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venerdì 20 dicembre 2019
Panforte.
Ammetto di essere stata un po' cattivella, nel precedente post, quando ho lanciato l'indovinello su quale sarebbe stata la prossima ricetta. Avrei dovuto dirvi almeno che non si trattava di biscotti.
E allora ecco svelato l'arcano: oggi vi beccate questo panforte! :-DD
Mi perdonino gli amici senesi, ma a questo dolce non avrei dato un centesimo (o almeno a quello di tipo industriale); mi son dovuta ricredere quando lo scorso anno ho assaggiato quello preparato da mia sorella. Che dire? Un'esplosione pazzesca di sapori dati dalla frutta secca, i canditi, il miele e la miscela di spezie a cui si aggiuge una consistenza del tutto particolare: un po' tenace, a tratti leggermente gommosa, in altri ancora croccantissima. E si! Ci avevano visto lungo gli inventori di questo dolce.
Non mi dilungo oltre, vi racconto come si prepara (anzi come lo ha preparato lei) e vi invito caldamente a farlo! :-D
INGREDIENTI (dosi per una teglia a cerniera da 22 cm di diametro)
Per l'impasto
350 g di mandorle con la pelle
100 g di scorza di arancia candita*
100 g di scorza di cedro candita*
150 g di farina di forza tipo 0 (o manitoba)
150 g di miele d’arancia
150 grammi di zucchero a velo
10 g di miscela di spezie in polvere (composta da noce moscata, chiodi di garofano,
coriandolo, zenzero e cannella).
25-30 g d’acqua
1 foglio di ostia alimentare per il fondo del panforte (facoltativo)
* se non avete i canditi fatti da voi, assicuratevi di acquistare quelli di ottima qualità (lassate perde quelli del supermercato).
Per la finitura
zucchero a velo NON igroscopico
• Preparare prima di tutto lo stampo rivestendolo prima con carta forno e poi ponendo sul fondo l’ostia ritagliata ad un diametro di 18 cm.
• Preriscaldare il forno a 180°C e tostare le mandorle per 7-8 minuti.
• Tagliare a pezzettini le scorze di arancia e di cedro canditi; poi, in una ciotola, mescolare la farina, le spezie, i canditi, le mandorle tostate e mescolare velocemente con le mani.
• Preparare lo sciroppo, versando in un pentolino il miele, l’acqua lo zucchero a velo; mescolare il tutto e mettere sul fornello a fuoco basso e portare a bollore. Spegnere e versare lo sciroppo nella ciotola.
• Amalgamare tutti gli ingrediente ottenendo un impasto bello denso, molto "colloso" ed elastico; trasferirlo nello stampo e livellarlo con le mani inumidite, premendo bene.
• Far cuocere in forno caldo a 180°C per 25-35 minuti; trascorso questo tempo togliere lo stampo dal forno, privarlo dell'anello a cerniera e proseguire la cottura per altri 5 minuti.
Sfornare e lasciar raffreddare.
Quando il panforte è ben freddo, togliere dallo stampo e posizionare su un vassoio, poi ricoprire con abbondante zucchero a velo e servire.
Vi lascio con questo ultimo scatto e qualche curiosità, se volete ancora fermarvi a leggere.
Ah, dimenticavo! Ultimo e doveroso ringraziamento a mia sorella, che ha preparato il panforte facendomene dono. :-DDD
Non so se riuscirò a tornare qui prima di Natale con un'altra ricetta. Ho fatto male i conti con il tempo che, inesorabilmente, scorre veloce ed io non sempre riesco a mantenere il passo.
E allora, per sicurezza, giungano a ciascuno di voi gli auguri di Buone Feste da tutta la cucina condominiale. ♥
Magari torniamo a leggerci la prossima settimana!
A prestissimo.
Emmettì
CURIOSITÀ E LEGGENDE
Con l’arrivo delle festività natalizie ritornano i tipici dolci che accompagnano i pasti delle feste come il panettone e il pandoro, ma anche i dolci tipici regionali che non mancano sulle tavole degli italiani. In particolare in Toscana il panforte è un dolce che è sempre presente ogni anno.
Il nome deriva da un dolce che veniva preparato fino al X secolo, il “panmelato”, una semplice focaccia con acqua e farina a cui venivano aggiunte miele e frutta per insaporirla. Durante l’estate e la primavera, questo dolce si ammuffiva e si seccava donando al dolce il tipico sapore asprigno e acido, insomma un sapore forte.
