me :-))))

In una capiente ciotola spezzettare il lievito madre, versarvi sopra il latte e lo zucchero lasciandolo riposare una decina di minuti in modo che possa "sciogliersi" in modo agevole. Trascorso questo tempo, mescolare con una forchetta per far sì che il lievito sia ben sciolto nel latte e nello zucchero; aggiungere le uova, le scorze grattugiate degli agrumi, l'estratto di vaniglia e mescolare nuovamente.
Setacciare la farina in modo da ossigenarla e versarla a pioggia, insieme al sale, sulla mistura di lievito/latte/uova/zucchero; mescolare ancora con la forchetta fino a che la farina non avrà assorbito tutti i liquidi. A questo punto lasciare in autolisi per circa una mezz'ora e nel frattempo preparare i vari pesi degli ingredienti per il ripieno.

Rovesciare l'impasto su un piano di lavoro a superficie liscia e non porosa (ideale il marmo, sconsigliato il legno) e procedere ad incordarlo con la tecnica dello slap&fold (video del maestro R. Bertinet).
Quando vedete che l'impasto inizia a prendere "corda e consistenza", incorporare il burro un po' per volta fino a quando tra le vostre mani sentirete un profumatissimo impasto perfettamente liscio, perlaceo ed elastico e pronto a sostenere la prova del famoso "velo".
Ora, coprire l'impasto con della pellicola a contatto e lasciare riposare per 2 ore a circa 26 gradi.
A questo punto si aprono due strade.
La prima: arrotondare nuovamente l'impasto e porlo a lievitare in una ciotola fino al suo raddoppio.
La seconda: arrotondare l'impasto, metterlo in  una ciotola, coprire nuovamente con della pellicola a contatto e mettere in frigo per 12 ore.
Trascorso questo tempo tirare fuori dal frigo l'impasto  a temperatura ambiente per un'oretta circa; poi capovolgerlo su un piano di lavoro, arrotondare e mettere in una ciotola a lievitare fino al raddoppio.
In entrambi i casi dunque prima di procedere con la farcitura, dobbiamo attendere la lievitazione dell'impasto brioche.
Ora preparare la farcia per il ripieno,
Versare in un cutter gli ingredienti del ripieno, tranne le scorzette di mandarino che abbiamo precedentemente pesato e messi da parte. Tritare procedendo ad intermittenza, fino ad ottenere un composto omogeneo e abbastanza sottile. Tagliare a striscioline sottili le scorze di mandarino, unirle al composto e mescolare per amalgamare bene.

Quando l'impasto è raddoppiato, è arrivato il momento di procedere con la messa in forma della
nostra gubana.
Stendere la pasta su un piano di lavoro fino ad ottenere un rettangolo di circa 45x35 (stavolta va bene anche un asse di legno purché spolverizzato con della farina di riso che impedisce all'impasto di appiccicarsi).
Spalmare sulla pasta il ripieno, aiutandovi con le mani inumidite (che agevoleranno il lavoro essendo il ripieno molto denso e appiccicoso) e lasciare un perimetro di circa un paio di cm libero.
Con una spatolina, sempre inumidita, distribuire in modo uniforme tutta la farcitura e spennellare i bordi con un albume leggermente sbattuto.
Preparare lo stampo, dare un bel sospiro di sollievo,  e procedere con la formatura della chiocciola. :-)))))
Arrotolare la sfoglia in diagonale, partendo dalla parte più stretta e procedere di giro in giro fino ad ottenere un filone ben stretto.
Allungare delicatamente il filone dando uno spessore uniforme.
Ora prendere un bel respiro e, con la delicatezza di una libellula, "torcere" il filone come fosse uno straccio bagnato,
A questo punto arrotolare il filone "ritorto"  formando una chiocciola e infilare l'estremità sotto la base.
Sistemate in un pirottino da panettone basso da 20 cm di diametro o comunque in un pirottino o teglia della misura della chiocciola.
Coprire la gubana con pellicola per alimenti e lasciate raddoppiare a 28°. Se la temperatura è costante, ci vorranno 5-6 ore, ma questo dipende anche dalla forza che avrà il nostro lievito.