Verso la seconda metà del XIII secolo arrivarono le spezie dall’Oriente, come il pepe, che venne aggiunto alla ricetta originale a cui venivano tolte le mele diventando il panpepato che per molti secoli fu considerato un dolce gemello al panforte.
Veniva richiesto soprattutto dalle persone più facoltose come le famiglie nobili e il clero che ne facevano incetta presso gli speziali (gli antichi farmacisti) poiché gli ingredienti costosi e rari all'epoca lo rendevano molto caro.
Al giorno d’oggi nella città di Siena viene preparato con 17 ingredienti in tutto, tante quante sono le contrade della città, una ricetta che viene tramandata dal 1675.
Curiose anche le leggende che girano sull'origine del panforte: secondo alcuni suor Ginevra, chiusa in convento per un amore impossibile, mentre stava preparando il classico panmelato sentì dalla finestra la voce del suo amato messer Giannetto da Perugia, dato per morto durante le crociate.
Per l’emozione versò una dose incontrollata di pepe e spezie, creando così il classico panforte. Secondo un’altra leggenda suor Berta creò questo dolce altamente energetico e corroborante con miele, mandorle, pepe e spezie per riabilitare i senesi indeboliti dall'assedio della città.
Queste sono solo alcune leggende che girano sull'origine di questo dolce natalizio, anche se tra queste leggende c’è una storia vera, quella del panforte margherita, la versione più conosciuta del panforte senza concia di melone e con una copertura di zucchero vanigliato anziché di pepe nero, creata da uno speziale in onore della visita della regina Margherita di Savoia.
Gli ingredienti principali di questo panforte sono miele, mandorle, noci, cedro, scorza d’arancia candita e spezie come chiodi di garofano e noce moscata. Ancora oggi molti toscani, e non solo, festeggiano il natale con una fetta di buon panforte, che può essere trovato facilmente sulle bancarelle dei mercatini di Natale toscani.
Da gustare magari con un bel bicchiere di vin santo, di vino nobile o di vino cotto abruzzese.
Fonte: dal web.
martedì 10 dicembre 2019
Krumiri alle nocciole
Pronti per scoprire un altro biscottino goloso? È la volta di questi krumiri alle nocciole.
Li ho chiamati così perché hanno la stessa forma che ricorda il famoso biscotto di Casale Monferrato; in realtà, pur avendo in comune quasi gli stessi ingredienti, i miei provengono dal quaderno di mia mamma sul quale ha annotato la ricetta datale da una sua amica siciliana.
Una pasta frolla arricchita da una tempesta di granella di nocciole che conferisce un sapore e un profumo spettacolare.
Questo è un biscottino che definirei "da meditazione": dopo cena, con un calice di vino in mano seduti davanti al camino.
In realtà il ricordo che ho di questi biscotti mi fa tornare indietro di quarant'anni, quando la vigilia di Natale mamma ne preparava in numero spropositato, tanto da metterli nelle ceste di vimini e avvolti da immense tovaglie per portarli il giorno seguente a casa di mia nonna, dove un altrettanto numero spropositato di commensali, si riuniva per il pranzo (altro che meditazione! C'era una caciara pazzesca!). E noi bambini, ovviamente, non aspettavamo che il dolce.
Vi racconto come si fanno. :-)))
Ingredienti (per circa 80 biscotti)
500 g di farina 00
200 g di burro morbido
200 g di zucchero
2 uova
½ bustina di lievito per dolci
½ guscio d'uovo di liquore Strega
200 g di nocciole tritate grossolanamente
In una ciotola bella larga, setacciare la farina insieme al lievito e formare una fontana al centro della quale versare lo zucchero, il burro bello morbido, le uova ed il liquore.
Iniziare ad impastare con le mani e poco dopo aggiungere anche le nocciole tritate continuando sempre il lavoro di mani simulando una sorta di sfregamento. Fermatevi quando il composto avrà assunto l'aspetto di "son tutto briciole".
Munirsi di una bocchetta a stella col diametro della punta di un centimetro e mezzo e passarvi dentro l'impasto come fosse un estrusore, cercando di dare al biscotto una forma leggermente angolata.
È comodo eseguire questa operazione direttamente sulla teglia ricoperta di carta forno in modo da avere i biscotti già pronti per la cottura.
Accendere il forno a 180° e, una volta raggiunta la temperatura, cuocere per circa 20-25 munuti o fin quando saranno leggermente dorati sopra e più ambrati sotto.
Terminata la cottura della seconda teglia, radunare tutti i biscotti in una unica e mettere di nuovo in forno (spento) con lo sportello a spiffero in modo da raggiungere una fragranza ottimale.
Pronti per l'assaggio? :-DDD
Siamo già a martedì ed io sono un po' in ritardo con le proposte che volevo lasciarvi prima delle feste.
La prossima ricetta sarà a tema fortemente natalizio e ci sposteremo in un'altra delle nostre bellissime regioni: la Toscana. Chi indovina cosa vi farò trovare la prossima settimana ne riceverà un assaggio in omaggio. :-DDDDD
A presto!
Emmettì.
lunedì 2 dicembre 2019
Thumbprint cookies. Frollini semintegrali all'olio e confettura di visciole
Continuiamo la carrellata dei biscotti.
Sempre sfogliando il libro di Martha Stewart mi sono imbattuta in questi biscotti dal curioso nome.
"Thumb che?" Mi son chiesta appena ho letto il titolo (la cui pronuncia mi ha fatto intrecciare pure la lungua!). Poi scorrendo la preparazione ho capito che erano quelli che conoscevo con il nome di fossette golose. Visti e rivisti in mille gusti e colori e mai replicati. Possibile? Per una biscottatrice seriale poi? E no, eh? Ecco l'occasione giusta.
La versione della Martha li vuole con una frolla burrosissima, mentre io ho voluto renderli un po' meno calorici senza però rinunciare al gusto ed ho approfittato per provare una frolla all'olio (nella lista delle cose da provare da anni e anni).
Il risultato mi è piaciuto tanto tantissimo. Un guscio croccante, zuccheroo e friabile con un cuore morbido dato dal ripieno che si presta a mille varianti. Per oggi ho scelto una confettura di visciole, ma le alternative sono infinite (susine, pesca. albicocca, marmellate di agrumi, ganache al cioccolato) ed è difficile scegliere! Ma perché scegliere? Prepararne e assaggiarne uno di ogni tipo, no?
Per la frolla (dose per circa 25 biscotti)
300 g di farina di tipo 1 o 00
80 g di olio di riso
60 g di zucchero di canna chiaro
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 uovo e 1 tuorlo
2 pizzichi di sale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
buccia grattugiata di un limone bio
zucchero di canna chiaro per la finitura
confettura per la farcitura
In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti secchi per la frolla e formare una fontana; al centro versare olio, uova e aromi e iniziare ad amalgamare il tutto con un forchetta.
Quando l'impasto inizia ad essere lavorabile con le mani, rovesciarlo su un piano di lavoro ed impastare fino a renderlo liscio ed omogeneo. In alternativa, versare tutti gli ingredienti nella ciotola dell'impastatrice e lasciar lavorare la macchina fino al formarsi di un panetto.
Staccare porzioni di impasto grandi quanto una noce (circa 20 grammi) e formare delle palline; passare la parte superiore nello zucchero di canna e disporle mano a mano su una teglia ricoperta di carta forno, distanziandole leggermente fra di loro.
Terminato tutto l'impasto, imprimere al centro di ogni pallina il pollice in modo da creare un incavo in cui disporre la farcitura (con sac à poche per un lavoro più preciso e pulito).
Accendere il forno a 170° ed infornare fino a quando i biscottini saranno ben dorati nella parte sottostante (15-20 minuti). Estrarre la teglia dal forno e lasciar raffreddare bene prima di consumare o impacchettare.
Anche questi, volendo, si possono preparare con due/tre settimane di anticipo conservandoli in frigo fino al momento di servirli o regalarli.
Perfetti per un fine pasto, ma anche nel pomeriggio insieme ad una fumante tazza di tè o in qualunque altro momento della giornata.
A prestissimo, eh? :-))))))))
Sono in ritardo, lo so. La lista di quello che vorrei condividere prima di Natale è lunga.
Chissà che non riesca a tornare già in settimana! ;-)
Intanto vi auguro un buon lunedi, che sia allegro e scoppiettante in attesa delle feste ormai vicinissime!