Al raddoppio spennellate con albume miscelato con poco latte e spolverare di abbondante zucchero semolato.
Cuocere a 180° con forno in modalità statica per 50/60' circa.
Se necessario, durante la cottura coprire con un foglio di carta alluminio per non far scurire troppo la superficie della chiocciola.
Sfornare, infilzare la base della gubana con due ferri sottili da lana e far freddare a testa in giù per alcune ore, proprio come per il panettone.
Una volta fredda, confezionare la gubana con una busta in polipropilene ed attendere un paio di giorni prima di aprirla.
Dai che resistete su!!! ;-))))
Come sempre il passare dei giorni farà sì che consistenze e profumi sprigionino il meglio di sé!
Spolverizzare con dello zucchero a velo solo prima di servire!

Ecco un primo piano della fetta.



NOTA PER CHI IMPASTA CON PLANETARIA 

Nella ciotola dell'impastatrice sciogliere il lievito madre nel latte;  aggiungere lo zucchero,  le uova, la farina setacciata ed impastare con il gancio a vel. 1.
Aggiungere gli aromi e continuare ad impastare fino a rendere la pasta liscia ed elastica.
Inserire in più riprese il burro e poi il sale.
Lavorare la pasta in macchina fino a che sarà incordata, molto elastica, liscia e perlacea.
Poi procedere come indicato per l'impasto a mano ;-) 




PER SAPERNE DI PIU'...

La gubana (in dialetto sloveno: gubanca, mentre in dialetto friulano: gubane) è un tipico dolce dei periodi di grande festa: Natale, Pasqua, matrimoni e sagre paesane delle valli del Natisone (Udine), a base di pasta dolce lievitata con un ripieno di noci, uvetta, fichi secchi, pinoli, zucchero, grappa, e scorza grattugiata di limone, dalla forma a chiocciola, dal diametro di circa 20 cm. e cotto al forno.
Da dolce di origine locale si è diffuso in tutto il Friuli e in tutto il periodo dell'anno (ecco il perché io ho potuto gustarla anche nel mese di luglio!!!).

Erroneamente viene servita irrorata da slivovitz, un liquore ricavato dalla distillazione delle prugne, ma la gubana va apprezzata nella sua naturalezza senza aggiunta di liquori; il dolce è noto fin dal 1409 quando, come testimoniato da Angelo Correr di Venezia, fu servita in un banchetto preparato in occasione della visita di papa Gregorio XII a Cividale del Friuli.
Facendo riferimento alla forma della gubana, la derivazione del nome è probabile che sia la sloveno guba, che significa "piega"; un altro riferimento sull'origine della gubana ci viene dato dalla presenza del cognome "Gubana" nelle Valli del Natisone.
Da alcuni anni esiste il Consorzio per la protezione del marchio gubana che tutela i produttori della specifica zona di produzione e detta precise norme e ingredienti per la preparazione della gubana.

La potizza, dolce tipico sloveno corrisponderebbe secondo alcuni pressappoco alla gubana. Secondo alcune interpretazioni etno-gastronomiche, la gubana non sarebbe altro che la variante "beneciana" della potizza slovena; questa tesi sarebbe avvalorata dal fatto che in molte parti della Slovenia occidentale (nei comuni di Merna-Castagnevizza, San Pietro-Vertoiba, Collio e in alcune zone rurali dei comuni di Nova Gorica e Canale d'Isonzo) la denominazione tradizionale per la potizza è guban'ca (da gubanica, diminutivo di gubana). Inoltre, un nome simile (gibanica o gubanica) è usato per il dolce tradizionale del Prekmurje, che ha però delle proprietà del tutto diverse.

Secondo altri invece la gubana sarebbe autoctona delle Valli del Natisone. Anche il presnitz triestino è parente della gubana; se ne differenzia per la forma, che è a ferro di cavallo e non a spirale, per il tipo di pasta sfoglia, molto più sottile nel presnitz, e per il tipo di ripieno. . A Cividale viene prodotto anche un dolce chiamato gubanetta del tutto simile alla gubana, ma dalle dimensioni ridotte e dal diametro di circa 7 cm. Con lo stesso ripieno della gubana si fanno anche gli strucchi,ma di questo parleremo un'altra volta!


Vi lascio questo ultimo scatto e il mio saluto.

Siate lieti, sempre!


Emmettì




Questa invece la gubana realizzata per Natale dalla mia socia Tam!
Ammirate che spettacolo!!!!!! GRAZIE dolcezza! 







Questa meraviglia non potevo non portarla nella mitica raccolta di lievitati Panissimo ideata da Sandra e Barbara questo mese ospitata da una delle ideatrici, Barbara