Emmettì
lunedì 4 novembre 2019
Curry di pollo con latte di cocco e riso basmati
Vado a periodi e questo è il periodo delle spezie. Le ho sempre adorate praticamente tutte, ma ultimamente ho una passione viscerale per il curry, lo metterei anche nel latte e caffè al mattino! :-)
Da qualche tempo poi ho scoperto il latte di cocco e la sua versatilità in cucina. Il suo tipico sapore dolciastro, si sposa benissimo con la carne, il pesce e con le spezie, appunto. Quale migliore occasione per abbinarli?
Oggi è toccato alla carne bianca e sono particolarmente soddisfatta di quello che ne è uscito fuori.
Un piatto unico delizioso che si prepara velocemente e che conquisterà il vostro palato! Scommettiamo? Dai che vi racconto come prepararlo. :-DDD
2 petti di pollo interi (circa 800 g al netto degli scarti)
1 scalogno (in alternativa una piccola cipolla)
1 lattina di latte di cocco (da 400 g)
2 cucchiaini ben colmi di curry in polvere
olio extravergine di oliva q.b.
sale e pepe q.b.
farina di riso q.b.
500 g di riso basmati
200 ml di latte di cocco
(clicca per ingrandire) |
In una casseruola o in una padella sufficientemente ampia versare qualche cucchiaio d'olio e farvi rosolare lo scalogno (o la cipolla) grattugiato; appena sentite il profumo, unire i bocconcini di pollo, alzare la fiamma e lasciar rosolare per benino fino a rendere tutti i lati belli dorati.
A questo punto unire il latte di cocco e il curry, regolare di sale e lasciar cuocere a fuoco dolce con coperchio per circa una mezz'ora.
Trascorso questo tempo controllare quanto liquido è rimasto e, se necessario, unire qualche cucchiaio di acqua calda per fare in modo che i bocconcini di pollo rimangano avvolti da una morbida salsina.
Spegnere il fuoco, spolverare con una grattugiata di pepe e servire insieme al riso componendo il piatto secondo i vostri gusti.
Buon appetito!
Noi ci rivedremo presto su questi schermi.
Sto iniziando a pensare ai regalini di Natale da preparare nelle nostre cucine. Dite che è presto? Mmmmhhhh, forse... Ma intanto sperimento e assaggio! ;-)
Buona settimana a voi tutti!
Emmettì.
Curiosità e approfondimenti: il riso Basmati.
Il riso Basmati è caratterizzato da un chicco sottile ed allungato, che in cottura raddoppia le dimensioni. È particolarmente apprezzato per il profumo intensissimo. Prelibato se accompagnato a piatti speziati e saporiti di verdure o carni, può essere consumato caldo o freddo.
Basmati è una varietà di riso a grano lungo. La traduzione indiana del nome significa “regina di fragranza” e sta proprio ad indicare la particolare fragranza ed il sapore delicato che possiede questo riso; l'aroma è speziato, ed il piacevole profumo naturale ricorda il legno di sandalo.
Il riso Basmati viene coltivato in India e Pakistan da centinaia di anni e, alcune varietà vengono oggi coltivate anche negli Stati Uniti e in Italia.
Il riso Basmati ha un Indice Gilcemico molto più basso rispetto al riso bianco comune, in quanto più ricco di amilopectina; è quindi adatto a chi segue una dieta, poché non fa innalzare repentinamente i livelli di glucosio nel sangue. In più, oltre a risultare gradevole e particolarmente saporito anche scondito, è più digeribile per la presenza di un amido chiamato amilosio (viene assimilato in appena due ore dopo la masticazione
Esistono oggi 86 varietà di Basmati, ma solamente 18 hanno le caratteristiche inconfondibili del riso originale. Il prezzo cambia considerevolmente da una qualità all'altra.
lunedì 14 ottobre 2019
La brioche senza burro. Nodini al cioccolato.
E chi ci aveva pensato al fatto che anche nei lievitati dolci il burro potesse essere egregiamente sostituito dall'olio? Io, sinceramente, no!
Vada per le frolle, per i biscotti, per i panini da sandwich, ma nelle brioche dolci proprio non l'avrei mai detto (perché poi? Chi lo sa!).
Ho aspettato troppo, quello sì, a tornare qui per scrivere la ricetta ma, come dice il proverbio, meglio tardi che mai! :-DDD
Il risultato? Una brioche mooooooooooooooolto molto buona, soffice, leggera e stra profumata. E poi, non da ultimo, velocissima da fare perché si buttano tutti gli ingredienti nella ciotola dell'impastatrice ed il gioco è fatto. Ci saranno solo i tempi morti di attesa per la prima e la seconda lievitazione e le colazioni settimanali saranno arricchite da questi morsi sofficiosi.
Alla ricetta ho apportato qualche modifica aumentando un po' l'idratazione e diminuendo invece la quantità di zucchero.
Andiamo ad impastare! ;-)
Ingredienti
600 g di farina W240-260 (non oltre)
100 g di zucchero
230 ml di latte
130 g di olio di semi (mais, arachide, riso)
10 g di lievito di birra fresco (*)
2 uova
10 g di sale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 pugno di gocce di cioccolato fondente (facoltativo)
buccia di un limone e di un'arancia grattugiate
qualche cucchiaio di latte per spennellare
(*) sostituibili con 150-200 g di licoli o pasta madre solida al raddoppio
(clicca per ingrandire) |
In una caraffa unire tutti gli altri ingredienti (tranne le gocce di cioccolato) ed emulsionare con una forchetta, poi versare sulla farina e con la frusta a gancio (o braccia tuffanti) portare ad incordatura lasciando lavorare la macchina a media velocità.
Quando l'impasto sarà ben in corda e tendente al lucido, versare a pioggia le gocce di cioccolato e azionare nuovamente la macchina giusto il tempo per farle inglobare in modo omogeneo alla massa.
Raccogliere l'impasto, formare una palla e mettere a lievitare in un contenitore graduato fino al raddoppio. Rovesciare poi su un piano di lavoro e porzionare delle grandezza desiderata.
Per fare i nodini seguire il passo passo fotografico accanto (pessimo), altrimenti scegliere una forma che più vi aggrada.
Una volta formate tutte le brioche, disporle in teglia ricoperta di carta forno, coprire con pellicola e lasciarle riposare fino al raddoppio.
Accendere il forno a 165°, pennellare delicatamente le brioche con del latte ed infornare per circa 20 minuti (per pezzature fino ai 110 grammi altrimenti prolungare di qualche minuto) o fino a quando saranno dorate. Sfornare, pennellare ancora con il latte e mettere a raffreddare su una gratella.
Addentare e... fatemi sapere! ;-)
Raccomandazioni.
Per chi usa lievito naturale liquido: attendere che nella prima lievitazione l'impasto triplichi il suo volume iniziale; dopo la formatura, invece, è sufficiente che le brioche siano al raddoppio prima di infornarle. Rispettando questi accorgimenti saranno garantite sofficità e leggerezza.
Curiosità: stessa ricetta con farine diverse.
Con la sociessa Silvia, nei nostri scambi epistolari quotidiani, ci siamo confrontate sul fatto che l'uso di farine con una minor forza, rende i piccoli lievitati da colazione molto più leggeri, soffici ed "ariosi".
Stessa cosa per i pani tipo bauletto, quelli da burger, hotdog, ma anche quelli classici (da cottura in forno a legna, per intenderci).
Prova che ti riprova, confronta che ti riconfronta stessa ricetta ma con farina diversa, siamo arrivate alla conclusione che non sempre una farina forte è poi così necessaria per certi tipi di prodotti. Anzi, a volte penalizza pure (ovviamente a voler cercare il pelo nell'uovo eh?).
Voi avete esperimenti o notizie in materia? Raccontateci, dai!
Io vi lascio un altro paio di scatti e miei saluti.
Son felice di essere tornata nella nostra cucina e di ritrovare tutti voi.
A presto, prestissimo! :-)))
Emmettì.
giovedì 30 maggio 2019
Le rose del deserto ai mirtilli e le ricette dimenticate.
Quanto mi piaccia
Basta scorrere qui per le varie proposte.
Ultimamente però, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per un misero tentativo di eliminare dalla propria alimentazione il superfluo, ho trascurato questa attività, dimenticando invece quanto sia rilassante!
E così, mentre una sera mettevo ordine nel vecchio quaderno delle ricette scritte a mano e su vari pezzi di carta, mi cade l'occhio proprio sulle rose del deserto. Un biscotto che avevo completamente dimenticato: l'ultima volta credo di averlo fatto ai tempi dell'università ed era il secolo scorso!!! 😲
Quello che invece non avevo dimenticato era quanto fosse buono e sfizioso per le diverse consistenze: un guscio croccante dato dai corn flakes, un interno morbido e a tratti "gommoso" per la presenza dei mirtilli secchi solo parzialmente reidratati.
Sapete come è andata a finire? Ho lasciato perdere di mettere ordine nel quaderno e mi son messa ad impastare! :-DDDD
Mi piacerebbe citare la fonte di questa ricetta, ma sinceramente non ricordo proprio dove posso averla presa. Considerata la datazione storica, sicuramente su un giornale, dal momento che internet era ancora un lontano sconosciuto.
INGREDIENTI (per circa 30-35 biscottini)
Per la pasta biscotto
250 g di farina 0
50 g di fecola di patate
150 g di zucchero
90 g di burro fuso (lasciato intiepidire)
2 uova
buccia di limone grattugiata
½ cucchiaino di estratto di vaniglia (o i semi di ½ bacca fresca)
½ bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
Per la farcitura
150 g di mirtilli disidratati (o gocce di cioccolato)
2 tazze circa di corn flakes al naturale
(clicca per ingrandire) |
Unire farina e fecola setacciate insieme al lievito e poi i mirtilli disidratati (precedentemente sciacquati bene bene con acqua molto calda in modo da pulirli ed eliminare la patina di grasso). Con una spatola o un cucchiaio di legno mescolare fin quando l’impasto diventerà più solido al punto da poter essere quasi lavorato con le mani.
Preparare una ciotola profonda con i corn flakes e nel frattempo accendere il forno a 180° in modalità statica. Con un cucchiaino prelevare una noce di impasto e farla scivolare nei corn flakes; scuotere la ciotola in modo che i corn flakes aderiscano sui lati dell’impasto. Prendere la pallina con le mani e compattarla per darle una forma regolare e adagiarla sulla teglia del forno; procedere così con il resto dell'impasto facendo attenzione a distanziare un pochino i biscotti perché in cottura si allargano (metterne 5 per ogni fila orizzontale).
Infornare e lasciar cuocere per circa 15-20 minuti o fino a quando i corn flaeks esterni saranno belli dorati.
Terminata la cottura far raffreddare su una gratella e conservare al riparo da aria ed umidità in modo da preservarne la fragranza come appena sfornati.
Ottimi da gustare a fine pasto insieme ad un vino dolce liquoroso ma anche nel bel mezzo di un pomeriggio uggioso come quello di ieri, insieme ad una tazza di tè.
Se invece volete star lontani dalle dolci tentazioni, confezionate questi biscottini e regalateli a chi volete bene, ma sappiate fin da subito che ve ne chiederanno ancora e ancora! ;-)
Vi saluto lasciandovi l'augurio di giornate felici, sperando di riuscire a tornare presto su queste pagine. :-)))))
Emmettì
La vera Amicizia si percepisce nella sua presenza, sempre.
La distanza fisica non conta
perché l'affetto sincero si propaga nel tempo e nello spazio.
Non c'è dimensione che lo contenga
raggiunge il cuore, ovunque esso sia.
(Angela Sclaunich)
mercoledì 27 febbraio 2019
Un cartoccio a sorpresa: orata con crostacei e frutti di mare.
Alcune ricette nascono così, quasi per caso, proprio come questa che propongo oggi.
Il mese scorso, davanti al banco del pesce, non sapevo proprio cosa scegliere. Guarda di qua che ti riguarda di là, mentre mi rassegnavo alla solita orata al cartoccio, ho avuto un guizzo incrociando lo sguardo del gambero e, poco più distanti, i colori iridescenti dei gusci dei frutti di mare.
È stato un attimo immaginare il risultato: un semplice cartoccio, si sarebbe trasformato in qualcosa di più gustoso e profumato!
Un secondo che racchiude tutti i sapori del mare lasciando spazio al gusto e perché no, anche alla leggerezza! ;-)
INGREDIENTI (a persona)
350 g di orata freschissima (intera ma eviscerata)
3 cozze
6 vongole veraci spurgate
1 gamberone
2 pomodorini tagliati a filetti
1 cucchiaino d'olio (facoltativo)
prezzemolo, maggiorana e timo
tocchetti di pane abbrustolito
Sciacquare l'orata con acqua fresca corrente, soprattutto nella zona delle branchie, poi tamponarla con carta da cucina e lasciarla scolare nel frattempo che puliamo molluschi e crostacei.
Togliere il filamento esterno delle cozze e sciacquare anch'esse insieme alle vongole; di seguito pulire il gamberone partendo dalla testa (schiacciandola un pochino e passandola più volte sotto l'acqua) per poi incidere il dorso con un coltellino eliminando il filino scuro interno.
Procedere ora alla composizione del cartoccio. Stendere un foglio di alluminio (capace di contenere la dimensione del pesce intero) e su di esso un foglio di carta forno delle stesse dimensioni.
Posizionare al centro l'orata ed inserire il gamberone nella pancia (in modo che in cottura non asciughi troppo), poi mettere le erbe aromatiche, le cozze e le vongole sparse, e per ultimo i filetti di pomodorini. Ungere appena con un filino d'olio (ma anche no) e chiudere bene il cartoccio.
Posizionarlo su una teglia e cuocere in forno a 180° per 25-30 minuti, oppure a 150° per 45-50 (se preferite la cottura lenta a bassa temperatura).
Nel frattempo preparare i crostini di pane da servire unitamente al cartoccio, all'interno del quale si formerà una sorta di guazzetto in cui pucciarli.
Una volta trascorso il tempo di cottura, posizionare il cartoccio su un piatto per ogni commensale e servirlo chiuso. Ognuno, aprendolo, troverà la sorpresa. :-DDDDDDDDDDDD
Dai che oggi si va al mare! A tavola, però! ;-)
L'ORATA: conosciamola meglio.
L'orata è presente in tutto il bacino del Mediterraneo e nell'Atlantico orientale, dall'estremo sud delle isole Britanniche a Capo Verde. È un pesce strettamente costiero e vive tra i 5 e i 150 m dalla costa; frequenta sia fondali duri che sabbiosi, è particolarmente diffusa al confine fra i due substrati. Normalmente conduce una vita solitaria o a piccoli gruppi ed è molto comune nei mari italiani.
L'orata è oggetto di pesca sportiva e commerciale su tutte le coste mediterranee. In crescita è l'allevamento in acquacoltura, importante voce dell'economia di molte località costiere lungo tutta la costa europea mediterranea. In Italia particolarmente rinomato è l'allevamento (in vasca a terra come in gabbie in mare) nelle lagune adriatiche e lungo le coste toscane soprattutto nella Laguna di Orbetello e nella zona di Capalbio e Ansedonia.
Le orate pescate presentano carni più magre di quelle d'allevamento (dovuto alla minor possibilità di muoversi e alla maggior quantità disponibile di cibo di queste ultime); viene inoltre segnalato, da un punto di vista nutrizionale, anche un maggior contenuto di acidi grassi essenziali.
Come fare, quindi, a riconoscere un pesce d’allevamento da quello pescato?
È il dubbio più frequente che ci assale davanti ad un bancone del pesce che espone un ricco ed invitante assortimento. Per prima cosa bisogna sapere che la normativa europea prevede che il consumatore venga edotto circa la provenienza e la storia dei prodotti che acquista, tramite la cosiddetta “etichetta parlante” apposta sui prodotti in vendita.
Nel caso del pesce, l'etichetta dovrebbe riportare, oltre alla denominazione della specie e la zona di produzione, anche il metodo di produzione, ovvero se proviene da allevamento o se è pescato.
Ma quali elementi possiamo valutare quando l’etichetta non riporta queste informazioni oppure nel caso in cui le informazioni riportate ci lasciano un po’ titubanti?
Gli esperti sostengono che è possibile riconoscere la differenza tra pesce pescato ed allevato anche dall’aspetto.
Vediamo quindi quali sono le caratteristiche da tenere in conto per fare la scelta giusta.
Dimensione: il pescato difficilmente ci offrirà la possibilità di scegliere tra pesci che presentano tutti la stessa dimensione. Il primo dubbio, quindi, deve sorgere quando ci troviamo a dover scegliere tra orate tutte uguali.
Tonicità: i pesci pescati sono molto più tonici e non presentano irregolarità nella pelle che invece possono presentarsi negli esemplari costretti a vivere in vasche sovraffollate.
Squame: alcuni sostengono che il pesce pescato presenti delle squame dai colori più brillanti.
Consistenza delle carni: la carne del pesce pescato, abituato ad una vita meno sedentaria, è generalmente più magra rispetto a quella del pesce d’allevamento e tende a mantenersi più compatta anche in cottura (questo dato è confermato dal Ministero delle Politiche Agricole secondo il quale il pesce allevato con metodi intensivi ha carni più grasse, meno toniche ed un sapore di mare meno intenso).
Provenienza e stagionalità: un altro elemento da considerare per poter meglio distinguere un pesce allevato da un pesce pescato è la sua stagionalità: anche il mare, infatti, proprio come la terra, ha un suo ciclo vitale da rispettare e la disponibilità di pesce varia di mese in mese, mentre il pesce di allevamento non conosce stagionalità.
Con questo è tutto! A rileggerci prestissimo con una golosissima ricetta! ;-)
Emmettì.
lunedì 28 gennaio 2019
Muffins alle mele con fiocchi di avena. I miei primi senza.
Quando mi capita di incontrare ricette con la caratteristica del "senza" è molto difficile che prosegua a leggerle. Se devo preparare un dolce, son più attratta dai "con" (a meno che il dolce non è destinato a qualcuno allergico a qualcosa), perché più ingredienti ci sono e più la preparazione si fa divertente.
Ma, come sempre, se qualcosa mi colpisce a prima vista, raramente rimango delusa e questi muffins sono stati una piacevolissima scoperta.
Così dopo aver letto la ricetta dalla bella Elena son venuta qui, nella cucina condominiale e ho radunato gli ingredienti necessari: in poco più di mezz'ora sulla tavola c'erano dei buonissimi muffins alle mele che non hanno davvero nulla da invidiare alla più classica delle versioni.La dolcezza delle mele e dell'uvetta ben si sposa con la farina di cocco, mentre miele e cannella regalano un profumo irresistibile.
Perfetti per la colazione e per tutti i momenti in cui la voglia di qualcosa di dolce si fa prepotentemente avanti! :-DDDDD
Insomma, sono poprio da fare e rifare. ;-)
Eccovi la ricetta.
250 g di mele grattugiate (se biologiche, anche con la buccia)
90 g fiocchi di avena
75 g cocco grattugiato
90 g miele
2 uova medie
80 g olio di semi
30 g latte
160 g farina
1/2 bustina di lievito per dolci
polpa di vaniglia
2 cucchiaini di cannella
60 g uvetta ben lavata e poi lasciata in ammollo per una decina di minuti in acqua calda
- Lavare le mele, tagliarle in quarti, pesarne 250 grammi e grattugiarle con una grattugia a fori larghi raccogliendole in una grande ciotola.
- Aggiungere i fiocchi di avena, il cocco, l'estratto di vaniglia ed il miele e mescolare il tutto.
- Prelevare 100 g di questo composto e tenetelo da parte
- Sbattere leggermente le uova insieme ad olio e latte, aggiungere alle mele e mescolare con un cucchiaio o una forchetta.
- Unire la farina, il lievito, la cannella e l’uvetta e dare un'altra mescolata fino ad ottenere un composto morbido ma non colante.
- Accendere il forno a 180 °C.
- Dividere l’impasto negli stampini da muffins e completare ognuno con un cucchiaio circa del misto di mele, cocco e avena tenuto da parte.
- Infornare per 20-25 minuti e lasciate intiepidire prima di consumare.
Si mantengono morbidi e fragranti per almeno una settimana se riposti in una biscottiera a chiusura ermetica o sotto una campana.
Lettori cari, lettori belli, sapeste che dispiacere non essere maggiormente presenti su queste pagine e soprattutto nelle vostre cucine.
Non manco quasi mai di leggervi, però in questo periodo non sempre riesco a palesarmi e lasciare un saluto; tutto ciò mi manca davvero tanto ma, in questo particolare momento, il lavoro mi tiene lontana dalle tante cose belle che vorrei fare.
Arriverà un periodo più tranquillo per ritrovare uno scorrere del tempo più lento?
Lo spero tanto. Così come di ritrovarvi tutti!
Intanto vi abbraccio da qui e vi auguro una settimana piena di sorrisi. ♥
Emmettì.